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COMUNICATO STAMPA (del 04.08.2014)
Il Coordinamento Cittadino delle Associazioni, dei Comitati, dei Movimenti ed esponenti di Forze politiche di opposizione di Monopoli, alla luce di quanto emerso nell’incontro pubblico sul “Nodo Cementeria”, svoltosi il 9 maggio scorso presso l’Auditorio di Musica d’Attracco, considerato che la I Commissione Urbanistica aperta non è stata più convocata dal 21 marzo scorso e nel contempo si è avuta notizia dalla Stampa dell’iniziale accettazione e successivo rifiuto dell’architetto Renzo Piano a progettare il Master Plan dell’Area Portuale di Monopoli, senza peraltro averne avuto alcuna comunicazione ufficiale, ha chiesto a un gruppo di professionisti di approntare una sintesi delle problematiche emerse intorno all’area interessata. Il documento allegato è il risultato di questo impegno assolto e il Coordinamento, nel presentarlo pubblicamente, lo sottoscrive facendolo proprio e sulla base di esso si riserva di chiarire, approfondire ed eventualmente riconsiderare la sua posizione e il suo ruolo al Tavolo della I Comissione Consiliare Urbanistica aperta.

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segreteria operativa: antonio amodio – aman1410@live.it – tel. 3887402076

RICOSTRUZIONE STORICA E CONSIDERAZIONI TECNICO-PROFESSIONALI
SULLA VICENDA DELL’EX CEMENTERIA E DELL’INTERA AREA PORTUALE

I dubbi interpretativi sulle norme relative all’area portuale di Monopoli

Il PUG adottato il 22 dicembre 2007 prevedeva per l’ambito portuale P1, indici urbanistici e diritti edificatori solo per l’area a monte di via Nazario Sauro, quella definita “di riqualificazione”, in ragione di un indice di 0,90 mq di superficie costruita per ogni metro quadrato di area. In alternativa, la norma permetteva la demolizione e ricostruzione della volumetria esistente nella sola area di riqualificazione, qualora questa avesse superato i diritti edificatori calcolati sulla base dell’indice, eventualità che tuttavia nella fattispecie non si verificava. In pillole, poiché la superficie dell’area di riqualificazione era pari a circa 37.000 mq, ne derivavano diritti edificatori per circa 33.000 mq di cui circa 10.000 per uso residenziale e 23.000 per terziario.
A marzo del 2009, poco prima di discutere le osservazioni al PUG, veniva assentita una variante con cui si approvava in maniera definitiva la lottizzazione SICIE, in seguito alle decisioni del Consiglio di Stato. Pertanto la superficie dell’area di riqualificazione si riduceva a 14.000 mq in quanto veniva sottratta una superficie pari a 23.500 mq. Quindi i diritti edificatori diventavano circa 13.000 mq di cui 4.000 residenziali e 9.000 commerciali.
Il PUG adottato il 22 dicembre 2007 non assegnava un indice edificatorio all’area per attività portuali, quella posta a valle di via Nazario Sauro e occupata dai fabbricati del Cementificio, in quanto questa superficie doveva essere ceduta al Comune. Tantomeno era prevista la possibilità di beneficiare della volumetria esistente, quasi per intero di tipo produttivo-industriale, per trasformarla in superficie costruita residenziale o terziaria.
Con l’approvazione delle osservazioni al PUG nel luglio 2009, tutto cambia, poiché la radicale modifica strutturale dell’articolo 26 del PUG Programmatico, produce conseguenze molto rilevanti in termini quantitativi.
Difatti l’indice urbanistico di 0,90 mq/mq previsto nel PUG adottato, viene suddiviso attribuendo lo 0,70 all’area di riqualificazione (a monte di via Nazario Sauro) e lo 0,20 all’area destinata ad attività portuali (a valle di via Nazario Sauro), stabilendo destinazioni diverse per i due ambiti ed aumentando al 40% la quota residenziale.
Ma un passaggio aggiunto nel testo della norma avrà come conseguenza l’aumento a dismisura dei diritti edificatori. Difatti l’art. 26, comma 6, stabilisce che il proprietario dell’area di riqualificazione possa optare per l’indice urbanistico di 0,70 oppure per la volumetria esistente nell’intero ambito portuale, dunque anche nell’area per attività portuali posta a valle di via N.Sauro. In buona sostanza questa piccola modifica consente di utilizzare – come base del conteggio dell’edilizia da costruire – tutta la volumetria esistente nell’ex Cementificio.
La stessa possibilità non viene contemplata per quelle proprietà che, come l’oleificio Marasciulo, insistono solamente nell’area per attività portuali. Eppure, nonostante tale stortura, la Giunta Comunale nel giugno 2012 ha approvato uno Schema d’Assetto – proposto dall’Italcementi – nel quale, contravvenendo alla norma testè citata, si riconosce anche all’oleificio Marasciulo, il diritto di demolire e ricostruire la volumetria dei fabbricati oggi esistenti nell’area per attività portuali.
In conclusione: attraverso le “osservazioni al Piano” si è compiuta una moltiplicazione delle superfici edificabili che sono così passate da 13.000 mq a 51.000 mq, introducendo, tra l’altro, una disparità di trattamento tra i due principali proprietari delle aree private dell’ambito portuale P1. Disparità che dovrà pur essere risolta nello spirito perequativo, ovvero di equa distribuzione di oneri e onori tra i proprietari di aree contermini, che caratterizza il PUG di Monopoli sin dai suoi principi basilari.

Ogni intervento urbanistico deve essere eseguito solo dopo un adeguato Schemad’Assetto Partecipato, d’iniziativa pubblica e approvato in Consiglio Comunale

Indipendentemente da questa situazione amministrativa, con le quantità edificabili cresciute a dismisura, occorre definire collegialmente i termini e le condizioni del processo decisionale che porterà alla costruzione di un importante pezzo di città, perseguendo gli obiettivi della massima trasparenza, condivisione e qualità.
Lo “schema di assetto” della zona P1 deve definire obiettivi strategici e contenuti progettuali tali da delineare in maniera chiara e comprensibile quale debba essere la configurazione fisica dell’insediamento conseguente alla trasformazione urbanistica, quale il suo ruolo nello scenario dell’intera città e nel corso dei prossimi decenni, quali nuove polarità funzionali esso si candiderebbe ad ospitare, quali centralità riuscirebbe a generare.
Lo schema di assetto, quindi, non può essere inteso solo come lo strumento attraverso cui dimostrare il corretto inserimento delle volumetrie private nell’area di studio e, ancor meno, giustificare le scelte progettuali in funzione di tali volumetrie (si pensi in particolare alle ipotesi di deviazione dell’asse di via Nazario Sauro formulate nello schema di assetto proposto dall’Italcementi nel 2011, determinate unicamente dalla necessità di dare sufficiente spazio ai volumi di proprietà privata).
Lo schema di assetto, al contrario di quanto sino ad oggi si è visto, deve essenzialmente definire la parte pubblica – nelle sue forme e funzioni – e come essa si relazioni alla parte privata; deve “spiegare” i nessi di relazione con il porto e le sue utenze, con la città, con la struttura urbana, con l’assetto morfologico, con le altre polarità funzionali, con l’impianto stradale, con il sistema della mobilità. Occorre guardare al breve e al medio-lungo termine, allo stato attuale e alle prospettive di sviluppo delineate nel PUG, con riferimento anche alle ulteriori previsioni progettuali definite lungo la costa nord-occidentale e inquadrate negli altri ambiti portuali P2 e P3.
Per le stesse ragioni, è indispensabile che lo “schema di assetto” sia coordinato
dall’Amministrazione Comunale – in quanto garante dell’interesse pubblico – e condiviso, nella discussione, con l’intera città. La rilevanza strategica dell’area interessata impone il più ampio coinvolgimento della popolazione con forme e modi che consentano la massima partecipazione della gente (con la formula, per esempio, di una Commissione Consiliare urbanistica aperta a tutte le realtà associative, culturali politiche e di categoria interessate, che svolga davvero in modo sostanziale ed efficace la sua funzione). L’iter progettuale, poi, deve passare attraverso un tavolo tecnico attorno al quale possano interfacciarsi i professionisti incaricati, i tecnici comunali dell’Ufficio di Piano e una rappresentanza degli organismi di cittadinanza attiva. La sua approvazione, infine, indipendentemente dalle procedure di legge in vigore, deve avvenire in Consiglio Comunale, luogo deputato a rappresentare la totalità della popolazione.

Qualità del paesaggio urbano e qualità dell’architettura.                            Soddisfare i legittimi interessi individuali in un quadro progettuale ampio, di alta qualità, che parta dagli interessi collettivi

Viste l’importante dimensione e la posizione strategica dell’ambito portuale in relazione al tessuto della nostra città, riteniamo decisivo, per il destino dell’identità di Monopoli, che la sua progettazione venga improntata ad obiettivi imprescindibili di alta qualità del disegno urbano e delle architetture.
Come misurare o definire la qualità di un progetto urbano o di architettura? Non è una materia in cui valgano formule precostituite e nel dibattito corrente gli argomenti possono portare in direzioni opposte. Ma un concetto che potrebbe forse definire la buona qualità di un progetto raccogliendo più adesioni che contrasti, è quello di adeguatezza.
Un buon progetto non è pretenzioso né sciatto, non è al di sopra o al di sotto delle righe ma cerca di essere adeguato alla circostanza in cui si genera e prende forma. Una circostanza che va considerata tutta assieme nei suoi diversi aspetti dell’economia, delle risorse, dell’etica, dell’estetica. Un buon progetto risponde in maniera adeguata alle aspirazioni di una comunità consapevole, cerca e trova corrispondenza con quanto la realtà richiede ed è sempre il frutto di una adeguata meditazione sui principi e sulle ragioni che lo sorreggono, condizione che lo pone al di sopra e al di là delle mode e delle forme espressive che si susseguono nel corso del tempo.
Monopoli vanta un impianto medievale e uno ottocentesco nobili e ben sposati tra loro, che hanno generato un disegno urbano in cui, a distanza di due secoli, la città ancora si riflette e si identifica. Abbiamo poi prodotto, in anni recenti, pessimi esempi di urbanistica “zigzagante”, conformata alla logica particellare e individualistica del prevaricante interesse privato. Esempi nei quali non sono leggibili, se non in piccole e sporadiche tracce, un disegno organico e complessivo della città moderna e una ragione condivisa della città stessa. Così la città offre di sé, ai suoi cittadini e a chi la conosce solo di passaggio, un’immagine duplice: ai nuclei storici fortemente riconoscibili nella loro identità, si giustappone una città sconnessa e senza connotati.
Se, come crediamo, per le città italiane e per Monopoli si apre nell’immediato futuro uno scenario di ristrutturazione urbana e di ripensamento sugli errori passati, questa occasione epocale non può essere trascurata e lasciata pascolare in un consueto processo decisionale di routine, ma deve diventare un germe di buone pratiche amministrative e un momento di riqualificazione urbana capace di irradiare effetti benefici al suo intorno.
Occorre riprendere a progettare la città partendo dalla forma dello spazio pubblico e dalla consapevolezza che una logica comunitaria debba tornare a sovrintendere alle trasformazioni urbane. Occorre riportare in primo piano il concetto di costruzione della città come fatto di interesse collettivo, condiviso tanto dagli operatori quanto dai semplici utenti; prodotto dell’ingegno in cui i cittadini si riconoscano e i visitatori riconoscano l’animo dei cittadini.

Il progetto della città e la forma dello spazio pubblico

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In sintesi, le recenti modifiche alle norme, successive all’adozione del Pug, hanno prodotto un consistente incremento di superfici edificabili nell’area di riqualificazione portuale, con conseguente oggettiva difficoltà di allocazione dei volumi.
Un approccio moderno, nello spirito dettato dall’attuale legislazione della Regione Puglia, impone un autentico percorso partecipato della città alle diverse fasi della pianificazione, con un’efficace strutturazione dell’organismo di coordinamento, che deve collaborare alla progettazione delle aree strategiche e contribuire alla riqualificazione dell’intero paesaggio urbano, interfacciandosi con un vero e proprio Ufficio di Pianificazione Integrata.
Il criterio di “adeguatezza” aiuta a definire e misurare la qualità di un progetto urbano o architettonico e consente a un’intera comunità di coadiuvare, se non condurre, processi complessi di trasformazione urbana condivisi ed esteticamente pregnanti.

Monopoli, 31 luglio 2014

Il Coordinamento Cittadino delle Associazioni, dei Comitati, dei Movimenti ed esponenti di Forze politiche di opposizione di Monopoli.

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