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Monopoli: La città che vorrei

21 mercoledì Mar 2018

 

In vista delle elezioni amministrative monopolitane del prossimo 27 maggio, dando seguito ed evidenza al lavoro svolto negli ultimi cinque anni insieme ad altre associazioni, Terra d’Egnazia chiede a tutte le forze politiche ed ai rispettivi candidati sindaci, di mettere al centro dei propri programmi le questioni ecologiche legate allo sviluppo economico della città.

Riteniamo che le due parole appena citate, Ecologia ed Economia, ad un primo approccio apparentemente in contrasto tra di loro, siano invece una contenuta nell’altra. Facciamo particolare riferimento al libro di Ferdinando Boero – “Economia senza natura. La grande truffa”

Se è vero infatti che la natura è arrivata prima dell’economia, è altrettanto vero che oggi il mondo è governato da economisti che si rifiutano di tener conto dell’ecologia, e che guardano con superiorità a qualsiasi soluzione amica dell’ambiente. Non capiscono però che l’economia è un corollario dell’ecologia, e che potrà continuare a esistere solo se saprà essere un’economia della, e non senza, natura. Perché quest’ultima, prima o poi, presenta il conto.

Jorge Mario Bergoglio (Papa Francesco), nella sua ultima Enciclica, “Laudato sì” afferma:

“Il paradigma tecnocratico tende ad esercitare il proprio dominio anche sull’economia e sulla politica. L’economia assume ogni sviluppo tecnologico in funzione del profitto, senza prestare attenzione a eventuali conseguenze negative per l’essere umano. La finanza soffoca l’economia reale. Non si è imparata la lezione della crisi finanziaria mondiale e con molta lentezza si impara quella del deterioramento ambientale”.

Che cosa intendiamo per ambiente? Possiamo affermare che l’insieme dei luoghi frequentati abitualmente dall’individuo e dal gruppo al quale appartiene costituiscono quello che i geografi chiamano “spazio vissuto”, espressione che indica la territorialità umana, l’ecologia insediativa dell’uomo, l’ambiente di vita connotato da elementi come il senso di appartenenza, l’emotività, la storia personale e familiare, le vicende collettive della comunità.

Alla percezione dello spazio vissuto contribuiscono non solo le esperienze affrontate in prima persona, ma anche letture e narrazioni familiari che portano all’elaborazione mentale del senso del luogo.

Possiamo ragionevolmente dire che questi “spazi vissuti” sono quelle porzioni di territorio ricche di beni culturali, storici, artistici e naturalistici, che costituiscono di per sé bene paesaggistico, oggi tutelati definitivamente dal  “Codice dei beni culturali e del paesaggio”.

Paesaggi possono essere anche “visioni” o “pre-visioni” che ognuno di noi riesce ad avere o gli scenari che riesce a prefigurare, degli spazi, dei luoghi della memoria e del presente, i propri spazi appunto, quelli della quotidianità. Il loro variare dipende molto dalle nostre azioni di individui posti in una comunità che, con le sue regole, ne decreta definitivamente le trasformazioni. È questo il “paesaggio culturale” a cui dovremmo ambire e di cui dovremmo essere pervasi cercando di mediare tra le parti chiamate in causa.

 

Indispensabile, in questo contesto, è maturare e promuovere una sensibilità ambientale che aiuti amministratori e cittadini a comprendere come il nostro territorio non rappresenti solo una risorsa da “sfruttare”, ma anche e soprattutto una risorsa da preservare e tutelare, in quanto vera e duratura ricchezza; ricchezza competitiva, che possiamo strategicamente utilizzare, ora e in futuro.

 

Si tratta quindi di scegliere di essere cicala o perseguire gli insegnamenti dei nostri nonni che, come formiche, sono riusciti a preservarci l’immenso patrimonio ormai apprezzato ed invidiato in tutto il mondo.

In quest’ottica emergono tutti i temi che sono alla base di un buon governo, ovvero quelli che riguardano i beni comuni, oggi strategicamente legati ad uno sviluppo che non può più considerare l’economia slegata dalla natura; ciò che oggi sintetizziamo in quel concetto, spesso abusato e distorto, di sviluppo sostenibile:

Ambrogio Lorenzetti: La città del buon governo.

Sul consumo di suolo

Legato al patrimonio agricolo ed al paesaggio agrario fonti primarie dell’economia locale fondata su agricoltura e turismo rurale.

Azioni suggerite:

  1. sottoscrizione della proposta di legge redatta dal FORUM ITALIANO DEI MOVIMENTI PER LA TERRA E IL PAESAGGIO, per la “tutela del suolo e del paesaggio italiano”;
  2. adozione di un documento programmatico che incentivi la rigenerazione urbana per le nuove costruzioni, ponendosi come obbiettivo il consumo di suolo zero;
  3. promozione di un parco agrario, attraverso l’adozione della bandiera della pace dell’UNESCO strumentale per la difesa e la protezione dei tesori artistici e culturali in tutte le nazioni, da istituire nei territori rurali storici della Piana degli ulivi monumentali già inseriti nel paesaggio rurale storico d’Italia e premiati dal Ministero delle Politiche Agricole, Agroalimentari e Forestali.
    Tale misura diventa per noi strategica e propedeutica per ambire  alla candidatura della Piana degli Ulivi a patrimonio dell’umanità dell’UNESCO, che aggiungerebbe valore alla nostra enogastronomia con la creazione di un marchio di qualità dei prodotti della terra e del mare.

Conosciuto come il “ Patto e la Bandiera della Pace, fu ideata e disegnata da Nicholas Roerich il quale, deplorando la distruzione delle ricchezze artistiche nella prima guerra mondiale, concepì un trattato internazionale per la difesa e la protezione dei tesori artistici e culturali in tutte le nazioni, anticipando lo statuto e la protezione dell’arte e della natura dell’UNESCO, di circa 70 anni.

 

Sulla tutela del Borgo Antico

Con l’avvento del turismo di massa, il borgo antico si sta trasformando e tipizzando in alberghi diffusi, B&B, case vacanza e attività commerciali legate al turismo. Tutto ciò sta avvenendo senza alcuna programmazione  ma soprattutto non tenendo conto delle esigenze dei residenti. Il successo del Borgo Antico è da rintracciare proprio nel suo valore storico/sociale/architettonico fatto di abitanti, le “genti vive” che lo abitano, in quel mix eterogeneo di gruppi socialmente differenti all’interno della stessa area urbana sintetizzato nel concetto di mixitè.

Azioni suggerite:

  1. facendo riferimento alle politiche di rigenerazione integrata, volte a promuovere l’integrazione e la mescolanza sociale, crediamo sia di fondamentale importanza attivare politiche che favoriscano la mixitè, promuovendo la coesione sociale, la lotta alla segregazione e alla dispersione sociale e restituendo alla città gli spazi pubblici;
  2. favorire l’apertura ed il mantenimento di botteghe artigianali di eccellenza, (maestri d’ascia, lavorazioni del ferro battuto, falegnamerie, ecc.),
  3. valorizzare la cultura del mare e la storica marineria, completamente ignorata dalle passate amministrazioni, mediante l’istituzione del Museo del Mare attraverso la creazione di una Mappa di Comunità redatta con il coinvolgimento degli studenti delle scuole primarie e secondarie.

Rig centri storici

 

Sul monitoraggio della costa e sulla pianificazioni delle azioni a supporto di un turismo sostenibile – A cura di Giovanni Melchiorre

Per garantire il “corretto equilibrio fra la salvaguardia degli aspetti ambientali e paesaggistici del litorale monopolitano, la libera fruizione e lo sviluppo delle attività turistico ricreative” (art. 1 norme tecniche di attuazione del Piano Regionale della Costa), risulta fondamentale promuovere una relazione positiva tra tutela e sviluppo della costa.

Un modello di turismo sostenibile che riguardi la fascia costiera, con un’offerta che non duri solo i 2-3 mesi estivi, ma si sviluppi lungo l’intero anno, può essere attuato soltanto dopo un’accurata ricognizione dell’attuale stato dei luoghi ed una conoscenza di tutte le componenti culturali (storiche, fisiche, ambientali, paesaggistiche) degli stessi luoghi.

Negli ultimi 20 anni, la Città ha subito una crescita incontrollata di attività a supporto del turismo balneare, sulla base di strumenti di regolamentazione di rango comunale spesso in contrasto con le norme sovraordinate (regionali e nazionali). Lo stesso Piano Comunale delle Coste, il cui iter tecnico-amministrativo si è arenato dopo l’adozione del Novembre 2015, che molte aspettative ha indotto nella cittadinanza, risulterebbe comunque insufficiente a regolamentare l’attuale situazione di caos ambientale e paesaggistico che caratterizza la costa di Monopoli.
Infatti, la profondità della fascia demaniale che il PCC è chiamato a regolamentare risulta esigua, mentre, la maggior parte di “interventi” funzionali al turismo balneare sono stati realizzati su aree private, soggette, pertanto, alla pianificazione urbanistica comunale (P.U.G.).

Un tema di grande rilievo è quello della “gestione” della costa, con tutte le problematiche legate ai rischi, derivanti dall’elevata esposizione estiva a fronte di significative probabilità di crolli delle porzioni rocciose, ma anche di fenomeni quali l’erosione costiera delle porzioni sabbiose.

Azioni suggerite:

L’azione più importante per progettare un’offerta turistica di alto rango, che tenga conto della sostenibilità economica ed ambientale per attuare qualunque tipo di pianificazione territoriale (urbanistica, della viabilità, turistica, agricola, industriale, …) è il monitoraggio del territorio, fattibile con grande accuratezza grazie alla disponibilità di un’enorme mole di dati satellitari, disponibili giorno per giorno a costi molto vantaggiosi.

Fenomeni come l’arretramento della costa rocciosa e l’erosione delle porzioni sabbiose potrebbero essere conosciuti e studiati al fine di valutare le migliori soluzioni. La gestione delle spiagge, sia libere sia in concessione, risulterebbe molto più efficace, anche negli aspetti quotidiani, come l’oscillazione della linea di battigia e/o la gestione delle BVS (biomasse vegetali spiaggiate).
Tra le azioni già avviate che riguardano la costa vi è certamente il Piano Comunale delle Coste che, tuttavia, necessita di una profonda revisione prima dell’approvazione definitiva, azione questa che deve necessariamente partire dall’analisi delle osservazioni prodotte a seguito dell’adozione, con la massima partecipazione dei cittadini.

Risulta indispensabile, inoltre, programmare la rimozione di barriere e impedimenti al libero accesso al mare, con particolare attenzione al ripristino dei coni visivi.

 

Sulla Partecipazione

La tanto attesa partecipazione tra cittadini, lavoratori pubblici e amministratori, oggi disciplinata dalla L.R. N. 28 del 13/07/2017 per il perseguimento degli interessi generali, si è dimostrata negli anni passati un vero fallimento  (vedi tavoli partecipati nel progetto dell’area P1 dell’ex Cementeria e per la redazione del Piano Comunale della Costa)

Azioni suggerite:

Per favorire la partecipazione attiva e il civismo diffuso come fondamento di una comunità di cittadini è necessario:

  1. Disciplinare le forme di collaborazione tra cittadini, associazioni e amministrazione per la cura, la gestione condivisa dei beni comuni, attraverso l’adozione di un Regolamento della partecipazione attiva e per la collaborazione dei cittadini (prendendo spunto da città virtuose come Pistoia) da sottoporre a consultazione pubblica, sia attraverso incontri specifici dedicati alle realtà più attive del territorio, quali le associazioni, i comitati, il mondo della scuola, sia tramite la rete.
  2. valorizzare le libere forme associative;

 

Su Mobilità e spazi pubblici

Condividiamo e promuoviamo la visione e le proposte di riorganizzazione dello spazio pubblico al fine di migliorarne la qualità e la vivibilità, garantendo l’accessibilità e la sicurezza, che l’associazione #Salvaiciclisti Terre del Sud, in concerto con Terra d’Egnazia, ha redatto e proposto alle forze politiche monopolitane: “Mobilità urbana: la città che vorrei”

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Pubblicato da terradegnazia | Filed under Ambiente, Editoriale, Paesaggio, Territorio

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Piano comunale della costa fasanese – Cicale o Formiche ?

15 sabato Lug 2017

 

Piano Comunale della Costa fasanese – Obbiettivi, Speranze, Timori

 – Torre Canne 14 Luglio 2017 –

Pubblichiamo integralmente l’intervento del presidente di Terra d’Egnazia all’incontro sul Piano Comunale della Costa.

Il mio ruolo in questa conversazione, (come presidente TdE e attivista del MIC) ha l’obbiettivo di definire le parole chiave che dovrebbero essere al centro di un processo di redazione di uno strumento strategico di sviluppo come un PCC, anche attraverso alcune fondamentali notazioni generali sul Piano Regionale delle Coste, per cercare di far comprendere, soprattutto al pubblico intervenuto, di cosa stiamo discutendo e finire con alcune domande ai progettisti.

Le parole chiave

“spazio vissuto” – ecologia – paesaggio

L’insieme dei luoghi frequentati abitualmente dall’individuo e dal gruppo al quale appartiene costituiscono quello che i geografi chiamano “spazio vissuto”, espressione che indica la territorialità umana, l’ecologia insediativa dell’uomo, l’ambiente di vita connotato da elementi come il senso di appartenenza, l’emotività, la storia personale e familiare, le vicende collettive della comunità.

Alla percezione dello spazio vissuto contribuiscono non solo le esperienze affrontate in prima persona, ma anche letture e narrazioni familiari che portano all’elaborazione mentale del senso del luogo.

Questi “spazi vissuti” possiamo ragionevolmente dire che sono anche quelle porzioni di territorio ricche di beni culturali, storici, artistici e naturalistici, che costituiscono di per sé bene paesaggistico, oggi tutelati definitivamente dal  “Codice dei beni culturali e del paesaggio”: in particolare tra le aree tutelate dalla stessa legge vi sono:

“i territori costieri compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i terreni elevati sul mare;” (evocando la legge Galasso)

Alla fine degli anni ’90 ho dedicato circa due anni allo studio degli spazi vissuti di questo territorio ed in particolare del territorio fasanese. Qui dopo un’analisi di tipo territorialista, non ancora convenzionale  per quei tempi, venne fuori una suddivisione del territorio in quattro differenti ecologie, in particolare l’ecologia insediativa che definiva il fronte mare( e non solo) s’identificò come l’ “Ecologia dei Gozzi”.(metafora)

Paesaggi(citando anche il neonato “Selva in Festival”) sono anche “visioni” o “pre-visioni” che ognuno di noi riesce ad avere o gli scenari che riesce a prefigurare, degli spazi, dei luoghi della memoria e del presente,  i propri spazi appunto, quelli della quotidianità. Il loro variare dipende molto dalle azioni, le nostre, di individui posti in una comunità che, con le sue regole, ne decreta definitivamente le trasformazioni. E’ questo il paesaggio culturale a cui dovremmo ambire e di cui dovremmo essere pervasi cercando di mediare tra le parti chiamate in causa.

Indispensabile, in questo contesto, maturare e promuovere una sensibilità ambientale che aiuti amministratori e cittadini a comprendere come il nostro territorio non rappresenti solo una risorsa da “sfruttare”, ma anche e soprattutto una risorsa da preservare e tutelare, in quanto vera e duratura ricchezza; ricchezza competitiva, che possiamo strategicamente utilizzare, ora e in futuro.

Si tratta quindi di scegliere di essere cicala o perseguire gli insegnamenti dei nostri nonni, che come formiche sono riusciti a consegnarci l’immenso patrimonio ormai apprezzato ed invidiato in tutto il mondo?

Piano Regionale delle Coste

Il piano si prefigge di “garantire il corretto equilibrio fra la salvaguardia degli aspetti ambientali e paesaggistici del litorale pugliese, la libera fruizione e lo sviluppo delle attività turistico ricreative” (art. 1 norme tecniche di attuazione del Prc). In sintesi, il piano cerca di promuovere una relazione positiva tra tutela e sviluppo della costa.

Interessante appare la definizione dell’ambito territoriale di studio, ampliato in ragione della possibilità di comprensione dei fenomeni ambientali da analizzare. Infatti, considerata l’eterogeneità con cui si presenta l’intero territorio costiero regionale, non è stato analizzato un ambito di studio costante per tutta la regione, né sono stati utilizzati i confini amministrativi dei comuni costieri. Si è ritenuto più utile definire un ambito di studio a geometria variabile a seconda delle specifiche situazioni in cui si presenta la fascia costiera.

Ciò dovrebbe farci evitare di pensare ai molteplici tratti di costa come elementi lineari all’interno della fascia demaniale o dei trecento metri tutelati prima dalla Galasso (L. 431/1985) poi dal Codice Urbani (Dlgs. 42/2004 Codice dei Beni Culturali) ma permette di considerarli come ambiti integrati tra terra e mare dei quali occorre comprendere gli elementi generatori che ne regolano il funzionamento, indirizzando le attività antropiche(dell’uomo) in modo tale da esaltarne le peculiarità.

L’incrocio dei differenti livelli di criticità all’erosione e di sensibilità ambientale ha permesso di ottenere 9 distinti gradi di tutela, che costituiscono il riferimento normativo al quale tutti i comuni dovranno riferirsi nella redazione dei Piani Comunali delle Coste.

Altro aspetto di rilievo del Prc, quello di costituire uno strumento di pianificazione attraverso il quale la Regione possa coordinare e indirizzare l’attività degli Enti locali, ai quali sono state trasferite funzioni amministrative in materia di “rilascio di concessioni demaniali marittime”.

Il Prc quindi fornisce le linee guida, indirizzi e criteri ai quali devono conformarsi i Piani Comunali delle Coste.

Il Piano Comunale della Costa

Allo stesso tempo, la redazione del PCC deve però rappresentare un’occasione irripetibile per la salvaguardia e la valorizzazione dei contesti ambientali e paesaggistici legati ad una fascia di territorio che, partendo dalla linea di costa, si deve estendere verso l’interno ben oltre i 300 metri.

Ritengo che in questa ulteriore attività di previsione attribuita al PCC, risieda una possibilità unica in cui compiere un ulteriore sforzo finalizzato alla tutela di quelle risorse ambientali che, viceversa, rischiano di restare compromesse dalle trasformazioni, a volte irreversibili, che vengono continuamente operate sul territorio.

Per la stima della sensibilità ambientale quindi , si potrebbe riconoscere ad esempio l’approccio suggerito dal PRC, da cui si evince come la sensibilità non sia da valutare solo in funzione della situazione esistente nella fascia demaniale, ma anche di una profonda porzione del territorio a monte,(i corridoi ecologici(lame) che sfociano al mare dando vita alle calette e sorgenti, la piana olivetata, gli orti irrigui) integrando, e quindi facendo dialogare, nella fase di redazione del piano, aspetti legati al turismo con quelli del settore primario(pesca, agricoltura).

Partecipazione

“Il modo migliore di trattare le questioni ambientali è quello di assicurare la partecipazione di tutti i cittadini interessati, ai diversi livelli”. (Convenzione di Aarhus)

La Convenzione di Aarhus sull’accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l’accesso alla giustizia in materia ambientale è il primo e unico strumento internazionale, legalmente vincolante, che recepisce e pone in pratica tale principio, dando concretezza ed efficacia al concetto di democrazia ambientale.

Partecipazione e VAS

Che cos’è la VAS?

La VAS è un processo che concorre alle scelte di Piano per garantire adeguati livelli di protezione dell’ambiente e più in generale la promozione dello sviluppo sostenibile.

A differenza della VIA, la VAS si sviluppa in parallelo alla redazione del piano oggetto della valutazione, per assicurarne le opportune correzioni in corso di redazione e il monitoraggio nelle successive fasi di attuazione, avendo l’obiettivo di “contribuire all’integrazione di considerazioni ambientali all’atto dell’elaborazione e dell’adozione di piani e programmi […] che possono avere effetti significativi sull’ambiente” (art. 1 Direttiva 42/2001).

Il processo di Valutazione ambientale strategica dev’essere per legge progettato e condotto in modo il più possibile partecipativo.

Non essendo ancora in grado di dare un giudizio sul piano in fase di redazione, di cui non sappiamo bene a che punto sia la sua stesura, ed al fine di poter contribuire in maniera significativa a costruire il percorso progettuale e le scelte che si andranno ad operare, chiediamo  ai progettisti che sia precisamente spiegato:

se è stata avviata la procedura di verifica di assoggettabilità a VAS.( procedura finalizzata ad accertare se un piano o un programma debba o meno essere assoggettato alla procedura di Valutazione Ambientale Strategica)

Ss è in fase di redazione ed è disponibile il rapporto preliminare di verifica, che è parte integrante del Piano con l’elenco di tutti i soggetti interessati alla consultazione.

Se e in che modo si intende tenere conto dei contributi acquisiti in fase di consultazione.

Giambattista Giannoccaro

Presidente APS Terra d’Egnazia

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