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Terra d'Egnazia

~ 'Gnatia Lymphis iratis exstructa'

Terra d'Egnazia

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Italia Bene Comune: l’appello di Terra d’Egnazia

10 giovedì Ott 2013

Posted by terradegnazia in Editoriale

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demanio, governo, larghe intese, Letta, patrimonio, pubblico, referendum, spiagge, Terra d'Egnazia, Territorio

Asta demanio

Il governo delle “larghe intese“, a cavallo tra ricatti trasversali e interessi speculativi, rilancia la malsana, antidemocratica e anticostituzionale proposta di alienare il patrimonio pubblico. Il pretesto è ancora una volta il debito pubblico, l’austerity, i parametri europei di stabilità economica.

Una strada che aveva già tentato di percorrere l’ex ministro Tremonti durante l’ultimo governo Berlusconi. Un indirizzo scellerato fermato dalla grande affermazione popolare dei referendum sui beni comuni del 2011, che i governi successivi (compreso l’attuale), non hanno ancora applicato nella loro interezza. Una volontà popolare che, a quanto pare, il governo non ha alcuna intenzione di rispettare, facendo carta straccio dell’ultimo lembo di sovranità popolare.

Si tratta proprio quei beni pubblici che fanno dell’Italia una nazione, una patria: culla di culture e civiltà, di diritti e libertà. Tra i beni da alienare (in realtà si tratterebbe di una vera e propria svendita), ci sarebbero anche e soprattutto i beni del demanio, appunto, i beni del “pubblico dominio” (Codice Civile art. 822 e segg.): i lidi, le spiagge, le rade e i porti, i fiumi, i torrenti, i laghi e le altre acque definite pubbliche dalle leggi in materia (c.c. 2774, Cod. Nav. 28, 29, 692); i beni artistici e culturali, il patrimonio archeologico e le opere destinate alla difesa nazionale.

La proposta avanzata dal governo Letta (la dove non sono riusciti i governi precedenti), decreterebbe così la fine dello Stato democratico, dei beni pubblici, delle libertà civili; annullerebbe millenni di storia e cultura, secoli di conquiste sociali e politiche, farebbe dell’Italia uno stato neo-feudale che si fonda sul diritto di pochi padroni e sul dovere imposto a una moltitudine di servi paganti, più che cittadini di diritto.

Sin dalla sua costituzione Terra d’Egnazia si batte per l’affermazione dei beni pubblici, affinché restino nella disponibilità dei beni inalienabili dello Stato e svolgano, al di la dalle logiche del profitto, la loro funzione di bene comune a disposizione di ogni cittadino.

Un appello, il nostro, un grido d’allarme, che affonda la sua emergenza e ragion d’essere, in una regione come la Puglia, in cui ben 865 km di costa, sono già da tempo preda delle mire speculative di affaristi senza scrupolo, intenti a saccheggiare il territorio e il patrimonio pubblico con l’intento esclusivo del profitto individuale, ai danni dell’ambiente e dell’interesse collettivo.

Vi invitiamo a condividere il nostro appello utilizzando anche l’area commenti.

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Le ragioni del Piano (PPTR)

26 giovedì Set 2013

Posted by terradegnazia in Editoriale

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Fasano, Monopoli, Piano Paesaggistico Territoriale Regionale, PPTR, Puglia, Terra d'Egnazia

Dopo l’adozione del Piano Paesaggistico Territoriale Regionale (PPTR), oltre alle tante lodi ricevute, si sono immediatamente scatenate le critiche dai fronti di quelle amministrazioni, fra cui come è noto vi sono quelle di Monopoli e Fasano, che non condividerebbero le azioni del piano sullo sviluppo dei territori poiché imporrebbe “troppi vincoli”.

La stessa Barbanente, Vice-presidente ed Assessore al Territorio della Regione Puglia, nonché docente di urbanistica ed uno dei massimi esponenti nazionali del dibattito contemporaneo sui temi legati al territorio, al paesaggio, alla pianificazione urbanistica in generale, si era immediatamente sentita in dovere di spiegare la prima natura del PPTR. Innanzitutto prendendo atto che purtroppo questa è “l’atavica resistenza al cambiamento che alimenta l’abitudine a pensare ai Piani paesaggistici in termini di vincoli” e subito dopo sottolineando che invece “un Piano Paesaggistico è prima di ogni cosa un atteggiamento culturale”. Inoltre cerca di spiegare, a chi ancora non ha avuto modo di “studiare” il PPTR, che è vero che uno strumento sovraordinato deve tener conto degli strumenti urbanistici locali già approvati, ed infatti non è vero che non ne tiene conto ma anzi ne facilita il funzionamento poiché questi piani “sono lo strumento per perseguire azioni programmatiche di riqualificazione urbana, di integrazione tra paesaggio e insediamenti, di miglioramento della qualità edilizia stessa.”

Il Piano Paesaggistico pugliese, adeguato al Codice dei Beni culturali e del Paesaggio stabilisce un principio, in qualche modo rivoluzionario: “I piani regolatori comunali, adeguati al Piano Paesaggistico regionale – che a sua volta è elaborato in conformità al Codice dei beni culturali – godono di semplificazioni amministrative”. Ed ancora, “tutela e valorizzazione vissute non più come ostacolo, vincolo e impedimento, ma praticate e vissute invece come valore aggiunto rispetto alla quotidianità delle attività ordinarie”. Dobbiamo, tutti insieme, a cominciare dai nostri amministratori, imparare a comprendere pienamente questo valore intrinseco che aiuta, che educa, che promuove una svolta culturale attraverso strumenti di trasformazione, valorizzazione del territorio, “per uscire dalle secche e dalle derive di processi di omologazione degli sviluppi urbanistici e territoriali, che da tempo fanno di tutto il mondo lo stesso paese”.

Vorrei inoltre sottolineare che, uno degli obbiettivi fondamentali di questa associazione (Terra d’Eganzia, ndr), nell’affermare il diritto/dovere alla città ed al territorio, si realizza anche attraverso la “Mobilità lenta, per rendere più accessibile i territori. Rapporto città/campagna, per riqualificare periferie e contorni urbani. 100 ha. al giorno di consumo o sciupio del suolo agricolo non sono evidentemente sostenibili. Riqualificazione anche delle fasce costiere e interventi efficaci per arginarne le erosioni. Recupero delle ‘sapienze’ locali, quelle che razionalizzavano spontaneamente l’invasività degli interventi”…..

Sembra quasi, ma è chiaramente una simpatica provocazione, che queste parole siano state prese dal nostro programma e per questo l’associazione Terra d’Egnazia ha messo già in campo, con tutti i mezzi a sua disposizione, un azione di promozione ed “educazione” ai temi qui citati ed il 1° Camp del 21 e 22 settembre scorso è stato il nostro primo passo in questa direzione.

(G.G.)

Ciclopasseggiando nei percorsi narrativi della Terra d’Egnazia

23 lunedì Set 2013

Posted by terradegnazia in Editoriale

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1° Camp, Archeolido, ciclopasseggiata, Fasano, Monopoli, percorsi narrativi, Settimana Europea della Mobilità Sostenibile 2013, Terra d'Egnazia

Domenica 22 settembre: un resoconto serio e qualche foto semiseria

Splendida mattinata, a coronamento del 1° Camp Terra d’Egnazia e della Settimana Europea della Mobilità Sostenibile 2013, pedalando attraverso le nostre campagne, ricche di ulivi secolari, lame, masserie, muretti a secco, e tutto quello che la nostra terra sa raccontare.

La bicicletta è il mezzo ideale per percorrere un itinerario narrativo e consente di assumere un diverso atteggiamento culturale sul paesaggio e sulla risignificazione del senso dei “materiali” che lo compongono. Saper leggere l’architettura e l’urbanistica con tutto il loro spessore fisico e simbolico, riappropriandosi di nuovo linguaggio, è una scelta consapevole di partecipazione alle trasformazioni del territorio. Le nostre due ciclo-passeggiate, da Monopoli e Fasano, hanno voluto dare inizio a questo percorso formativo.

E l’incontro tra i due gruppi di ciclisti, avvenuto all’Archeolido Penna Grande, nei pressi del Parco Archeologico di Egnazia, oltre ad un bel momento di socialità, ha rappresentato per noi un momento fortemente simbolico in cui riscoprire che condividiamo le stesse radici, le radici che affondano nella Terra d’Egnazia.

Ringraziamo l’Archeolido Penna Grande per l’ospitalità; i Corpi di Polizia Municipale di Monopoli e Fasano per l’efficienza e la disponibilità; le ASD “Cicloclub” Monopoli e “Polisportiva CicloClub” Fasano per la nutrita partecipazione e la preziosa collaborazione; Cicli Longo Ostuni e Ciclofficina “A Ruota Libera” Fasano per l’assistenza tecnica.

E, soprattutto, ringraziamo i numerosi i partecipanti che hanno voluto condividere con noi questa giornata e intraprendere insieme questo cammino!

Inizia il raduno a Monopoli. I Vigili Urbani sono già pronti per scortarci fuori porta in sicurezza!
Continuano gli arrivi
Combriccola del gentil sesso attende la partenza 🙂

Il presidente dell’associazione illustra il significato della ciclopasseggiata. Si registrano tentativi di fuga…
“Sta mano po esse fero e po esse piuma…” (cit) Ma no, siete liberi di partecipare 😀
Alla fine a Monopoli conteremo 42 partecipanti

Tutti pronti per pedalare…
A preside’, t’ho detto la prima a destra!

Partiti!
Il serpentone svicola dal centro abitato
Oh oh, abbiamo un clandestino a bordo…

Il presidente del Cicloclub Monopoli
Ancora amici del Cicloclub

Si pedala e si chiacchiera
Ecco i percorsi che amiamo!
Scusi giovane, mi rovina la visuale 🙂

E chi l’ha detto che i ciclisti sportivi disdegnino le passeggiate?
Grazie a Manisporche per la partecipazione!
Hola!

Si fa conoscenza e si chiacchiera lungo la strada
Ehi ragassi, ma non è che le signorine lì dietro vi stanno seguendo?

Chiacchiere a raffica
Terra d’Egnazia aderisce alla campagna #salvaiciclisti!
Notare In primo piano la borsa “bike-friendly”

Breve sosta al passaggio a livello per ricompattare il gruppo
Hai visto mai che qualche altro genitore prende esempio…

Campi e ulivi secolari
Ciclisti e ulivi…
Ulivi e ciclisti…

Breve sosta lungo il percorso…
…il presidente dell’associazione, Giambattista Gianni Giannoccaro, ci racconta le particolarità del nostro territorio che degrada dolcemente verso il mare…
Una bella masseria apparentemente in stato di abbandono 😦

Gli atleti del Cicloclub Monopoli portano sulle maglie il logo di #salvaiciclisti per testimoniare in prima persona l’importanza della sicurezza sulle strade
Giovane ciclista su sfondo cielo 🙂

Rotolando verso sud…

Sculture modellate dalla natura nel corso di secoli…
Il nostro territorio è un museo a cielo aperto!
Opera unica

Ci siamo tutti: grandi, piccini, ciclisti della domenica, ciclisti urbani e ciclisti sportivi!
Ed eccoci all’Archeolido: uva, taralli, biscotti e acqua fresca per tutti…
Gemelli? Cloni?

I due gruppi, provenienti da Monopoli e Fasano, si incontrano
Ehm… vicepresidente, che espressione seria 😐

Evvai, da Fasano è arrivata anche una cargo-bike con pupo a bordo!
Paparazza paparazzata mentre paparazzava
Una piccola pausa sulla via del ritorno…

…e nel frattempo c’è chi scruta l’orizzonte…
…e chi si mette in posa 🙂
E infine… si rientra per la braciola domenicale! Ah già, dimenticavo, ma se siamo usciti presto stamane, chi l’ha cucinata la braciola??? Nonna arriviamooooo…

L’autunno e il melograno

20 venerdì Set 2013

Posted by terradegnazia in Editoriale, Paesaggio

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Giuseppe Vinci, Melograno, Poesia, Terra d'Egnazia

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Ci saluta l’estate con la luna piena
e già perde la prima falce

dalle mura in rovina l’osservo
contemplando cielo e mare

nei riflessi d’argento
mentre l’autunno è li
dietro l’uscio delle stagioni

tiepido il giorno fredda la notte
tra la brezza madida del mare
dove l’incantesimo rapisce il cuor gentile
per condurlo lieve tra le braccia della dea madre

li s’apre e fruttifica il melograno

[alla mia terra, terra di mezzo tra civiltà e culture, alla Terra d’Egnazia – gv]

I percorsi narrativi della Terra d’Egnazia

11 mercoledì Set 2013

Posted by terradegnazia in Paesaggio, Territorio, Urbanistica

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“Clean air! It’s your move”, ciclopasseggiata, Egnazia, Fasano, Fiab, Monopoli, percorsi narrativi, Settimana Europea della Mobilità Sostenibile 2013, Terra d'Egnazia

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E’ il titolo che abbiamo voluto dare alla prima ciclopasseggiata del 22 settembre prossimo in occasione del I° Camp Terra d’Egnazia, dedicato al tema “Territorio e Cittadinanza”.

L’evento si svolgerà ad Egnazia in località Penna Grande Archeolido nei giorni 21-22 settembre 2013 nel corso della Settimana Europea della Mobilità Sostenibile 2013, promossa dalla Commissione Europea e dal Ministero dell’Ambiente con lo slogan “Clean air! It’s your move”, in programma dal 16 al 22 settembre 2013.

Percorreremo due itinerari in bicicletta lungo i “Percorsi narrativi della Terra d’Egnazia”, con soste didattiche (lame, masserie, olivi monumentali, architettura rurale, ecc.), tra Fasano e Monopoli. I percorsi, con due partenze distinte (Monopoli e Fasano), avranno come punto di arrivo l’area antistante il Parco Archeologico di Egnazia, presso l’Archeolido in località Penna Grande, dove sarà allestito un punto di ristoro. Sono previste partenze da Fasano in piazza Ciaia e da Monopoli in piazza Vittorio Emanuele come segue:

· ore 8,30 registrazione partecipanti;
· ore 09,30 partenza;
· ore 11,00 arrivo presso Archeolido;
· ore 11,30 visita guidata al sito argheologico/museo di Egnazia (facoltativa);
· ore 12:30 rientro / ore 13:30 arrivo a Fasano e Monopoli.

Questi i percorsi andata e ritorno:

Fasano – Egnazia
Egnazia – Fasano 

Monopoli – Egnazia
Egnazia – Monopoli

La manifestazione, patrocinata dai comuni di Fasano e Monopoli (oltre che da Province e Regione) è prodotta con la preziosa collaborazione delle associazioni AccordiAbili Fasano, Equilibrio Dinamico, Pietre Vive Editore, Eliogabalo Circolo Arci Fasano, FIAB Ruotalibera Bari, #Salvaiciclisti Monopoli e Fasano, Presidio di “Libera” – Fasano. Hanno dato la loro adesione, fra gli altri, i movimenti “in Comune” di Fasano e “Mani Sporche” di Monopoli.

Info:
Giuseppe Vinci (Resp. camp) cell. 335.8198522
Cosimo Micelli (Resp. ciclo passeggiata) cell. 338.2823839
Email: terradegnazia@gmail.com
Fanpage: https://www.facebook.com/pages/Terra-dEgnazia/147909338747310
Gruppo Facebook: https://www.facebook.com/groups/227302163949598/
E
vento Facebook: https://www.facebook.com/events/513750075367288/?notif_t=plan_user_joined

New York, parodia in Terra d’Egnazia

05 giovedì Set 2013

Posted by terradegnazia in Editoriale

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Bloomberg, David Harvey, diritto alla città, Fasano, Monopoli, New York, Rockefeller, Terra d'Egnazia

Egnazia Muro
di Giuseppe Vinci

La distanza tra New York e la Terra d’Egnazia è tanta. Non è solo una distanza fisica. Di mezzo non c’è solo l’Oceano. La distanza che ci separa dalla “grande mela”, è una distanza carica di differenze sociali e quindi culturali, politiche, economiche. Per dirne una, a New York il 10% della popolazione vive con soli 10 mila dollari l’anno.

In Terra d’Egnazia (come in buona parte del sud Italia), il 25% della popolazione non ha più un reddito e quindi un lavoro. Gente che in quanto cittadini e in quanto senza reddito non gli è concesso in alcun modo di esercitare il suo diritto alla città. A sognarla e progettarla, modellarla sui propri bisogni, sui propri desideri. Nemmeno gli è concesso di esercitare il diritto alla città in piena condivisione con la città stessa e con il suo territorio.

Per comprendere questa realtà, talvolta, tocca andare a prenderla da lontano, non fosse altro perché non si pensi (secondo certa propaganda) che questo è un problema fittizio, sollevato da pochi facinorosi buoni a nulla, capaci sono d’invidia del proprio vicino benestante. Insomma un meridionale. Lo sguardo lo volgiamo a New York, che non è certo a sud, ma ad occidente, nella patria dell’occidente, e del capitalismo.

E infatti, nonostante le distanze, New York non è mai stata così vicina alla Terra d’Egnazia, se non fosse per le proporzioni. Cambiano i nomi. La sostanza certo non cambia, essendo una sostanza tutta integrata nella natura più profonda dell’essere umano. Laddove la distanza è pari a zero.

Il diritto alla città può rivendicarlo chiunque. Anche Bloomberg ha diritto alla città. Però ci sono varie fazioni, con diverse capacità di esercitarlo. Quando parlo del diritto di ripensare la città più vicina a come la vorremmo, e a cosa invece abbiamo visto qui a New York City negli ultimi 20-30 anni, si tratta di come la vorrebbero i ricchi.

Negli anni ’70 pesava molto la famiglia Rockefeller per esempio. Oggi c’è gente come Bloomberg, che sostanzialmente trasforma la città nel modo che più si adatta a sé e ai propri affari. Ma la gran massa della popolazione praticamente non conta nulla in tutto questo. In città c’è quasi un milione di persone che tenta di farcela con diecimila dollari l’anno. E che influenza hanno sul modo in cui si trasforma la città? Nessuna.

Il mio interesse principale sulla questione del diritto alla città non è tanto di affermare che esista una specie di diritto etico, ma qualcosa per cui lottare. Il diritto di chi? Per che tipo di città? Penso a quel milione di persone con meno di diecimila dollari l’anno, che dovrebbero pesare almeno tanto quanto l’1% che sta al vertice. Lo definisco un significante vuoto, perché ci deve essere qualcuno che arriva e dice, “È il mio diritto che conta, non il tuo”. Comporta sempre un conflitto.

David Harvey,
geografo e sociologo, professore di antropologia al Graduate Center della City University di New York

L’Ecologia dei Paesaggi

05 lunedì Ago 2013

Posted by terradegnazia in Paesaggio, Territorio, Urbanistica

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ecologia, Egnazia, Fasano, Giambattista Giannoccaro, gozzi, lame, masserie, Murgia, paesaggio, pietra, Terra d'Egnazia, Valle d'Itria

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L’Ecologia dei Paesaggi della Terra d’Egnazia e della Valle d’Itria

di Giambattista Giannoccaro

 “Il rilevamento […] è un mezzo che ci aiuta a raccontare la storia della vita della nostra comunità, storia che non è passata ne finita, ma è incorporata nelle attuali attività della città e nel suo carattere,…e che…ne determinano il futuro. Da questo nostro studio di fatti noi non dobbiamo trarre documentazione materiale, economica o strutturale ma ricavare la personalità sociale della nostra città, che muta si ad ogni generazione, ma attraverso di essa nello stesso tempo si esprime”.(Patrik Geddes 1854-1932)

 Ri-dare senso e identità ai luoghi della città contemporanea

Interrogandomi sulla natura dei luoghi dei paesaggi della Terra d’Egnazia e Valle d’Itria ho cercato di individuare un linguaggio comune , alla portata di tutti e che riuscisse a restituirci un’idea concreta, definita, riconoscibile e condivisa di città e territorio. Facendo riferimento alle esperienze e teorizzazioni portate avanti in Italia a partire dagli anni novanta ad oggi, relativamente alla città contemporanea, comunemente definita dagli urbanisti “città diffusa”, ho cercato a lungo una modalità di lettura dei fatti urbani (Aldo Rossi, 1993) che riuscisse ad esplicitare una sintesi di quei materiali necessari ad una attenta analisi della città e del territorio, per ri-dare senso ed identità ai luoghi della città contemporanea.

Ho riletto Patrik Geddes, Reiner Bahnam, Guido Martinotti, oltre a saggi e libri di Bernardo Secchi, senza mai tralasciare le straordinarie lezioni di Edoardo Salzano.

Nel 1971 Reiner Bahnam, pubblica il suo libro Los Angeles: The Architecture of Four Ecologies(Los Angeles: l’architettura delle quattro ecologie, 1971) nel quale classificava la città angelena in quattro differenti ecologie insediative, sconvolgendo la maniera di leggere la città contemporanea e soprattutto restituendo agli storici ed urbanisti una modalità di lettura che contribuirà a fornire un nuovo modo di leggere i territori della “città diffusa”.

Il termine “Ecologia” è da lui inteso non solo per mettere in evidenza la relazione strutturale che lega la formazione e la crescita di un certo territorio ai suoi contesti geografici, ma anche di clima sociale, di attitudine a specifici comportamenti, di un particolare genere di vitalità che vi è legata, come aspetti fantastici appartenenti a diversi tipi di folklore: gli ambienti di vita.

Dalle considerazioni e modalità di lettura appena descritte sulle Ecologie, trasferite sui territori della Murgia del sud-est (Valle d’Itria e Terra d’Egnazia), vi è stato un risultato per me interessante, che mi ha portato a identificare il territorio, come lo era stato per Bahnam (questo è solo un caso), suddiviso in quattro diverse Ecologie che dalla fascia costiera alla collina si raccontano, attraverso delle metafore:

“L’Ecologia dei Gozzi”, relativa alla fascia costiera;

“L’Ecologia delle Lame e dei Cubi”, relativa alla pianura degli ulivi, delle lame e delle masserie;

“La Città Inversa”, relativa ai centri urbani sparsi del territorio;

“”L’Universo di Pietra” relativa alla zona collinare.

Nella mia lettura è evidente l’importanza di ogni piccola traccia, di ogni segno ed indizio per riuscire a decifrare il cambiamento, accogliendo il nuovo, immaginando il futuro, costruendo scenari. Un progetto, un’idea di paesaggio e di territorio in cui, la rappresentazione doveva far emergere gli ipotetici scenari di sviluppo. Qui non si tratta di cogliere in anticipo i fenomeni pensando di rappresentare il futuro di azioni, compiti o attori. Nemmeno di risolvere determinati nodi o fatti urbani, ma costruendo scenari si cerca di sconfiggere dubbi ed aprire nuove discussioni. E’ attraverso questo linguaggio, comune e condivisibile, che mi sono proposto di affrontare un tema di analisi della città e del territorio raccontando le Ecologie Insediative della Terra d’Egnazia e della Valle d’Itria.

Identità e appartenenza

04 domenica Ago 2013

Posted by terradegnazia in Cittadinanza, Editoriale, Territorio

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appartenenza, Egnazia, Fasano, Identità, melagrana, Puglia, Terra d'Egnazia, Territorio

melagrana

Identità e appartenenza della terra d’Egnazia

di Giuseppe Vinci

Non servono molte parole per descrivere e trasmettere il senso dell’identità e dell’appartenenza, ad una famiglia o a un consesso sociale. Basta un’immagine, un simbolo.  E’ così anche rispetto a un luogo, a un territorio e alla comunità che lo abita. Basta un simbolo. Del resto, il territorio per chi lo vive è come l’abito. E come l’abito un territorio può assumere innumerevoli aspetti. Può essere bello, ordinato, elegante, armonico, oppure sciatto, lercio, disordinato, rappezzato. Tutto dipende dal valore che gli si riconosce e dalla cura che se ne ha. 

Noi di Terra d’Egnazia non abbiamo avuto scelta per rappresentare la “terra” su cui ci muoviamo. Abbiamo riconosciuto il simbolo più naturale, spontaneo e proprio di questi luoghi. Un simbolo che abbraccia tutta la storia delle civiltà che (a partire da quella di Egnazia) hanno vissuto questa terra in tutta la sua essenza e bellezza più profonde, restando con essa in perfetta armonia per millenni.

Il melograno è il simbolo principe nel quale si condensano appartenenza e identità (sociale, culturale e storica), dei nostri luoghi e delle nostre genti. Un’identità che dopo millenni è in pericolo. Sempre più precaria, in bilico, l’identità della terra d’Egnazia è come in una morsa mortale. Da una parte il saccheggio degli speculatori che usurpano e sottomettono ogni più piccola porzione di terra (e di mare), il consumo di suolo, l’urbanizzazione selvaggia. Dall’altra, la complicità silenziosa, ricurva e compiacente di chi, l’identità (compresa e soprattutto quella collettiva), l’ha persa tra i plinti della speculazione e l’ennesima promessa tradita di un improbabile (invano atteso) riscatto sociale.  Il ritorno profetico del “signore”, dispensa e moltiplica il lavoro come fossero pani e pesci: un vile ricatto più che un miracoloso riscatto.

E’ così noi (non i primi e nemmeno gli ultimi), riconosciamo nel melograno il simbolo della famiglia umana, della coesione fraterna degli uomini, di ogni singolo uomo, (come i semi di questo frutto) appartenenti alla stessa famiglia, della sua rigenerazione e rinascita. Ognuno di noi, i quali, pur essendo espressione della propria singola soggettività, restiamo (talvolta senza averne coscienza) uniti in un vincolo saldo e comune, non solo per obbiettiva destinazione, ma anche per funzione superindividuale. E’ proprio in questa funzione, nella sua riscoperta e riappropriazione, che risiede l’unico vero miracolo e riscatto di una comunità e di ogni singolo appartenente.

Il melograno, dunque, simbolo di coesione e solidarietà, di prosperità e rigenerazione, che ispiri il comportamento singolo e collettivo nel raggiungimento della missione comune: vivere insieme, nella comunità di appartenenza (pur restando individui), le nostre sorti umane e progressive in perfetta armonia con la terra da cui sorgiamo.

I luoghi dell’identità

01 giovedì Ago 2013

Posted by terradegnazia in Cittadinanza, Territorio

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Capitolo, Case Bianche, Democrazia, Identità, luoghi, Sabrina Giannoccaro, Savelletri, Terra d'Egnazia

La democrazia urbana come antidoto all’alienazione sociale e al degrado, motore di un nuovo modello di crescita delle città

di Sabrina Giannoccaro

Vi sono luoghi che, per il tempo, le necessità, intime e meno intime, le abitudini del vivere quotidiano e per tante altre ragioni ancora, vengono definiti “LUOGHI D’IDENTITA” . Nelle città, nelle campagne, lungo il litorale, ovunque ci muoviamo sul nostro territorio, possiamo riconoscere i luoghi dell’appartenenza, legati a processi affettivi e alla memoria storica dell’intera collettività. Uno degli esempi più emblematici del concetto di luogo d’identità, sono “Le case bianche” sulla strada che va da Savelletri al Capitolo, ma potrei elencarne innumerevoli.

Le trasformazioni che sta “subendo”il nostro territorio e le modalità con cui questo sta avvenendo, avrà come conseguenza la perdita, non solo dell’identità dei luoghi, ma ancor più grave da un punto di vista antropologico, la perdita della nostra identità e senso dell’appartenenza.

Essere cittadini significa onorare la propria terra, difenderla, preservarla, custodirla e questo lo si può fare solo avendo un atteggiamento costruttivo, partecipativo e collettivo. La “Democrazia Urbana” è uno strumento che dobbiamo adottare ed auspicarci che diventi una consuetudine. Dobbiamo imparare a considerare il nostro territorio come una risorsa preziosa, ribadisco, non personale ma collettiva, di cui ognuno di noi è responsabile, nel bene e nel male. Non dobbiamo mai rinunciare ai nostri diritti, ma essere al contempo, impegnati in prima persona ad assolvere i nostri doveri di cittadini onesti e pretendere onestà da chi ci governa, quindi considerare la “partecipazione attiva” una delle forme più democratiche per il “controllo” nella trasformazione del territorio.

Difendere i luoghi d’identità equivale a difendere la nostra identità di cittadini.

Per un’architettura dell’ascolto

01 giovedì Ago 2013

Posted by terradegnazia in Editoriale, Urbanistica

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architettura, ascolto, David Byrne, Fasano, Musica, suono, Terra d'Egnazia, Territorio

di Giuseppe Vinci

La riflessione di David Byrne, “Come l’architettura ha aiutato la musica ad evolversi”, incentrata sul rapporto tra musica e ambiente (territorio), è quanto mai illuminante sulla natura del rapporto esistente tra uomo e territorio. (A piè di post il video della conferenza di Byrne).

La musica, nell’arco della storia umana, si è spesso adeguata all’ambiente, senza alterarlo e traendo dall’ambiente il massimo beneficio per l’evoluzione del suono e della musica. I risultati conseguiti dall’uomo riguardo alla musica (e più in generale al suono), sono noti anche ad un ascoltatore occasionale non specializzato. Non solo. Talvolta l’ambiente della musica e più in generale del suono è stato costruito intorno alla natura del suono traendo insegnamento dalla conoscenza (anche tecnica), derivante da questo rapporto, senza che l’ambiente (il territorio) ne risultasse stravolto. Di qui l’evoluzione della musica (e del suono), dell’ambiente e degli ambienti della musica (auditorium, sale, teatri, ecc.).

Ho più volte fatto riferimento (in questo spazio), al rapporto armonico che necessita instaurare tra uomo e territorio. E, per avere un rapporto armonico con il territorio, con le sue peculiarità, traendo da queste il meglio, senza che ci sia predominanza e quindi sfruttamento, abuso, violenza, senza che l’uno o l’altro soccombano e in modo tale che uomo e territorio vivano in perfetta simbiosi e armonia, è necessario innanzitutto porsi in “ascolto”, disporsi alla conoscenza e al rispetto reciproci, l’uno dell’altro. Conoscersi e ascoltarsi, per riconoscersi, nelle proprie rispettive nature. Un lavoro, quello della conoscenza reciproca, che comporta dedizione e devozione, studio, approfondimento, pianificazione, progettazione. Di qui, da questo ascolto e conoscenza, nasce l’evoluzione delle forme e dello spirito che le muove.

Conoscersi, ascoltarsi, comporta anche il ri-conoscersi quali esseri “necessitati”, bisognevoli di cura l’uno dell’altro. Una banalità, si dirà, ma che passando spesso per tale, lascia che l’uno (in genere l’uomo) prevalga sull’altro (il territorio). Il risultato, prima o poi, a seguito della pressoché totale mancanza di ascolto, è l’afona sterilità di entrambi. Da una parte ambiente e territorio che, impoveriti, non hanno più nulla da comunicare (e dare), dall’altra l’uomo che non ha più nulla da ascoltare (e prendere), e di cui far tesoro. Cosa che accade tanto per cieco egoismo, quanto per interesse di parte (tra utilitarismo e individualismo) a scapito dell’interesse comune, degli uomini e dei territori.

In un certo senso il territorio, l’ambiente (e gli ambienti, compresi quelli umani), il suo assetto, il suo sviluppo, sono come la vacca da latte, la quale senza la necessaria conoscenza e cura da parte dell’uomo, munta di continuo senza alcuna possibilità di pascolo, finisce per non produrre più latte, fino alla sterilità. L’aridità e la povertà dell’ambiente portano all’aridità e alla povertà civile innanzitutto (sociale ed economica), dell’uomo e con esso della civiltà.

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