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Progetto “Imarfa” – Inno al consumo di suolo e destini del bene comune nella Terra d’Egnazia

23 mercoledì Apr 2014

Posted by terradegnazia in Paesaggio, Territorio, Urbanistica

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Tag

Città Diffusa, Convenzione Europea del Paesaggio, Diritto di Cittadinanza, Golf, San Domenico, Savelletri, Sprawl

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Passano i giorni, passano i mesi, passano gli anni. E mentre il tempo passa e con esso le obbligazioni amministrative sancite dalla UE, dal governo e dalle regioni (in questo caso la Regione Puglia), l’amministrazione comunale di Fasano, nonostante le rassicurazioni del sindaco e della giunta, va spedito verso l’inadempienza e il conseguente commissariamento. Perché?

Del Piano Comunale della Costa non se ne sa nulla, tutto tace, e tutti. O quasi. A quanto ci consta l’amministrazione comunale di Fasano allo stato attuale delle cose, non s’è minimamente preoccupata di indire un tavolo di concertazione con la cittadinanza (enti, associazioni, ecc.), per condividere il quanto mai indispensabile e necessario Piano Comunale della Costa. Perché?

Ci sono una serie di concomitanze legislative, convenzioni, programmi, leggi, a partire dalla convenzione di Arhus, per passare alla Legge Regionale n. 44 del 14 dicembre 2012 che regolamenta la VAS (valutazione Ambientale Strategica). Il tutto ruta intorno alla Delibera di Giunta Regionale n. 2273 del 13.10.2011 relativa all’approvazione del Piano Regionale delle Coste, è stata ripubblicata nella versione corretta sul Bollettino Ufficiale della Regione Puglia n. 174 del 9/11/2011; dal giorno successivo a tale data, sono decorsi i termini previsti per la presentazione dei Piani Comunali delle Coste (quattro mesi). Il tavolo di concertazione, come è stato fatto nella vicina città di Monopoli, non è solo un diritto, è soprattutto un obbligo delle amministrazioni comunali. A Fasano nulla di tutto questo. E proprio per questo ci corre l’obbligo di porre ulteriori legittime domande.

Quali sono le attività pianificatorie di trasformazione del nostro territorio? Dove sono rese pubbliche? Come mai in questi mesi sui media locali non abbiamo letto un articolo di giornale che parli dei programmi di sviluppo territoriale del comune di Fasano? Dai siti istituzionali della Regione sappiamo che l’attuale amministrazione ha  in corso diversi progetti ma non se ne parla. Vorremmo capire in fine se si sta procedendo o meno per dotarsi di un Piano Comunale della Costa e se siano stati incaricati dei progettisti.

Nessuno che accenni minimamente a quanto ci apprestiamo a sorbire ancora una volta inconsapevolmente. Vogliamo dire grazie a chi ha salvato Fasano dal contrabbando creando nuovi posti di lavoro. Ma dovrete scusarci se siamo sbadati e un pò smemorati, o forse avremo anche letto da qualche parte, o qualche amico ce ne avrà parlato e lo abbiamo dimenticato, chiediamo a chiunque possa farlo, che ci illumini: com’è finita la storia dell’ (ve lo citiamo così com’è riportato nella Relazione Tecnica, per la verifica di assoggettabilità a VAS – Valutazione Ambientale Strategica),

“ACCORDO DI PROGRAMMA FINALIZZATO AL MIGLIORAMENTO DELLE CONDIZIONI AMBIENTALI, PAESAGGISTICHE E DI FRUIBILITA’ PUBBLICA DELLA COSTA MEDIANTE LA DELOCALIZZAZIONE DELLE VOLUMETRIE DEL COMPLESSO INDUSTRIALE MARMIFERO IMARFA SULLA STRADA PROVINCIALE SAVELLETRI-TORRE CANNE”?

Per la cronaca, in sostanza il progetto prevede (e ci scusiamo per chi legge se qui non si parla di immondizia, di commissariamenti e delle telenovele di sindaci, assessori e consiglieri):

1) Miglioramento delle condizioni ambientali mediante delocalizzazione delle volumetrie….

Ci stanno dicendo: vi togliamo un “ecomostro” (così il relatore, tecnico incaricato chiama l’ex stabilimento Imarfa, col chiaro obbiettivo di entrare nelle grazie degli ambientalisti o dei valutatori) in cambio di volumi da trasformare in residenze e di trasferirle dove più gli aggrada. Non gli bastano i volumi già realizzati… l’appetito vien mangiando.. e poi se è così facile procurarsi da mangiare, mangiamoci tutto.

2) Restituzione di un’area di servizio alla balneazione al comune con la demolizione dell’ “ecomostro”attraverso:

“il recupero e la messa a disposizione dell’area attualmente occupata dal complesso marmifero con la realizzazione di manufatti di facile rimozione (chiosco bar, servizi igienici,ecc.) e sistemazioni esterne (aree a verde, solarium, parcheggi, parco giochi per bambini, area sportiva,ecc.) al fine di creare una struttura pubblica di servizi per la balneazione.”

Non vi sembra che ciò sia più congeniale agli interessi delle strutture ricettive dei “proponenti” il progetto in questione? L’area dell’ex marmeria sorge proprio sul lato mare della….ex Masseria S. Domenico.

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L’area della Ex Marmeria nell’idea di progetto – Fonte: Sito Web Comune di Fasano

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Gli insediamenti e le aree d’intervento di S. Domenico a ridosso della ex Marmeria – Fonte:Sito Web Comune di Fasano

L’esempio emblematico più immediato sono le aree a ridosso delle scogliere sistemate a prato delle “Case Bianche”. Queste, lasciate per qualche tempo ad uso di tutti, oggi recintate con tanto di cartelli di proprietà privata, piantumate a canneto, che impediscono oltretutto il “cono visuale” per una libera fruibilità del panorama costiero, sono diventate di uso esclusivo dei clienti del Campo da Golf.

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Savelletri Località “Case Bianche” 2014

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Savelletri Località “Case Bianche” 2009

I nuovi insediamenti a ridosso di S. Domenico sorgeranno proprio sul tracciato della Via Traiana, su quei terreni dove, ancor oggi, si rinvengono, mescolati alla terra, resti del passaggio dei viandanti di epoca romana e medievale.

In “cambio” l’amministrazione sta dando la possibilità di realizzare un “ecomostro” ancor più grande. Pochi se ne rendono conto, quel “ecomostro” sarà travestito da insediamento sparso… il più sparso possibile, privato, recintato, così da occupare sempre più suolo agricolo, così da privarci dell’unica “arma” di autosostenibilità di lunga durata che ci rimane, la terra.

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I nuovi insediamenti e le aree d’intervento a ridosso di Borgo Egnazia – Fonte:Sito Web Comune di Fasano

Tante nuove unità abitative tra Borgo Egnazia e S. Domenico….evvai… vorremmo forse trasformare quest’ambito in un laboratorio sullo Sprawl, dove far esercitare i massimi studiosi della “città diffusa”?

Lame e insediamento

Le aree degli interventi – Fonte Sito Web del Comune di Fasano

3)Tutto ciò si sta attuando attraverso una Variante al PRG, e sulla procedura, visto che non troviamo evidenze e non siamo stati invitati ad esprimere un parere da semplici cittadini sensibili ai temi relativi alla trasformazione del proprio territorio, chiediamo delle risposte all’assessore ed al dirigente all’urbanistica:

  • 1) Dalla Relazione Tecnica si evince che è stata implementata la procedura di VAS (Valutazione Ambientale Strategica) ma non ci risulta l’invito a chi ne potesse essere interessato,( la cittadinanza attiva fasanese o le associazioni regolarmente iscritte nelle liste di questo comunead esempio) per permettere un “Tavolo Partecipato” così come previsto dalla Convenzione di Aarhus, cui l’Italia ha dato ratifica ed esecuzione con la legge 16 marzo 2001 n. 108, relativa all’accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l’accesso alla giustizia in materia ambientale. Come mai la cittadinanza non è stata informata, almeno attraverso i media, dell’inizio di tali attività e della procedura di VAS?

Sulla Valutazione Ambientale Strategica di piani e programmi che possono avere un impatto significativo sull’ambiente vi è la 

LEGGE REGIONALE 14 dicembre 2012, n. 44

L’accesso alle informazioni, le attività di comunicazione e consultazione e la partecipazione pubblica sono considerati elementi essenziali dell’azione amministrativa in materia ambientale. (art.19 comma 1)

In tale prospettiva si individua la VAS come processo idoneo a perseguire soluzioni condivise di pianificazione e programmazione, nella prospettiva dello sviluppo sostenibile.

  • 2. Non siamo a conoscenza di quali e quanti contributi ci siano stati da parte dei Soggetti Competenti in Materia Ambientale (SCMA) coinvolti dall’amministrazione fasanese, per la procedura VAS, visto che i termini fissati per l’invio degli stessi scadevano il 09/03/2014.
  • 3. Non siamo a conoscenza se l’amministrazione si sia attivata con la stesura di una bozza, o altro, del Piano Comunale delle Coste.
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NUVOLE E FANGO – Storie e controstorie della Terra d’Egnazia

17 giovedì Apr 2014

Posted by terradegnazia in Paesaggio, Territorio, Urbanistica

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Alberto Magnaghi, George Orwell, Golf, Lama d’Antico, Savelletri, Torre Canne

“Sapere dove andare e sapere come andarci sono due processi mentali diversi, che molto raramente si combinano nella stessa persona. I pensatori della politica si dividono generalmente in due categorie: gli utopisti con la testa fra le nuvole, e i realisti con i piedi nel fango”  [George Orwell]

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Savelletri, alba – Foto Chicco Saponaro

di Giambattista Giannoccaro

Ricordo una sera d’estate degli anni 70. Eravamo un gruppetto di piccoli pescatori impegnati a procurarci l’esca per la battuta di pesca della mattina successiva. Noi bambini sapevamo che lungo la banchina del porto si catturavano un sacco di gamberetti, ne erano ghiottissime bavose e ghiozzi. Beh, quella sera vi era una calma inquietante. Il porto di Torre Canne era completamente buio, ed il cielo non aveva ancora messo in mostra la grande luna piena che aspettavamo all’orizzonte, grande e rossa. Eravamo intenti con i retini a fare la nostra scorta di gamberetti della serata e sul più bello, dal nulla, comparve un signore alto e grasso che con fare minaccioso ci consigliò, in “chiaro” dialetto fasanese, di allontanarci immediatamente da quella posizione:

Wagliò… scitavinn da do!!! (Ragazzi… andate via di qua!)

E noi, ingenui e spavaldi rispondemmo con quel dissenso ingenuo di bambini, perché quel posto era il nostro micromondo, e guai a chi ce lo toccava: Ma perché? Noi veniamo sempre qui. E tu chi sei per imporci di andarcene???!!!

E lui urlando: Nan avet capejt allaur? Mu ve n’aveit a scì da do!!! (Non avete capito allora? Adesso dovete andar via di qua!) Perché?!….. non c’è perché!!!

E noi, come dei volpini, prima ringhianti e poi …spaventati, con la coda fra le gambe, raccogliemmo in fretta e furia secchiello e retino per sparire in un attimo. Non ci allontanammo di molto. Ci nascondemmo dietro un cespuglio del recinto di un orto costiero sopravvissuto ancora alla cementificazione, perché qualcosa non ci quadrava e volevamo capire perché quel signore era così arrabbiato ed infastidito dalla nostra presenza. In un batter d’occhio la banchina si popolò di furgoni e uomini. Subito dopo nel buio della notte comparve un motoscafo che, dal mare, a luci spente, si avvicinava alla banchina. Uno dei miei compagni di pesca e di avventure, non credeva ai suoi occhi nel vedere che fra quegli uomini sulla banchina c’era anche suo fratello maggiore. Lui era il più piccolo di nove figli di un pescatore della zona. Avevano un piccolo gozzo (vuzz), con il quale il padre si procurava da mangiare per i propri figli. Pescava quel che poteva, ricci, quando il mare non riusciva a dargli altro. Li vendeva sulla spiaggia già aperti e pronti per essere consumati.

Neanche il tempo di attraccare, cominciò un passamano velocissimo di grossi scatoloni verso i furgoni. Nel giro di 5 minuti il motoscafo sparì nuovamente nel nulla assieme ai furgoni, gli uomini e tutti gli scatoloni. Erano i tempi in cui tra Savelletri e Torre Canne si assisteva ad inseguimenti tra elicotteri della guardia di finanza e scafisti del contrabbando: sbarchi di sigarette a tutte le ore della giornata. A quei tempi si andava al mare con le famiglie, sei bambini ed una mamma in una FIAT 500; due ricci appena pescati, aperti e mangiati col culo nell’acqua; un polpo sbattuto, arricciato e diviso un cirro (tentacolo) a testa per essere immediatamente consumato. Con le biciclette, negli anni a seguire, scorrazzavamo liberi tra lame e masserie, ahimè ognuno con la propria fionda ricavata da rami d’ulivo, appesa al collo. Questa era munita di elastici ricavati dalle camere d’aria riciclate e caricatore in pelle, ricavato dalla linguetta di un vecchio (ma molto vecchio) paio di scarpe. Ci rifugiavamo sempre in un grande carrubo millenario, nella Lama d’Antico.

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Carrubo – Foto Chicco Saponaro

Poi arrivò (ma molto poi), l’”Operazione Primavera”. Il contrabbando “domestico” era stato nel frattempo fagocitato dalla Mafia. Le sigarette erano diventate il contorno di droga, armi, e vite umane. Poi arrivò qualcun’altro, l’ennesimo taumaturgo dedito a risollevare le sorti del territorio e soprattutto le sue. Ci doveva pur esser qualcuno per salvare il salvabile. Fu così che di colpo noi fasanesi ci siam fatti affascinare dai Resort a 5 stelle. Abbiamo preferito i campi da Golf (“in quei campi prima vi erano topi ed erbacce”, sono parole del sindaco di Fasano) e i villaggi disneyani, truccati da Borghi Antichi, imbellettati in stile Masseria Fortificata, alla faccia dell’enogastronomia e dei prodotti d’eccellenza della terra e del mare.

Dov’è finita la terra, gli orti, gli ortolani, i pescatori?! Tutto ciò lo abbiamo accettato in cambio di posti di lavoro? Ma non è la stessa musica sentita tra Taranto e l’ILVA? Ma certo!! Qui la posta in palio però non è l’inquinamento e lo svilimento di una città per le cause dirette di morte provocata, ma…  la nostra libertà’ e… la nostra terra. Ne vale davvero la pena?

Non siamo (e lo saremo sempre meno) più liberi di andare al mare. Quei posti dove ci sentivamo a casa nostra, dove il vicino di asciugamano era come il dirimpettaio di casa, con cui si divideva anche il pranzo, sono ormai in gran parte diventate di uso esclusivo di un “unico” privato e della sua bulimia conquistatrice di territorio di cui non si conosce ragione, o forse.

Produrremo sempre meno pomodori regina (se esistono ancora, visto che quelli prodotti sono per lo più degli ibridi) perché sarà tutto seminato a prato per il Golf, o per il giardino del Resort. L’acqua dei pozzi, un tempo salmastra, ottima per i nostri prodotti, sarà sempre più salata. Vogliamo rassegnarci al fatto che i poveri ortolani finiranno i loro giorni a curare i prati inglesi dei loro padroni? Al fatto che non avremo più pomodorini, cime di rapa, cucumarazz (barattieri), ecc., da esportare o da proporre a turisti?  E gli olivicoltori? Questi, assieme agli scomodi ulivi secolari (sradicati in questi giorni dalle euro-ruspe già all’opera), saranno decimati (anche grazie all’uso degli anticrittogamici per combattere la Xilella fastidiosa). Un’ottima soluzione per i signori del cemento e della speculazione, visto che gli ulivi secolari, con la legge regionale 14/07, non si possono più espiantare e vendere a migliaia di euro, pronti per prendere posto in lussuose ville del nord, se non addirittura per farne legna da ardere.

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L’Urlo – Foto di Giancarlo Bellantuono

Il problema è che ancora si fa fatica a comprendere la differenza fra ambiente e paesaggio. Se oggi possiamo parlare di paesaggio rurale pugliese nelle sue multiformi espressioni è perché la società contemporanea che lo richiede, lo “vede” però nelle forme trasformate della Terra. Il turismo culturale legge nei segni del lavoro umano, il paesaggio umano. Tutto ciò  richiede il concorso attivo delle energie istituzionali, economiche, sociali e culturali più innovative che puntano sulla tutela e valorizzazione delle straordinarie qualità del territorio pugliese e delle sue “genti vive”, per dirla alla Magnaghi (coordinatore scientifico del Piano Paesaggistico pugliese) per produrre un modello di sviluppo della regione di carattere endogeno, autosostenibile capace di produrre ricchezza durevole.

Dietro ogni potere egemonico c’è qualcuno consapevole che può essere “più facile dominare chi non crede in niente”, chi non ha ideali, chi non cerca quel sano spazio fra le nuvole, perché così resterà imbrigliato nell’indifferenza, diventando schiavo di quello stesso gioco di potere, finendo anch’egli con i piedi nel fango.

Non placheremo mai la nostra voglia di pensare e di divulgare quei sani ideali e principi o, come ci additò un giorno il sindaco fasanese, di essere“ipercritici”, se ciò si tradurrà in un fin’anche piccolo passo verso la libertà.

 

Foto: Chicco Saponaro, Giancarlo Bellantuono

 

I luoghi dell’identità

01 giovedì Ago 2013

Posted by terradegnazia in Cittadinanza, Territorio

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Capitolo, Case Bianche, Democrazia, Identità, luoghi, Sabrina Giannoccaro, Savelletri, Terra d'Egnazia

La democrazia urbana come antidoto all’alienazione sociale e al degrado, motore di un nuovo modello di crescita delle città

di Sabrina Giannoccaro

Vi sono luoghi che, per il tempo, le necessità, intime e meno intime, le abitudini del vivere quotidiano e per tante altre ragioni ancora, vengono definiti “LUOGHI D’IDENTITA” . Nelle città, nelle campagne, lungo il litorale, ovunque ci muoviamo sul nostro territorio, possiamo riconoscere i luoghi dell’appartenenza, legati a processi affettivi e alla memoria storica dell’intera collettività. Uno degli esempi più emblematici del concetto di luogo d’identità, sono “Le case bianche” sulla strada che va da Savelletri al Capitolo, ma potrei elencarne innumerevoli.

Le trasformazioni che sta “subendo”il nostro territorio e le modalità con cui questo sta avvenendo, avrà come conseguenza la perdita, non solo dell’identità dei luoghi, ma ancor più grave da un punto di vista antropologico, la perdita della nostra identità e senso dell’appartenenza.

Essere cittadini significa onorare la propria terra, difenderla, preservarla, custodirla e questo lo si può fare solo avendo un atteggiamento costruttivo, partecipativo e collettivo. La “Democrazia Urbana” è uno strumento che dobbiamo adottare ed auspicarci che diventi una consuetudine. Dobbiamo imparare a considerare il nostro territorio come una risorsa preziosa, ribadisco, non personale ma collettiva, di cui ognuno di noi è responsabile, nel bene e nel male. Non dobbiamo mai rinunciare ai nostri diritti, ma essere al contempo, impegnati in prima persona ad assolvere i nostri doveri di cittadini onesti e pretendere onestà da chi ci governa, quindi considerare la “partecipazione attiva” una delle forme più democratiche per il “controllo” nella trasformazione del territorio.

Difendere i luoghi d’identità equivale a difendere la nostra identità di cittadini.

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