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Archivi tag: sviluppo sostenibile

Monopoli – Area ex Cementeria – III Parte

07 sabato Giu 2014

Posted by terradegnazia in Territorio, Urbanistica

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Tag

consumo di suolo, diffusione insediativa, Fabbisogno abitativo, Piano Urbanistico Generale, PUG Monopoli, sviluppo sostenibile

 Il documento redatto dal Coordinamento di Associazioni e Movimenti 

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  • Il terzo grande assente: il fabbisogno abitativo

Occorre ora tornare al Piano Urbanistico Generale (PUG) di Monopoli per ricordarne – sia pur in modo incompleto ed estremamente sintetico – gli obiettivi e le scelte fondamentali, che non possono restare delle mere dichiarazioni di intenti.

Gli obiettivi possono essere così riassunti:

Sviluppo sostenibile del territorio, garantendo il soddisfacimento dei fabbisogni abitativi, dei servizi e delle attrezzature e, nel contempo, favorendo il consolidamento e l’espansione del sistema produttivo; tutto ciò, tutelando le risorse ambientali non riproducibili e favorendo la rigenerazione di quelle riproducibili.

Le strategie perseguite si propongono:

  1. La riduzione del trend di consumo del suolo.
  2. La compensazione dei nuovi insediamenti con specifiche misure integrate nella normativa della trasformazione urbanistica.
  3. L’ambientazione del sistema infrastrutturale esistente e di nuova previsione con misure di compensazione e riduzione degli impatti.
  4. La riorganizzazione dello sviluppo turistico costiero.
  5. La tutela ambientale, attraverso:

– il ripristino dell’equilibrio idrogeologico del territorio, con salvaguardia e rinaturalizzazione ove possibile delle lame e dei canali irrigui;

– la costruzione di una rete ecologica territoriale, costituita dal sistema idrografico superficiale (lame e canali), dagli uliveti storici e/o monumentali ed aree a maggiore naturalità;

 – la costruzione di una rete ecologica urbana collegata alla  precedente, comprendente anche gli spazi verdi artificiali;

 – la tutela della piana olivetata;

 – la tutela degli olivi monumentali, anticipando le misure di gestione di cui alla LR n.14/2007;

 – il contenimento dei processi di diffusione insediativa.

6. Il miglioramento dell’accessibilità alla città;

7. L’efficienza del sistema infrastrutturale; 

 8. L’attivazione di politiche abitative per la riduzione dei valori immobiliari;

9. Lo sviluppo produttivo-

Rileggere tali obiettivi e strategie impone ovviamente una valutazione della coerenza di quanto finora è stato promosso e concretamente realizzato dall’azione amministrativa nelle direzioni sopra indicate, nonché di quanto amministratori e imprenditori desiderano realizzare nel territorio di Monopoli.

Confrontiamo ora gli obiettivi del PUG e la modalità di calcolo del “Fabbisogno Abitativo” della città che è alla base dello stesso PUG, verifichiamone la coerenza e rapportiamo tutto ai dati reali a disposizione di tutti.

Può  essere molto utile tener conto di quanto indicato dalla Regione Puglia, attraverso il Controllo di Compatibilità effettuato prima dell’approvazione del PUG: in tale occasione gli uffici regionali esprimevano grandi perplessità rispetto alle modalità con cui era stato calcolato il fabbisogno abitativo nella redazione del PUG.

Tale fabbisogno, espresso in numero di stanze, pari a 14676, moltiplicato per il parametro di 40mq/ stanza, utilizzato dai progettisti del PUG, ha regalato alla città una previsione del fabbisogno abitativo pari a 587040 mq di abitazioni, quantificabile in circa 5870 nuovi appartamenti della dimensione di 100mq nell’arco di 10 anni.

Così scrivevano i tecnici della Regione, nel 2010:

“L’adozione del parametro di 40 mq/stanza, corrispondente in termini volumetrici a mc.120, appare eccessivo e privo di specifiche motivazioni a supporto, considerando peraltro che contestualmente si ipotizza un indice di affollamento di progetto di 0,75 abitante/stanza; ne conseguirebbe un parametro finale di mc.160 per ogni abitante, immotivatamente esorbitante rispetto alle correlate disposizioni dell’art.3, ultimo comma, del DM n.1444/1968. Non sono in alcun modo analizzati, valutati e computati i carichi insediativi residui eventualmente rivenienti dai “contesti urbani consolidati”. Nei procedimenti di calcolo del “fabbisogno aggregato al 2022” (pag.133 della Relazione), non risultano considerati i fabbisogni pregressi di edilizia residenziale in funzione della popolazione e del patrimonio edilizio all’attualità.”.

E ancora, evidenziando che nel computo del fabbisogno abitativo i tecnici incaricati non avevano tenuto in considerazione l’enorme numero di abitazioni già sparse sul territorio, che avrebbe ridotto notevolmente il numero di nuove edificazioni previste:

“Per la (…) detrazione, rilevantissima sotto l’aspetto quantitativo, non risultano esplicitate specifiche motivazioni; peraltro, la detrazione stessa, incidente sulla determinazione del fabbisogno residenziale, non risulta neppure compensata da una corrispondente considerazione del patrimonio edilizio in questione ai fini del soddisfacimento di altre tipologie di fabbisogni, ivi compresa la domanda turistica”.

Detto in termini “non tecnici”: le previsioni di edificazione contenute nel PUG di Monopoli sono state notevolmente sovrastimate rispetto al fabbisogno reale. Sono “esorbitanti”, secondo la testuale valutazione dei tecnici della Regione, e in modo “immotivato”.
Nell’operare una previsione di lungo periodo delle attività edificatorie, il Comune di Monopoli aveva valutato per eccesso le previsioni di crescita della popolazione e per  difetto quanto era stato già costruito nel territorio urbano e poteva soddisfare una parte del nuovo fabbisogno.

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Le considerazioni e osservazioni appena citate, effettuate dagli uffici regionali in sede istruttoria nel 2010, oggi vengono a maggior ragione suffragate dai dati sul trend demografico negativo della nostra città (l’ultimo dato disponibile è quello al 31 dicembre 2012).

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IL PPTR – La via pugliese allo sviluppo sostenibile*

14 giovedì Nov 2013

Posted by terradegnazia in Paesaggio, Territorio, Urbanistica

≈ 1 Commento

Tag

Alberto Magnaghi, Pianificazione Territoriale, Piano Paesaggistico, Puglia, sviluppo sostenibile

*Secondo la definizione tradizionale, lo sviluppo sostenibile è “uno sviluppo che risponde alle esigenze del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie”. In altri termini, la crescita odierna non deve mettere in pericolo le possibilità di crescita delle generazioni future. Le tre componenti dello sviluppo sostenibile (economica, sociale e ambientale) devono essere affrontate in maniera equilibrata a livello politico. La strategia per lo sviluppo sostenibile, adottata nel 2001 e riveduta nel 2005, è completata tra l’altro dal principio dell’integrazione della problematica ambientale nelle politiche europee aventi un impatto sull’ambiente. (Fonte: sito ufficiale dell’Unione Europea)

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– a cura di Giambattista Giannoccaro

– Foto Chicco Saponaro

Attraverso la pubblicazione di alcune parti degli atti contenuti all’interno dei Quaderni del Paesaggio del PPTR pugliese, iniziamo un percorso di informazione che Terra d’Egnazia sente il dovere di mettere in campo.  In questa maniera vogliamo significare quanto lungo, complesso ma soprattutto partecipativo sia stato il processo di costruzione del Piano Paesaggistico Regionale Pugliese adottato lo scorso agosto e che ha provocato inutili allarmismi da un lato e facili entusiasmi dall’altro. Si vuole dare merito agli innumerevoli attori che vi hanno partecipato e fare soprattutto chiarezza su quanto sia ancora lunga la strada per riuscire, tutti insieme, a definire uno strumento definitivo e percepire le grandi potenzialità di sviluppo, “mirato”, contenute nel piano stesso. Alberto Magnaghi (Architetto e Professore  Ordinario di Pianificazione Territoriale presso la Facoltà di Architettura dell’Università di Firenze dove dirige il Laboratorio di Progettazione Ecologica degli  Insediamenti per lo sviluppo qualitativo locale dove ha elaborato il concetto di “sviluppo autosostenibile locale ” ) è il Coordinatore Scientifico del Piano. Vogliamo iniziare proprio pubblicando una sintesi dei suoi scritti, cercando il più possibile di parlare un linguaggio comune, per cominciare a far avvicinare il più possibile la gente ad una materia, la pianificazione territoriale, per giungere insieme a comprendere certe argomentazioni. Magnaghi sottolinea che “la Puglia non è trattabile come un “paese ancora insufficientemente pianificato” (che deve cioè imitare e raggiungere modelli emiliani o toscani), ma deve trovare una strada originale, nel vivo della propria autoriforma, al buon governo del territorio. Il PPTR è davvero un “progetto di valorizzazione socioeconomica del patrimonio dei paesaggi della Puglia” e “se oggi possiamo parlare di paesaggio rurale pugliese nelle sue multiformi espressioni…è perché la società contemporanea richiede il paesaggio, lo “vede” nelle forme trasformate della Terra. Il turismo culturale legge nei segni del lavoro umano, il paesaggio umano”. Tutto ciò  “richiede il concorso attivo delle energie istituzionali, economiche, sociali e culturali più innovative che puntano sulla tutela e valorizzazione delle straordinarie qualità del territorio pugliese e delle sue “genti vive” per produrre un modello di sviluppo della regione di carattere endogeno, autosostenibile capace di produrre ricchezza durevole“, per diventare, insieme, i primi attori, consapevoli delle trasformazioni dei nostri territori per non restare spettatori passivi ed “ignoranti”.

(G.G.)

(Prima Parte)

Dicembre 2008 – La costruzione sociale del Piano: metodi, obiettivi, strategie

Il Piano Paesaggistico alla prova pubblica
di Alberto Magnaghi

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La via pugliese alla Pianificazione Paesaggistica 

“Un piano è innanzitutto un evento culturale: le trasformazioni che è in grado di indurre non si misurano solo con la sua cogenza tecnico-normativa (in Puglia largamente inefficace,  dato lo storico deficit gestionale e applicativo della pianificazione), ma anche con la capacità  di trasformazione delle culture degli attori che producono il territorio e il paesaggio.
Ritengo che la via pugliese al piano paesaggistico si situi in un contesto in cui la Pianificazione non è (non è stata, non è ancora) la forma ordinaria di governo del territorio  e che per arrivarci gli sforzi compiuti dall’attuale amministrazione regionale per mobilitare  la società pugliese in questa direzione siano essenziali a compiere la trasformazione culturale necessaria. D’altra parte, il bilancio critico del territorio e del paesaggio della contemporaneità, sviluppato nell’ambito del primo seminario del Comitato scientifico (Natura e ruolo dei piani paesaggistici regionali) non ha risparmiato le Regioni dove la Pianificazione è da tempo il metodo di governo del territorio (ad esempio Emilia Romagna e Toscana), mostrando crudamente il divario fra piani e bassa qualità dell’urbanizzazione.
Dunque dopo il seminario la risposta unanime è stata: la Puglia non è trattabile come un “paese ancora insufficientemente pianificato” (che deve cioè imitare e raggiungere modelli emiliani), ma deve trovare una strada originale, nel vivo della propria autoriforma, al buon governo del territorio.
La ricerca di questa via si situa in un difficile equilibrio fra due tendenze opposte:
– la prima riguarda l’assenza di una cultura storica municipale, il protrarsi di un sistema decisionale patrizio, centralistico, esogeno e burocratico fin agli albori del novecento, una storia di lunga durata di dominazioni e dipendenze socioeconomiche esogene che si proietta sulla attuale persistenza di una dipendenza economica e di scarsa imprenditività in molti settori (dall’agricoltura al terziario) e sulla speculare inerzia burocratica della struttura amministrativa; inerzia che si accompagna a sua volta a politiche distributive, ovvero alla erogazione prevalentemente clientelare di ingenti finanziamenti pubblici; si tratta di elementi che parrebbero indicare come via “culturalmente” più efficace per il paesaggio un piano fortemente autoritativo di “comando e controllo”, cui peraltro pare alludere l’ultima versione del Codice di beni culturali e del paesaggio, atta a rinforzare il ruolo dello stato centrale nel governo dei beni paesaggistici;
– dall’altra un diffuso anarco-abusivismo privato (ma anche anarco-governo pubblico, ancora circa cento comuni con piani di fabbricazione, pochi adeguamenti ai PUG -Piano Urbanistico Generale- del DRAG –Documento Regionale di Assetto Generale-) e un brulicare di intrecci locali di interessi pubblici e privati; tendenze che si fronteggiano con le forti tensioni etiche di un ceto intellettuale cosmopolita, di un mondo associativo, di amministratori locali e, in parte, imprenditivo, fortemente motivati al cambiamento e al rinnovamento della cultura locale e del territorio verso l’autoriconoscimento identitario, la riappropriazione di percorsi di autodeterminazione culturale, economica, politica e la valorizzazione delle risorse endogene fra cui il paesaggio.
Siamo di fronte a un insieme fortemente innovativo di soggetti che parrebbe al contrario suggerire la via della costruzione di patti e contratti fortemente radicati nell’identità del luogo, capaci di ricomporre interessi particolaristici in un quadro di riconoscimento di beni comuni come il territorio, l’ambiente, il paesaggio. Valori questi su cui fondare un diverso sviluppo locale, vincendo “dal basso” l’abusivismo, il burocratismo, la dipendenza.
Questo quadro fortemente disaggregato fra pulsioni centralistico-autoritarie e tensioni civiche verso la cittadinanza attiva, parrebbe indicare alcune suggestioni strategiche per la “tipologia” del Piano paesaggistico della Puglia: un piano che sviluppi una forte processualità negoziale e partecipativa come strumento per la costruzione di un neomunicipalismo di cittadinanza attiva.”

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Perché le conferenze d’area: un tassello dell’organizzazione del processo
partecipativo per la produzione sociale del Piano

“Il piano paesaggistico, che è in primis finalizzato a denotare e rappresentare le peculiarità patrimoniali in campo ambientale, territoriale, paesistico, agroalimentare e culturale dei molteplici e diversificati paesaggi della Puglia, si pone come strumento per progettare coralmente un futuro volto a superare la dipendenza culturale e economica, cui ho fatto cenno nella premessa, che dall’agricoltura, all’industria di base al terziario, mortifica storicamente la capacità di autodeterminazione, autogoverno e sovranità della regione stessa. In questa prospettiva assumono importanza una serie di azioni e processi avviati durante la costruzione del piano finalizzati ad attivare percorsi di governance e di democrazia partecipativa di cui le attuali conferenze d’area sono un momento significativo.
Questi percorsi riguardano:

– il sito web interattivo, che ha lo scopo di raggiungere il maggior numero di cittadini, associazioni, produttori per la costruzione condivisa di una cultura del paesaggio, delle azioni di salvaguardia e valorizzazione;

http://paesaggio.regione.puglia.it

– il patto con i “produttori di paesaggio” (associazioni imprenditoriali in campo agricolo, artigianale, commerciale, turistico, edilizio, infrastrutturale e dei trasporti). In una prima serie di interviste ad attori privilegiati, si è delineato il quadro delle poste in gioco da parte dei diversi attori;

– l’istituzione di forme premiali (marchi di qualità paesaggistica, agevolazioni, incentivi) per agricoltori e operatori agrituristici e turistici che salvaguardano e restaurano il paesaggio rurale storico, le infrastrutture e gli edifici rurali tradizionali, la valorizzazione di luoghi di ospitalità diffusa nelle città storiche dell’interno;

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– i bandi (per idee progettuali e buone pratiche istituzionali) attivati dal Forum per il paesaggio;

– l’ attivazione dei progetti pilota sperimentali che intendono testare i diversi temi che riguardano gli obiettivi di qualità paesaggistica e i processi di governance e partecipazione del piano attraverso protocolli fra l’Assessorato all’Assetto del Territorio e specifici soggetti del territorio;

– le azioni di promozione della partecipazione attivate dall’Assessorato alla trasparenza della Regione, in collaborazione con l’Assessorato all’Assetto del territorio. Le azioni riguardano due settori fondamentali per estendere il processo partecipativo:
-la comunicazione (promozione dell’informazione sul Piano)
– lo sviluppo della cittadinanza attiva (workshop, forum, animazioni sociali, iniziative culturali, ecc).
– la promozione delle attività di valorizzazione turistica diffusa dei centri dell’interno
(azioni sperimentali nei comuni che partecipano ai progetti pilota)
– la pubblicazione dei quaderni del Piano, in primis gli atti dei seminari del Comitato scientifico.

Fonte: http://paesaggio.regione.puglia.it/images/area_download

/quaderni/quaderno%203%20conferenze%20darea.pdf

(Continua)

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