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~ 'Gnatia Lymphis iratis exstructa'

Terra d'Egnazia

Archivi tag: Piano Paesaggistico Territoriale Regionale

Il Territorio del Popolo Sovrano

15 lunedì Set 2014

Posted by terradegnazia in Cittadinanza, Paesaggio, Territorio, Urbanistica

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Tag

ambiente, Barbanente, beni comuni, città, Codice dei Beni Culturali, consumo di suolo, Ministero dei Beni Cultrali, Piano Paesaggistico Territoriale Regionale, Vezio De Lucia

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di Giambattista Giannoccaro

La vicenda del progetto da 70 mln di euro del resort a 5 stelle di Nardò (il caso Deighton in Salento ), che in questi giorni suscita scalpore, per la bocciatura del progetto da parte della Soprintendenza ai Beni Culturali e Paesaggio e della Regione Puglia, (il Governo Italiano minaccia di occuparsi direttamente della questione), anche se ha già avuto chiare risposte da parte del presidente Vendola e dell’assessore Angela Barbanente, a mio giudizio ha bisogno di un commento più approfondito di quanto i media si sono limitati a fare. Il popolo pugliese, quello attento, non indifferente, attivo nella salvaguardia del territorio per uno sviluppo reale, condiviso e di lunga durata, è in grado di argomentare sulla vicenda ma soprattutto vuole sviscerare i motivi reali che stanno portando l’Italia ed in particolare la Puglia a diventare terra di conquista e soprattutto quali mezzi abbiamo per limitare i danni già perpetrati.

Il 12 settembre presso il Giardino dei Limoni di San Benedetto, a Conversano, dove si è tenuta la 10^ edizione di Lectorinfabula, dall’ 11 al 14 settembre, si è svolta una conversazione moderata da Oscar Buonamano, con Vezio De Lucia e Marica Di Pierri. Vezio De Lucia ha ricordato, per chi lo avesse dimenticato, che in Puglia è stato adottato un Piano Paesaggistico, che ha grande valore strategico per lo sviluppo pugliese ma bisogna seguire le sue regole e che, tra l’altro, è stato redatto secondo il “Codice dei beni culturali e del paesaggio”. Successivamente, rispondendo alla domanda del moderatore su “chi si deve occupare della difesa del territorio” De Lucia risponde: l’articolo 9 della Costituzione italiana svolge ampiamente questa funzione.

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“La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.”

tutto ciò ha un unico valore fondante: l’interesse collettivo.

Come dimostra Paolo Maddalena, nel suo Libro “Il Territorio Bene comune degli Italiani”   estremamente importante “distinguere  la proprietà comune o collettiva che ha il suo fondamento nella “sovranità” , dalla proprietà privata che ha il suo fondamento nella legge,” ristabilendo un equilibrio che negli ultimi decenni di storia italiana è stato tutto sbilanciato a favore della proprietà privata.

E’ necessario fare un breve excursus sulle vicende urbanistiche più importanti, non solo degli ultimi anni, per cercare di capire come sono andate le cose e soprattutto quanto altro si sta facendo per finire di spingere l’Italia nel più breve tempo possibile alla sua morte, in tutti i sensi.

Nel 1963, vi fu il primo tentativo di Riforma Urbanistica alla legge urbanistica del 1942 (tutt’ora in vigore), che cercò di salvaguardare il diritto alla casa abbattendo i costi dovuti alla rendita fondiaria, in cui si prevedeva l’obbligo per i comuni di acquistare i terreni, secondo il loro valore agricolo, compresi nella zona da urbanizzare, di procedere in un secondo momento all’urbanizzazione e di vendere poi ai costruttori, a prezzi ragionevoli, il diritto di superficie per un determinato numero di anni. La legge venne bocciata dalla stessa Democrazia Cristiana, partito in cui era parte attiva nella corrente di sinistra, l’onorevole Fiorentino Sullo, ispiratore della riforma, spinta dalle lobby degli speculatori edilizi e sostenuta dai partiti di destra.

Nel 1977 con la Legge Bucalossi, meno ambiziosa ma sicuramente positiva, il “potere” del “ius aedificandi” venne spostato alla Pubblica amministrazione, non come una facoltà insita nel diritto di proprietà privata, allora non si parlava di “licenza” ma di “concessione edilizia”. Già era un buon passo avanti. Tutto però venne rimescolato purtroppo grazie alla stessa Corte Costituzionale che qualche anno dopo, stranamente, con sentenza n°5 1980 considerò il ius aedificandi inerente al diritto di proprietà privata che fece si che s’introducesse nel Testo Unico per l’Edilizia (d.p.r. 2001 n°380) la dicitura “permesso di costruire”. Si fini così per consegnare definitivamente nelle mani dei palazzinari i terreni agricoli, i beni artistici e storici dando maggior rilievo al diritto di proprietà privata, anziché opporre l’esistenza, costituzionalmente convalidata, di un “diritto di proprietà o super proprietà” del popolo sul territorio.

E’ necessario, spiega ancora Paolo Maddalena, far capire che la tutela del paesaggio, dei beni culturali, ecc., non costituisce assolutamente un limite alla proprietà privata, ma è espressione di una tutela diretta da parte dell’ordinamento giuridico di beni che appartengono al popolo a titolo di sovranità, mentre invece è la proprietà privata che costituisce un limite al diritto di proprietà collettiva del popolo sul territorio, in quanto la proprietà privata individuale deve assicurare la “funzione sociale” del bene che si ha in proprietà e non può essere in contrasto con l’utilità sociale o arrecare danno alla sicurezza, alla libertà ed alla dignità umana. (art 41 e 42 della vigente Costituzione Italiana) In sostanza “funzione sociale” e “utilità sociale” non si perseguono con la distruzione del paesaggio o del patrimonio storico ed artistico della nazione.

Contestualmente il già citato Testo Unico per l’Edilizia, ha ulteriormente aggravato la condizione delle nostre città a causa dell’abrogato art. 12 della legge 10 1977 (Bucalossi) secondo cui:

“i proventi da oneri di urbanizzazione dovevano obbligatoriamente essere utilizzati dai Comuni per le opere di urbanizzazione primaria e secondaria, il risanamento dei complessi edilizi compresi nei centri storici, le spese di manutenzione ordinaria del patrimonio comunale. E’ successo che con l’abrogazione di detto principio i comuni si sono sentiti liberi di impiegare dette entrate anche per le spese correnti, ed essendo queste ultime sempre crescenti, hanno cominciato ad allentare la guardia sulle autorizzazioni a costruire, o peggio a stimolare l’invasione del territorio, modificando piani regolatori, concedendo eccezioni e deroghe, chiudendo un occhio e più spesso entrambi, ed il fatto peggiore è che essendo diventati gli oneri di urbanizzazione un introito dal quale si aveva bisogno anno per anno, i comuni hanno accresciuto il numero delle costruzioni, allentando i controlli, cannibalizzando il territorio.” (Salvatore Settis)

In questi giorni sta per aggiungersi la proposta di legge Lupi:

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«Il governo del territorio è regolato in modo che sia assicurato il riconoscimento e la garanzia della proprietà privata […] e il suo godimento».

“Per Lupi infatti urbanistica coincide con edilizia e la riforma è dunque finalizzata a trovare linfa per il settore immobiliare, stagnante. La soluzione è semplice: rendere virtualmente edificabile l’intera penisola, per rafforzare la rendita fondiaria attraverso l’istituzione dei diritti edificatori «trasferibili e utilizzabili […] tra aree di proprietà pubblica e privata, e liberamente commerciabili» (art. 12). Il «registro dei diritti edificatori» sancisce la finanziarizzazione della disciplina: si profila uno scenario di urbanistica drogata, dove perequazione, compensazione, premialità ed esproprio (sì, esproprio, cfr. art. 11, c. 2) sono ripagati con titoli tossici come in un gioco di borsa. Tutto il contrario della pianificazione.

La proposta legislativa fluttua nel completo distacco dalla concretezza fisica del territorio e dell’ambiente urbano che tenta di governare; lo slittamento dall’oggetto della pianificazione (città e territorio) alle procedure, genera, in sede di presentazione, affermazioni eversive disciplinarmente, politicamente e socialmente, tra cui spicca, per duplice grossolana aporia, «la fiscalità immobiliare come leva flessibile [sic] del governo del territorio». Ma lungo l’articolato trapela la vera passione del ministro: le grandi opere. L’istituenda DQT, Direttiva Quadro Territoriale, quinquennale e direttamente approvata dal presidente del consiglio dei ministri (art. 5), è configurata come un piano nazionale delle infrastrutture (affinché non ci si debba più confrontare con ponti sullo Stretto «proclamati e mai realizzati») che sovverte l’ordine delle cose, subordinando il paesaggio al governo del territorio, in contrasto col Codice dei beni culturali.”

di Ilaria Agostini

( http://altracitta.org/2014/08/04/urbanistica-tossica-lupi-sulla-citta-e-la-vostra-casa-si-deprezza/ )

E’ di oggi la dichiarazione a “Il Fatto Quotidiano” dell’ex Ministro Bray contro il taglio dei fondi al Ministero dei Beni Culturali:

“Tutelare il nostro immenso patrimonio artistico è un dovere”. Parla l’ex ministro della Cultura e ora direttore editoriale dell’Enciclopedia Treccani, Massimo Bray (Pd), intervenendo alla festa del Fatto Quotidiano in corso a Roma (13 e 14settembre – Isola Tiberina) durante il dibattito “Beni e mali culturali italiani” con Antonello Caporale (il Fatto Quotidiano), Rita Paris (Direttore Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma), Anna Maria Bianchi (regista) e Tomaso Montanari (storico dell’arte e blogger de ilfattoquotidiano.it). Il predecessore del ministro Dario Franceschini è critico nei confronti del piano del governo Renzi che prevede il taglio del 3% ai ministeri. “Credo – dice Bray – che non si può rispettare l’articolo 9 della Costituzione riducendo le risorse, già scarse, al ministero dei Beni culturali. Risorse che andrebbero, invece, aumentate. E’ necessario acquisire maggiore consapevolezza del valore del nostro patrimonio e cambiare le politiche nei confronti della nostra ricchezza storica”

di Annalisa Ausilio

( http://tv.ilfattoquotidiano.it/2014/09/14/beni-culturali-bray-tagliare-fondi-al-ministero-e-contro-costituzione/296457/ )

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Monopoli – Area ex Cementeria – Ultima Parte

10 martedì Giu 2014

Posted by terradegnazia in Paesaggio, Territorio, Urbanistica

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consumo di suolo, Francesco Selicato, Paolo Berdini, Paolo Maddalena, Perequazione urbanistica, Piano Paesaggistico Territoriale Regionale, questione ambientale, Rigenerazione urbana

Documento redatto dal Coordinamento di Associazioni e Movimenti

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  • Un altro argomento che appare e che scompare:

– La questione ambientale e la salute pubblica

La consultazione dei documenti disponibili visionati –  previa richiesta di accesso agli atti – presso gli uffici dell’Area Organizzativa IV Urbanistica, del Comune di Monopoli, in via Isplues n. 14 -, ha permesso di constatare che in data 16/06/2013 sono stati effettuati n° 3 carotaggi, più n°1 rilevazione piezometrica nell’area a monte di Via Nazario Sauro: tali rilievi hanno prodotto risultati entro i limiti della norma.

In tempi antecedenti però, nella missiva della Provincia di Bari, Servizio Polizia provinciale, Protezione civile ed Ambiente”, prot. 0099902 del  11/06/2012, si legge che:

“(…) in data 13/10/2011 presso i competenti uffici regionali si è tenuto un incontro preliminare per la definizione di un percorso  amministrativo relativo alla soluzione delle problematiche inerenti all’area in oggetto specificata. In tale sede, si è ritenuto necessario integrare le indagini ambientali già effettuate, con ulteriori campionamenti di terreni e acque sotterranee.”

Non ci è stato possibile visionare il verbale del succitato incontro, in virtù del fatto che tale documentazione non è risultata essere presente negli atti messi a disposizione.

Riteniamo invece di grande importanza il dato relativo ai campionamenti indicati in quel verbale – riferiti al sedime dello stabilimento ex-Italcementi – in quanto senz’altro fornirebbero alla cittadinanza un dato essenziale sull’eventuale stato di inquinamento della falda.

Pertanto chiediamo che tali rilevazioni siano rese disponibili e pubbliche.

Chiediamo, inoltre, se sono state effettuate caratterizzazioni sui materiali costituenti le due ciminiere, poiché nella documentazione visionata anche questi dati non erano presenti.

Lo ribadiamo anche in questa sede ritenendo possibile che le stesse ciminiere siano state costruite con componenti a base di amianto. 1920048_222664297938480_1220620187_n

  • Ripensare al modo in cui interveniamo sul territorio

Spesso incapaci di immaginare un diverso modello di sviluppo, realmente sostenibile e biocompatibile, continuiamo ad aggredire il territorio e l’ambiente di cui facciamo parte integrante.

Seghiamo il ramo su cui siamo seduti: attori economici attratti da soluzioni facili e immediate e mirate esclusivamente al profitto, amministratori desiderosi di procurarsi visibilità e facile consenso, cittadini che non riescono ad essere lungimiranti rispetto agli effetti dei propri comportamenti.

Per calcolo, o per abitudine, troppo spesso si converge su un consumo indiscriminato di risorse senza considerare gli effetti collaterali della propria condotta. Effetti che generano crisi e immiserimento complessivo del patrimonio e dell’economia, anche nel senso delle risorse “monetizzabili”.

Il prof. Paolo Berdini, insigne urbanista e studioso, già presidente dell’INU (Istituto Nazionale di Urbanistica) lo evidenzia molto bene: “con la crisi più si costruisce e più diminuisce il valore dei beni immobiliari delle famiglie, passati in pochi anni dal 20 al 40 per cento di riduzione; viceversa, dal 1994 al 2008, si era assistito a un aumento esponenziale del valore delle case. In tal senso, l’attuazione dei piani regolatori nelle grandi città, che contemplano un incremento di cemento spaventoso, aggraveranno ulteriormente la situazione.  E, alla fine, chi ci rimetterà veramente saranno proprio le amministrazioni locali, alcune delle quali, vedi Alessandria, Catania, Roma, Torino, Parma, sono fallite o quasi per la scellerata espansione urbanistica”.

La crisi del settore edile non sarà risolta, quindi, da un nuovo consumo di suolo, che, al contrario, dissipa le risorse pubbliche e private, e la ricchezza di comunità e famiglie generando una vera e propria spirale negativa.

E, a proposito di una crisi del settore edile che si autoalimenta e che contribuisce a determinare una crisi ambientale, ad un intervistatore che gli ricordava alcuni timori dell’ANCE (Associazione Nazionale Costruttori Edili) rispetto all’adozione del Piano Paesaggistico Territoriale Regionale, il professor Magnaghi rispondeva: “Intanto non è certo il Piano paesaggistico ad aver determinato la crisi del settore edilizio, in corso da diversi anni, quanto una dissennata furia edificatoria che ci ha riempiti di capannoni e appartamenti vuoti in periferie degradate. Ora un Piano come questo può, al contrario, avviare un patto con i costruttori perché magari siano avviati anche investimenti pubblici sulla riqualificazione e sul riuso delle periferie del degrado con abbattimenti, ricostruzioni e riutilizzi”.

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Plano volumetrico dell’area ex cementeria all’interno del tessuto urbano esistente, visto in relazione agli assi stradali principali, al borgo ottocentesco ed al borgo antico. (Elaborazione Studio Prof. Ing. Francesco Selicato)

 

Un’intesa è quindi possibile “(…) purché il settore edilizio invece di pensare alla rendita breve si attrezzi con investimenti produttivi per la qualità del costruito, la sua valenza di risparmio e produzione energetica, senza più consumare suolo agricolo. È tempo che ci si preoccupi della qualità della vita, all’interno della città“.

Al contrario di ciò che spesso hanno pensato gli operatori meno lungimiranti, la salvaguardia del territorio non va in contrasto con l’economia ma addirittura la genera e la rigenera.
Lo hanno compreso molto bene il maggiore sindacato nazionale dei lavoratori edili, la Fillea CGIL e addirittura, almeno in alcune sue componenti, l’ANCE, l’Associazione Nazionale Costruttori Edili.

Potremmo citare molti altri autorevoli interventi sul tema, ma ci sembra indispensabile ricordare qui che il maggiore sindacato nazionale dei lavoratori edili, la Fillea Cgil, nello scorso gennaio, ha ufficialmente assunto una forte posizione proprio sul tema del contenimento del consumo di suolo.

Quello che può apparire un paradosso segnala l’urgenza, anzi la drammaticità del problema.
Crediamo valga la pena riportare queste dichiarazioni di Salvatore Lo Balbo, segretario nazionale Fillea:
“C’è bisogno di una nuova politica industriale delle costruzioni, in grado di dare un forte segnale di discontinuità con il passato. In gioco non c’è solo il futuro del lavoro del nostro settore, ma anche quello del nostro territorio.                        

Dice anche Danilo Barbi, segretario confederale CGIL: “Con la crisi, questo modello di sviluppo non funziona più, se è vero che, malgrado l’aumento delle cubature, le case finiscono invendute. È un modello superato, che ha creato ricchezza solo per pochi grandi proprietari e non l’ha redistribuita alla collettività, anzi, ha aumentato le diseguaglianze sociali. Ragion per cui, basta con il costruire tanto per costruire, ci vuole un nuovo modello di sviluppo basato sulla sostenibilità ambientale, sull’innovazione tecnologica, sulla riqualificazione urbana, con imprese più strutturate che puntino alla qualità del prodotto e con un governo che dia un nuovo indirizzo politico in tal senso, con processi di pianificazione pubblica da parte degli enti locali che puntino sui consumi collettivi anzichè su quelli privati”.

Aggiunge Walter Schiavella, segretario generale Fillea: “Dal 1994 ad oggi i comuni italiani – ha affermato Schiavella – hanno subito un progressivo esautoramento del controllo di tali interventi che sono stati pressochè liberalizzati. Pensiamo sia arrivato il momento di riportare nell’alveo di una corretta ed efficiente pianificazione urbana la definizione delle trasformazioni degli edifici e dei tessuti urbani esistenti. Il ventennio della deregulation e dei piani casa non solo non ha prodotto i risultati sperati in termini quantitativi, ma in moltissimi casi ha reso ancora più brutte e disordinate le periferie urbane. Occorre dunque rinnovare le città, costruire attraverso regole semplici, condivise ed efficaci che non permettano il perpetuarsi della logica speculativa che ha trionfato in questi anni”.

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Plano volumetrico di una simulazione progettuale sull’area ex cementeria. I volumi utilizzati in questo esempio non sono l’espressione degli indici del PUG o dei diritti edificatori trasferiti (perequazione urbanistica) ma la soluzione meno impattante sul tessuto urbano esistente. (Elaborazione Studio Prof. Ing. Francesco Selicato)

“E perciò – commenta l’autore delle interviste, Roberto Greco, per Salviamo il Paesaggio – rigenerazione dei centri storici, riqualificazione delle periferie, massima espansione delle infrastrutture esistenti dedicate alla mobilità collettiva urbana, suburbana ed extraurbana, guardando anche a ciò che accade nell’Europa del nord, dove ai comuni vengono riconosciuti adeguati finanziamenti per rendere concreti gli interventi di rinnovo urbano, finalizzati alla valorizzazione degli interessi pubblici. Da noi, fino ad oggi, si è operato al contrario, tagliando i trasferimenti alle autonomie locali per contenere il deficit pubblico”.

Per tutti questi motivi ci pare molto importante quanto ci dice ancora la Regione Puglia:

“(…) I luoghi della rigenerazione sono quelli che hanno più bisogno delle nostre cure: i contesti urbani periferici e marginali interessati da carenza di attrezzature e servizi; i contesti urbani storici interessati da degrado e abbandono; edifici e spazi aperti degradati; aree ed edifici dismessi. Oggi in Puglia, grazie ai tanti interventi di rigenerazione realizzati o in corso, molti spazi pubblici, della città storica o contemporanea – strade, piazze, mercati, parchi e  waterfront – sono stati restituiti agli abitanti come luoghi di relazione e socializzazione. Essi sono importanti non solo per migliorare la qualità della vita di chi vi abita ma anche per attrarre nuove popolazioni, funzioni e attività, generando così nuove reti di risorse culturali ed economiche”

Ci pare che la Regione si stia muovendo nella direzione che auspichiamo, cercando di svolgere un ruolo trainante, indicando  strade concretamente percorribili, offrendo strumenti e opportunità che sta a tutti noi – cittadini, amministratori, professionisti, imprenditori – decidere di cogliere.

Al termine di questa disamina delle importanti questioni che abbiamo davanti a noi ritorniamo al punto dal quale siamo siamo partiti:

la sovranità popolare, che va esercitata attraverso la partecipazione democratica, per difendere il territorio, inteso – dice ancora l’illustre giurista Paolo Maddalena, ex Presidente della Corte costituzionale –  «(…) come “ambiente”, meglio si direbbe, come ha affermato la Corte costituzionale, come “biosfera”, in modo da far rientrare in questo concetto, oltre il suolo e il sottosuolo, tutto ciò che esiste sul soprassuolo, e cioè l’atmosfera, le acque, la vegetazione e le stesse opere dell’attività dell’uomo», come «(…) “bene comune unitario”, formato da  ”più beni comuni”, in “appartenenza” comune e collettiva (…)», «(…) perché popolo e territorio, insieme con la sovranità, sono “parti costitutive” della medesima “comunità politica” (…)».

editing per il web arch. Giambattista Giannoccaro

Le ragioni del Piano (PPTR)

26 giovedì Set 2013

Posted by terradegnazia in Editoriale

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Fasano, Monopoli, Piano Paesaggistico Territoriale Regionale, PPTR, Puglia, Terra d'Egnazia

Dopo l’adozione del Piano Paesaggistico Territoriale Regionale (PPTR), oltre alle tante lodi ricevute, si sono immediatamente scatenate le critiche dai fronti di quelle amministrazioni, fra cui come è noto vi sono quelle di Monopoli e Fasano, che non condividerebbero le azioni del piano sullo sviluppo dei territori poiché imporrebbe “troppi vincoli”.

La stessa Barbanente, Vice-presidente ed Assessore al Territorio della Regione Puglia, nonché docente di urbanistica ed uno dei massimi esponenti nazionali del dibattito contemporaneo sui temi legati al territorio, al paesaggio, alla pianificazione urbanistica in generale, si era immediatamente sentita in dovere di spiegare la prima natura del PPTR. Innanzitutto prendendo atto che purtroppo questa è “l’atavica resistenza al cambiamento che alimenta l’abitudine a pensare ai Piani paesaggistici in termini di vincoli” e subito dopo sottolineando che invece “un Piano Paesaggistico è prima di ogni cosa un atteggiamento culturale”. Inoltre cerca di spiegare, a chi ancora non ha avuto modo di “studiare” il PPTR, che è vero che uno strumento sovraordinato deve tener conto degli strumenti urbanistici locali già approvati, ed infatti non è vero che non ne tiene conto ma anzi ne facilita il funzionamento poiché questi piani “sono lo strumento per perseguire azioni programmatiche di riqualificazione urbana, di integrazione tra paesaggio e insediamenti, di miglioramento della qualità edilizia stessa.”

Il Piano Paesaggistico pugliese, adeguato al Codice dei Beni culturali e del Paesaggio stabilisce un principio, in qualche modo rivoluzionario: “I piani regolatori comunali, adeguati al Piano Paesaggistico regionale – che a sua volta è elaborato in conformità al Codice dei beni culturali – godono di semplificazioni amministrative”. Ed ancora, “tutela e valorizzazione vissute non più come ostacolo, vincolo e impedimento, ma praticate e vissute invece come valore aggiunto rispetto alla quotidianità delle attività ordinarie”. Dobbiamo, tutti insieme, a cominciare dai nostri amministratori, imparare a comprendere pienamente questo valore intrinseco che aiuta, che educa, che promuove una svolta culturale attraverso strumenti di trasformazione, valorizzazione del territorio, “per uscire dalle secche e dalle derive di processi di omologazione degli sviluppi urbanistici e territoriali, che da tempo fanno di tutto il mondo lo stesso paese”.

Vorrei inoltre sottolineare che, uno degli obbiettivi fondamentali di questa associazione (Terra d’Eganzia, ndr), nell’affermare il diritto/dovere alla città ed al territorio, si realizza anche attraverso la “Mobilità lenta, per rendere più accessibile i territori. Rapporto città/campagna, per riqualificare periferie e contorni urbani. 100 ha. al giorno di consumo o sciupio del suolo agricolo non sono evidentemente sostenibili. Riqualificazione anche delle fasce costiere e interventi efficaci per arginarne le erosioni. Recupero delle ‘sapienze’ locali, quelle che razionalizzavano spontaneamente l’invasività degli interventi”…..

Sembra quasi, ma è chiaramente una simpatica provocazione, che queste parole siano state prese dal nostro programma e per questo l’associazione Terra d’Egnazia ha messo già in campo, con tutti i mezzi a sua disposizione, un azione di promozione ed “educazione” ai temi qui citati ed il 1° Camp del 21 e 22 settembre scorso è stato il nostro primo passo in questa direzione.

(G.G.)

Sul Piano Paesaggistico Territoriale Regionale

14 sabato Set 2013

Posted by terradegnazia in Editoriale, Paesaggio

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Tag

1° Camp, Barbanente, Egnazia, Fasano, Monopoli, Piano Paesaggistico Territoriale Regionale, PPTR, Puglia, Regione

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Accogliamo con favore e viva speranza le parole dell’assessore regionale all’urbanistica, dott.ssa Angela Barbanente, riguardo il Piano Paesaggistico Territorioale Regionale.

E’ infatti proprio la questione identitaria dei territori, – fatta di radici culturali, saperi, arti, produzioni tipiche, buone pratiche – la necessità della tutela e conservazione, la priorità, meglio, l’emergenza che ha portato alla nascita della nostra Onlus.

Il I° Camp Terra d’Egnazia, un evento culturale dedicato al tema “Territorio e Cittadinanza”, vuole porre le basi per un dibattito collettivo e perenne, affinché il futuro dei territori, a cominciare dal nostro, non passi (come purtroppo accade da anni) esclusivamente attraverso i soli portatori di interessi economici, spesso speculativi e lesivi dei territori stessi e di chi li vive.

Lo scenario a cui assistiamo inermi da anni è precarietà, sfruttamento e assenza di lavoro, concessioni edilizie e demaniali assurde, consumo di suolo, espianti di ulivi secolari, cecità verso l’ambiente, assenza di politiche di housing sociale, assenza di politiche a favore della mobilità sostenibile, privatizzazione di beni comuni (culturali, ambientali, storici, artistici, architettonici e archeologici).

Terra d’Egnazia si augura e s’impegna attivamente, affinché la Regione Puglia con il Piano Paesaggistico, possa invertire la rotta di una regione che, per la sua ricchezza, stimola gli appetiti degli speculatori da sempre impegnati ad accaparrarsi e a sfruttare intere porzioni di territorio, beni comuni compresi.

Così l’assessore Barbanente sul PPTR:

«Un piano è innanzitutto un evento culturale in quanto le trasformazioni che esso è in grado di indurre non si misurano solo con la sua cogenza tecnico-normativa, ma anche con la capacità di trasformazione delle culture degli attori che quotidianamente producono il territorio e il paesaggio.

Attivare nel piano processi di democrazia partecipativa dovrebbe consentire alle popolazioni locali di prendere coscienza dei valori patrimoniali del territorio esercitando in questo modo un controllo sociale sulle azioni di trasformazione messe in atto, attraverso i processi di governance, dai produttori di paesaggio.

Affrontare lo studio del paesaggio significa anche tenere conto delle energie culturali e i caratteri identitari e simbolici delle civiltà che hanno prodotto le mutazioni nel tempo sul nostro territorio.

Dobbiamo costruire regole di trasformazione del territorio che consentano di mantenerne e svilupparne l’identità”, i valori paesaggistici ed ecologici, e che ne elevino la qualità producendo valore aggiunto territoriale con un occhio attento anche alla necessità di sburocratizzare e semplificare.

Intendiamo i paesaggi pugliesi non solo come immagine visiva (il bel paesaggio per la contemplazione e per il turismo), ma come espressione identitaria di saperi, arti, culture, produzioni tipiche in campo alimentare, artigiano, artistico, culturale; tutti elementi di una civiltà che, riscoprendo i propri valori patrimoniali, può esprimere un proprio progetto di sviluppo peculiare e durevole, in grado di competere e cooperare sui mercati globali».

Angela Barbanente, Assessore Urbanistica Regione Puglia
Bari 12 settembre 2013

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