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Terra d'Egnazia

~ 'Gnatia Lymphis iratis exstructa'

Terra d'Egnazia

Archivi della categoria: Cittadinanza

Infrastrutture, consumo di suolo, assetto del territorio

05 sabato Nov 2016

Posted by terradegnazia in Ambiente, Cittadinanza, Editoriale, Paesaggio, Territorio, Urbanistica

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Fasano, Infrastrutture, Mall, Ospedale, Palazzetto, Sport, Territorio

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“Il paradigma tecnocratico tende ad esercitare il proprio dominio anche sull’economia e sulla politica. L’economia assume ogni sviluppo tecnologico in funzione del profitto, senza prestare attenzione a eventuali conseguenze negative per l’essere umano. La finanza soffoca l’economia reale. Non si è imparata la lezione della crisi finanziaria mondiale e con molta lentezza si impara quella del deterioramento ambientale”.
Jorge Mario Bergoglio, “Laudato sì”

“Il nostro mondo è in pericolo. La curva dell’economia sale, ma la curva dell’ecologia scende. L’uomo, in equilibrio precario sulla crescita dell’economia, sta per essere travolto dalla decrescita dell’ecologia. La natura ce la farà: per lei non ci sono problemi… Piuttosto siamo noi ad essere in pericolo, a causa del nostro sconsiderato successo”.
Ferdinando Boero, Economia senza natura. La grande truffa

Alla c.a.
Ill.mo sindaco di Fasano, dott. Francesco Zaccaria

La prossima realizzazione di infrastrutture come il Palazzetto dello Sport, lo Shopping Mall, le lottizzazioni ad uso residenziale (come per il recupero della ex siderurgica Liuzzi), e/o le per opifici ad uso artigianale, agricolo e industriale, il nuovo Ospedale (il quale, per quanto sorgerà sul territorio di Monopoli e non sia di stretto interesse amministrativo della nostra città, si rivolge alle cittadinanze di un’area vasta in sui è compresa la nostra comunità), offrono non pochi spunti di riflessione sul futuro del nostro territorio, sulle incidenze e ripercussioni ambientali, economiche e sociali.

Si tratta di questioni di fondamentale importanza alle quali spesso la cittadinanza e ancor più la politica non prestano la dovuta attenzione. Ciò accade, spesso, a causa della quasi totale mancanza di sensibilità, attenzione e formazione di base riguardo la natura essenziale del territorio. Sembra radicata nella mentalità dei più, la convinzione che il territorio, e più in generale la terra, sia un bene di consumo usa e getta, non un bene necessario e assoluto, sul quale si fondano in modo perenne la comunità umana, le sue radici culturali, la sua storia, la sua economia, il suo futuro.

Vorremmo sottoporre alla città, all’ill.mo sig. Sindaco, alla giunta amministrativa, al consiglio comunale, il nostro punto di vista a riguardo, affinché si avvii un percorso di discussione e confronto, che coinvolga tutta la comunità locale, gli organi istituzionali e tutte quelle personalità che possono offrire punti di vista e competenze a beneficio del territorio.

Molto sinteticamente, riteniamo sia necessario, urgente e non più rinviabile affrontare il problema tenendo conto di tre punti cardini, tre colonne portanti sulle quali fondare la realizzazione di opere che inevitabilmente impatteranno con il nostro territorio: 1) rispetto dell’ambiente; 2) utilità delle opere al netto del rapporto costi/benefici per il territorio; 3) materiali e metodi di realizzazione.

Queste opere, da quella ritenuta più utile a quella per la quale molti vorrebbero fare a meno per le ragioni diverse (comprese quelle di natura ideologica), avranno il loro impatto con l’ambiente. E’ necessario quindi considerare le conseguenze idrogeologiche (deflusso delle acque pluviali), e agronomiche (erosione della biodiversità), il consumo di suolo e le conseguenti ricadute economiche e sociali.

In genere quando si parla di realizzazione di impianti, che siano sportivi, commerciali, nonché edifici destinati ad uso sanitario e/o abitativo pubblico e/o privato, non si può non pensare ai metri cubi di cemento armato che saranno utilizzati, ma anche a tutte quelle aziende, maestranze e manovalanze (e relative famiglie) del territorio, le quali potrebbero trarre vantaggio immediato o nocumento nel lungo termine, dalla realizzazione di queste opere.

Riteniamo che tutte le opere che presto interesseranno il nostro territorio, a seconda di come e dove saranno realizzate (metodi, appalti, tecnologie e materiali), potrebbero rappresentare l’opportunità di grandi benefici per il territorio stesso, una iattura o la combinazione di entrambe. E’ necessario, a tal proposito, che alle procedure di realizzazione, ai processi di programmazione, realizzazione e monitoraggio delle opere stesse, i portatori di interessi (la cittadinanza, più o meno organizzata), partecipino attivamente.

Cosa accadrà, ad esempio, a valle della realizzazione del nuovo ospedale e dell’outlet una volta realizzati? Non vorremmo trovarci difronte al ripetersi di quanto è accaduto, e in buona parte ancora accade, da Montalbano fino a valle in località Tavernese. Qui, nonostante nell’ultimo decennio sia intervenuta la realizzazione del canale di regimentazione delle acque che arriva fino a mare, e per il quale sono stati alterati e consumati decine di chilometri di territorio, fino alla ferita inferta alla duna fossile, il problema delle alluvioni non è stato del tutto risolto. Le condizioni attuale del canale, in cui si riversano rifiuti di ogni sorta, come ampiamente decumentabile e documentato, sono a dir poco vergognose.

Riteniamo siano necessari, una riflessione e un confronto pubblico, diffuso e condiviso con la cittadinanza, per addivenire alla ragione di un paradigma comune, un approccio cosciente e consapevole, riguardo le scelte della politica in tema di infrastrutture, poiché, come è evidente queste impattano spesso negativamente, tanto con l’ambiente, quanto con la comunità.

Giuseppe Vinci – Terra d’Egnazia (Onlus)

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Area ex Cementeria Monopoli – Considerazioni del Coordinamento Cittadino delle Associazioni, dei Comitati, dei Movimenti ed esponenti di Forze politiche di opposizione sulla convocazione del 21 ottobre 2014 della I Commissione Consiliare Urbanistica

15 sabato Nov 2014

Posted by terradegnazia in Ambiente, Cittadinanza, Territorio, Urbanistica

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Pubblichiamo il documento redatto, con considerazioni dal Coordinamento Cittadino delle Associazioni, dei Comitati, dei Movimenti ed esponenti di Forze politiche di opposizione, di cui Terra d’Egnazia è parte attiva, a proposito della convocazione dell’ultima convocazione della I Commissione Consiliare Urbanistica – Area ex Cementeria

Al Presidente della I Commissione Consiliare Urbanistica
avv. Giacomo Piepoli

e p.c.:
Al SINDACO del COMUNE di MONOPOLI
ing. Emilio Romani
All’Assessore all’Urbanistica del COMUNE di MONOPOLI
avv. Stefano Lacatena
All’Assessore all’Assetto del Territorio della Regione Puglia
arch. Angela Barbanente
Oggetto: Incontro Prima Commissione Consiliare Urbanistica aperta del 21 ottobre 2014. Considerazioni.

Con la presente il Coordinamento fa il punto sui lavori del Tavolo aperto ed esprime le sue considerazioni in merito al prosieguo dello stesso.
Sono ormai 11 mesi che continuiamo a chiedere le stesse identiche cose e l’Amministrazione, attraverso i suoi referenti al tavolo, invece di rispondere alle domande, monotonamente ripete: “…bisogna andare avanti”, “…la cosa più importante è demolire al più presto l’esistente” e, incredibilmente, senza aver chiarito né criteri né dati tecnici, “…attendiamo proposte dai cittadini”.

La convocazione del 21 ottobre scorso, a distanza di ben 7 mesi dalla precedente, non ha apportato alcuna novità e non certo per latitanza delle realtà di Cittadinanza Attiva. Fin dall’inizio, infatti, il Coordinamento ha presentato a più riprese contributi e documenti (sia di indirizzo teorico critico metodologico sia di carattere tecnico operativo procedurale) con un invito costante: regole e tempi certi, alti standard qualitativi, ambientali e progettuali. Inoltre il Coordinamento è stato promotore, lo scorso 9 maggio, di un incontro pubblico “Area ex Cementeria. Chiarezza Qualità Partecipazione”, con la presenza di esperti e amministratori (locali e regionali). Dai contenuti emersi durante l’incontro è scaturito un Documento tecnico che, frutto del coinvolgimento di esperti in varie materie, dopo esser stato consegnato pubblicalmente durante il Consiglio Comunale del 4 agosto 2014, non ha ricevuto ancora alcuna risposta da parte dell’Amministrazione. Eravamo convinti che ciò sarebbe avvenuto almeno in occasione del recente incontro della I Commissione invece il testo, e le questioni in esso contenute, non erano state nemmeno lette da chi di dovere.

Il Sindaco, presente all’incontro, ha elargito pillole di saggezza, interpretando le recondite ragioni (a lui sconosciute perché assente) dell’architetto Renzo Piano nel rifiutare l’incarico offertogli, e ha condiviso visioni urbanistiche “lungimiranti”, ipotizzando lo spostamento di volumi, ancora non meglio precisati, dal porto alla periferia urbana e avanzando l’ipotesi di stravolgere il neonato Piano urbanistico con la modifica della destinazione del previsto porto turistico, a nord di quello attuale, in un futuristico porto commerciale d’importanza nazionale. In concreto, il primo Cittadino continua a essere il fautore del rapido abbattimento a tutti i costi senz’alcuna idea di futuro per quell’area (sollevando peraltro perplessità anche sulla legittimità procedurale dell’opera).

Non un dirigente presente, per rispondere alle domande o per raccogliere richieste di atti e documenti, non un segretario a registrare e verbalizzare adeguatamente l’incontro. Nella sostanza la chiara sensazione di un incontro istituzionale di serie “B”, convocato solo per poter adempiere obblighi legislativi, senza alcun amore né attenzione alla partecipazione dei cittadini. Anche gli inviti, scarni e passivamente collegati solo a chi nei mesi ha tenuto duro, confermando di volta in volta la volontà di continuare a partecipare, evidenziano l’assoluto disinteresse per un autentico percorso di pianificazione partecipata.

La SoleMare, neo proprietaria dell’ex area Italcementi, unica in grado di rispondere sulla ripresa dei lavori di “demolizione” (guai a chiamarli di “bonifica”), sulle centraline di monitoraggio (spostate altrove nel momento in cui erano più necessarie), sulle ragioni della rinuncia all’incarico da parte di Renzo Piano (avendo la Società, da sola, curato i contatti con lo studio dell’architetto), neanche a dirlo era assente.

Un breve riepilogo. A metà dicembre 2013, le prime richieste, subito dopo la mobilitazione affinché non si permettesse alla General Smontaggi, ditta specializzata nella bonifica di zone industriali dismesse, di abbandonare il cantiere, sono state il monitoraggio degli agenti inquinanti presenti e la caratterizzazione di manufatti e terreni, in parte, ancora oggi, inevase.
Contemporaneamente era stata sollevata la questione della poca chiarezza sulle regole e sulla loro interpretazione, elementi fondamentali per passare alla fase operativa vera e propria.
Nel frattempo il Coordinamento aveva suggerito il coinvolgimento di un architetto di chiara fama, esperto sul tema della riqualificazione di un’area portuale e capace di valorizzare con tale intervento progettuale il water-front urbano e l’immagine complessiva della città, garantendo una progettazione di altissima qualità. Era stato avanzato il nome dell’architetto Renzo Piano di Genova, condiviso da tutti ma successivamente contattato dalla sola Proprietà privata, senza alcuna rappresentanza istituzionale e politica della comunità cittadina. Inoltre si chiedeva che la Commissione Urbanistica aperta esprimesse una sua rappresentanza, con competenze professionali specifiche, che presenziasse al tavolo tecnico, sul quale l’Amministrazione comunale e i tecnici dei Privati coinvolti, avrebbero affiancato il lavoro del progettista incaricato.
Infine il Coordinamento aveva sollecitato l’attivazione di processi partecipativi di pianificazione con l’ausilio di un facilitatore esperto o di un tecnico di garanzia e, soprattutto, l’estensione della stessa pianificazione all’intera area portuale (contestualmente alla redazione del nuovo Piano Regolatore Generale del porto di Monopoli). Nulla di tutto ciò è stato fatto in questi lunghi mesi.

Nonostante il rigore delle considerazioni esposte nel documento tecnico consegnato in Consiglio Comunale lo scorso 4 agosto, in cui si evidenziavano le criticità degli argomenti sopramenzionati, quando, dopo 7 mesi, è stata finalmente convocata la I Commissione consiliare urbanistica aperta non viene affrontato nessuno dei problemi sollevati, anzi, non viene detto assolutamente niente di nuovo. Peggio. Da un lato si difende la scellerata scelta della Proprietà privata di aver fatto ripartire i lavori di demolizione in assenza della centralina di monitoraggio (installata dall’Arpa all’inizio dell’estate e spostata qualche settimana fa a Gravina in Puglia per necessità di servizio). Si rifiuta la richiesta del Coordinamento, dei Consiglieri comunali del NCD (Angela Pennetti e Giovanni Palmisano) e del Consigliere comunale di “Manisporche” (Angelo Papio) di sospendere i lavori in attesa della reinstallazione di una efficiente centralina di monitoraggio delle polveri.

Tanto premesso il Coordinamento Cittadino, al fine di poter proseguire nella partecipazione ai lavori della I Commissione urbanistica aperta chiede il rispetto delle seguenti condizioni:

1. Immediata sospensione dei lavori di demolizione nell’area SoleMare fino alla ricolloca-zione della centralina di monitoraggio (da 2 mesi i lavori sono ripresi senza alcun controllo).

2. Designazione di un Segretario che garantisca:

la puntuale verbalizzazione degli incontri, con successiva pubblicazione sul sito web istituzionale del Comune;

la necessaria estensione degli inviti, oltre alle realtà di cittadinanza attiva (il cui elenco sarà fornito qui in allegato), alle diverse proprietà private presenti nell’area in esame, all’Autorità Portuale del Levante, all’Ufficio Regionale del Demanio, alla Capitaneria di Porto, alla Soprintendenza ai Beni Architettonici e Paesaggistici, all’Ufficio della Dogana, alle Utenze portuali (Armatori, Cooperative di pescatori, Cantieri navali, Circoli sportivi, Circoli nautici), alle varie realtà imprenditoriali presenti nell’area (Concessionari di aree demaniali, Esercizi commerciali, Distributori di carburante), alle Associazioni di Categoria cittadine, alle Organizzazioni studentesche e sindacali;

la raccolta delle richieste emerse durante gli incontri e il conseguente reperimento dei documenti o, se necessario, il coinvolgimento diretto dei Dirigenti di competenza.

3. Nomina di un Facilitatore professionista che coadiuvi il percorso partecipativo almeno nella sua fase di avviamento secondo metodologie normate e sperimentate.

4. Costituzione di un Tavolo Tecnico, che dovrà affiancare il professionista incaricato della progettazione generale, al quale sia presente, insieme a Comune, Utenze, Demanio, Autorità Portuale e Proprietari delle aree coinvolte, anche una Rappresentanza tecnica di tutte le altre realtà cittadine (Associazioni, Categorie lavoro, Studenti, Sindacati) presenti nella I Commissione consiliare urbanistica aperta.

Monopoli, 12 novembre 2014

Il Coordinamento Cittadino
delle Associazioni, dei Comitati, dei Movimenti
ed esponenti di Forze politiche di opposizione

segreteria operativa: antonio amodio – aman1410@live.it – tel. 3887402076

Di seguito i link del documento in tre parti, relativo alla manifestazione del 9 maggio 2014

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https://terradegnazia.wordpress.com/2014/05/21/monopoli-area-ex-cementeria-i-parte/

https://terradegnazia.wordpress.com/2014/05/

https://terradegnazia.wordpress.com/2014/06/

Area Ex Cementeria Monopoli Comunicato Stampa del 04/08/2014 del coordinamento cittadino di associazioni, movimenti e forze politiche di opposizione.

15 sabato Nov 2014

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COMUNICATO STAMPA (del 04.08.2014)
Il Coordinamento Cittadino delle Associazioni, dei Comitati, dei Movimenti ed esponenti di Forze politiche di opposizione di Monopoli, alla luce di quanto emerso nell’incontro pubblico sul “Nodo Cementeria”, svoltosi il 9 maggio scorso presso l’Auditorio di Musica d’Attracco, considerato che la I Commissione Urbanistica aperta non è stata più convocata dal 21 marzo scorso e nel contempo si è avuta notizia dalla Stampa dell’iniziale accettazione e successivo rifiuto dell’architetto Renzo Piano a progettare il Master Plan dell’Area Portuale di Monopoli, senza peraltro averne avuto alcuna comunicazione ufficiale, ha chiesto a un gruppo di professionisti di approntare una sintesi delle problematiche emerse intorno all’area interessata. Il documento allegato è il risultato di questo impegno assolto e il Coordinamento, nel presentarlo pubblicamente, lo sottoscrive facendolo proprio e sulla base di esso si riserva di chiarire, approfondire ed eventualmente riconsiderare la sua posizione e il suo ruolo al Tavolo della I Comissione Consiliare Urbanistica aperta.

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segreteria operativa: antonio amodio – aman1410@live.it – tel. 3887402076

RICOSTRUZIONE STORICA E CONSIDERAZIONI TECNICO-PROFESSIONALI
SULLA VICENDA DELL’EX CEMENTERIA E DELL’INTERA AREA PORTUALE

I dubbi interpretativi sulle norme relative all’area portuale di Monopoli

Il PUG adottato il 22 dicembre 2007 prevedeva per l’ambito portuale P1, indici urbanistici e diritti edificatori solo per l’area a monte di via Nazario Sauro, quella definita “di riqualificazione”, in ragione di un indice di 0,90 mq di superficie costruita per ogni metro quadrato di area. In alternativa, la norma permetteva la demolizione e ricostruzione della volumetria esistente nella sola area di riqualificazione, qualora questa avesse superato i diritti edificatori calcolati sulla base dell’indice, eventualità che tuttavia nella fattispecie non si verificava. In pillole, poiché la superficie dell’area di riqualificazione era pari a circa 37.000 mq, ne derivavano diritti edificatori per circa 33.000 mq di cui circa 10.000 per uso residenziale e 23.000 per terziario.
A marzo del 2009, poco prima di discutere le osservazioni al PUG, veniva assentita una variante con cui si approvava in maniera definitiva la lottizzazione SICIE, in seguito alle decisioni del Consiglio di Stato. Pertanto la superficie dell’area di riqualificazione si riduceva a 14.000 mq in quanto veniva sottratta una superficie pari a 23.500 mq. Quindi i diritti edificatori diventavano circa 13.000 mq di cui 4.000 residenziali e 9.000 commerciali.
Il PUG adottato il 22 dicembre 2007 non assegnava un indice edificatorio all’area per attività portuali, quella posta a valle di via Nazario Sauro e occupata dai fabbricati del Cementificio, in quanto questa superficie doveva essere ceduta al Comune. Tantomeno era prevista la possibilità di beneficiare della volumetria esistente, quasi per intero di tipo produttivo-industriale, per trasformarla in superficie costruita residenziale o terziaria.
Con l’approvazione delle osservazioni al PUG nel luglio 2009, tutto cambia, poiché la radicale modifica strutturale dell’articolo 26 del PUG Programmatico, produce conseguenze molto rilevanti in termini quantitativi.
Difatti l’indice urbanistico di 0,90 mq/mq previsto nel PUG adottato, viene suddiviso attribuendo lo 0,70 all’area di riqualificazione (a monte di via Nazario Sauro) e lo 0,20 all’area destinata ad attività portuali (a valle di via Nazario Sauro), stabilendo destinazioni diverse per i due ambiti ed aumentando al 40% la quota residenziale.
Ma un passaggio aggiunto nel testo della norma avrà come conseguenza l’aumento a dismisura dei diritti edificatori. Difatti l’art. 26, comma 6, stabilisce che il proprietario dell’area di riqualificazione possa optare per l’indice urbanistico di 0,70 oppure per la volumetria esistente nell’intero ambito portuale, dunque anche nell’area per attività portuali posta a valle di via N.Sauro. In buona sostanza questa piccola modifica consente di utilizzare – come base del conteggio dell’edilizia da costruire – tutta la volumetria esistente nell’ex Cementificio.
La stessa possibilità non viene contemplata per quelle proprietà che, come l’oleificio Marasciulo, insistono solamente nell’area per attività portuali. Eppure, nonostante tale stortura, la Giunta Comunale nel giugno 2012 ha approvato uno Schema d’Assetto – proposto dall’Italcementi – nel quale, contravvenendo alla norma testè citata, si riconosce anche all’oleificio Marasciulo, il diritto di demolire e ricostruire la volumetria dei fabbricati oggi esistenti nell’area per attività portuali.
In conclusione: attraverso le “osservazioni al Piano” si è compiuta una moltiplicazione delle superfici edificabili che sono così passate da 13.000 mq a 51.000 mq, introducendo, tra l’altro, una disparità di trattamento tra i due principali proprietari delle aree private dell’ambito portuale P1. Disparità che dovrà pur essere risolta nello spirito perequativo, ovvero di equa distribuzione di oneri e onori tra i proprietari di aree contermini, che caratterizza il PUG di Monopoli sin dai suoi principi basilari.

Ogni intervento urbanistico deve essere eseguito solo dopo un adeguato Schemad’Assetto Partecipato, d’iniziativa pubblica e approvato in Consiglio Comunale

Indipendentemente da questa situazione amministrativa, con le quantità edificabili cresciute a dismisura, occorre definire collegialmente i termini e le condizioni del processo decisionale che porterà alla costruzione di un importante pezzo di città, perseguendo gli obiettivi della massima trasparenza, condivisione e qualità.
Lo “schema di assetto” della zona P1 deve definire obiettivi strategici e contenuti progettuali tali da delineare in maniera chiara e comprensibile quale debba essere la configurazione fisica dell’insediamento conseguente alla trasformazione urbanistica, quale il suo ruolo nello scenario dell’intera città e nel corso dei prossimi decenni, quali nuove polarità funzionali esso si candiderebbe ad ospitare, quali centralità riuscirebbe a generare.
Lo schema di assetto, quindi, non può essere inteso solo come lo strumento attraverso cui dimostrare il corretto inserimento delle volumetrie private nell’area di studio e, ancor meno, giustificare le scelte progettuali in funzione di tali volumetrie (si pensi in particolare alle ipotesi di deviazione dell’asse di via Nazario Sauro formulate nello schema di assetto proposto dall’Italcementi nel 2011, determinate unicamente dalla necessità di dare sufficiente spazio ai volumi di proprietà privata).
Lo schema di assetto, al contrario di quanto sino ad oggi si è visto, deve essenzialmente definire la parte pubblica – nelle sue forme e funzioni – e come essa si relazioni alla parte privata; deve “spiegare” i nessi di relazione con il porto e le sue utenze, con la città, con la struttura urbana, con l’assetto morfologico, con le altre polarità funzionali, con l’impianto stradale, con il sistema della mobilità. Occorre guardare al breve e al medio-lungo termine, allo stato attuale e alle prospettive di sviluppo delineate nel PUG, con riferimento anche alle ulteriori previsioni progettuali definite lungo la costa nord-occidentale e inquadrate negli altri ambiti portuali P2 e P3.
Per le stesse ragioni, è indispensabile che lo “schema di assetto” sia coordinato
dall’Amministrazione Comunale – in quanto garante dell’interesse pubblico – e condiviso, nella discussione, con l’intera città. La rilevanza strategica dell’area interessata impone il più ampio coinvolgimento della popolazione con forme e modi che consentano la massima partecipazione della gente (con la formula, per esempio, di una Commissione Consiliare urbanistica aperta a tutte le realtà associative, culturali politiche e di categoria interessate, che svolga davvero in modo sostanziale ed efficace la sua funzione). L’iter progettuale, poi, deve passare attraverso un tavolo tecnico attorno al quale possano interfacciarsi i professionisti incaricati, i tecnici comunali dell’Ufficio di Piano e una rappresentanza degli organismi di cittadinanza attiva. La sua approvazione, infine, indipendentemente dalle procedure di legge in vigore, deve avvenire in Consiglio Comunale, luogo deputato a rappresentare la totalità della popolazione.

Qualità del paesaggio urbano e qualità dell’architettura.                            Soddisfare i legittimi interessi individuali in un quadro progettuale ampio, di alta qualità, che parta dagli interessi collettivi

Viste l’importante dimensione e la posizione strategica dell’ambito portuale in relazione al tessuto della nostra città, riteniamo decisivo, per il destino dell’identità di Monopoli, che la sua progettazione venga improntata ad obiettivi imprescindibili di alta qualità del disegno urbano e delle architetture.
Come misurare o definire la qualità di un progetto urbano o di architettura? Non è una materia in cui valgano formule precostituite e nel dibattito corrente gli argomenti possono portare in direzioni opposte. Ma un concetto che potrebbe forse definire la buona qualità di un progetto raccogliendo più adesioni che contrasti, è quello di adeguatezza.
Un buon progetto non è pretenzioso né sciatto, non è al di sopra o al di sotto delle righe ma cerca di essere adeguato alla circostanza in cui si genera e prende forma. Una circostanza che va considerata tutta assieme nei suoi diversi aspetti dell’economia, delle risorse, dell’etica, dell’estetica. Un buon progetto risponde in maniera adeguata alle aspirazioni di una comunità consapevole, cerca e trova corrispondenza con quanto la realtà richiede ed è sempre il frutto di una adeguata meditazione sui principi e sulle ragioni che lo sorreggono, condizione che lo pone al di sopra e al di là delle mode e delle forme espressive che si susseguono nel corso del tempo.
Monopoli vanta un impianto medievale e uno ottocentesco nobili e ben sposati tra loro, che hanno generato un disegno urbano in cui, a distanza di due secoli, la città ancora si riflette e si identifica. Abbiamo poi prodotto, in anni recenti, pessimi esempi di urbanistica “zigzagante”, conformata alla logica particellare e individualistica del prevaricante interesse privato. Esempi nei quali non sono leggibili, se non in piccole e sporadiche tracce, un disegno organico e complessivo della città moderna e una ragione condivisa della città stessa. Così la città offre di sé, ai suoi cittadini e a chi la conosce solo di passaggio, un’immagine duplice: ai nuclei storici fortemente riconoscibili nella loro identità, si giustappone una città sconnessa e senza connotati.
Se, come crediamo, per le città italiane e per Monopoli si apre nell’immediato futuro uno scenario di ristrutturazione urbana e di ripensamento sugli errori passati, questa occasione epocale non può essere trascurata e lasciata pascolare in un consueto processo decisionale di routine, ma deve diventare un germe di buone pratiche amministrative e un momento di riqualificazione urbana capace di irradiare effetti benefici al suo intorno.
Occorre riprendere a progettare la città partendo dalla forma dello spazio pubblico e dalla consapevolezza che una logica comunitaria debba tornare a sovrintendere alle trasformazioni urbane. Occorre riportare in primo piano il concetto di costruzione della città come fatto di interesse collettivo, condiviso tanto dagli operatori quanto dai semplici utenti; prodotto dell’ingegno in cui i cittadini si riconoscano e i visitatori riconoscano l’animo dei cittadini.

Il progetto della città e la forma dello spazio pubblico

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In sintesi, le recenti modifiche alle norme, successive all’adozione del Pug, hanno prodotto un consistente incremento di superfici edificabili nell’area di riqualificazione portuale, con conseguente oggettiva difficoltà di allocazione dei volumi.
Un approccio moderno, nello spirito dettato dall’attuale legislazione della Regione Puglia, impone un autentico percorso partecipato della città alle diverse fasi della pianificazione, con un’efficace strutturazione dell’organismo di coordinamento, che deve collaborare alla progettazione delle aree strategiche e contribuire alla riqualificazione dell’intero paesaggio urbano, interfacciandosi con un vero e proprio Ufficio di Pianificazione Integrata.
Il criterio di “adeguatezza” aiuta a definire e misurare la qualità di un progetto urbano o architettonico e consente a un’intera comunità di coadiuvare, se non condurre, processi complessi di trasformazione urbana condivisi ed esteticamente pregnanti.

Monopoli, 31 luglio 2014

Il Coordinamento Cittadino delle Associazioni, dei Comitati, dei Movimenti ed esponenti di Forze politiche di opposizione di Monopoli.

Il Territorio del Popolo Sovrano

15 lunedì Set 2014

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ambiente, Barbanente, beni comuni, città, Codice dei Beni Culturali, consumo di suolo, Ministero dei Beni Cultrali, Piano Paesaggistico Territoriale Regionale, Vezio De Lucia

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di Giambattista Giannoccaro

La vicenda del progetto da 70 mln di euro del resort a 5 stelle di Nardò (il caso Deighton in Salento ), che in questi giorni suscita scalpore, per la bocciatura del progetto da parte della Soprintendenza ai Beni Culturali e Paesaggio e della Regione Puglia, (il Governo Italiano minaccia di occuparsi direttamente della questione), anche se ha già avuto chiare risposte da parte del presidente Vendola e dell’assessore Angela Barbanente, a mio giudizio ha bisogno di un commento più approfondito di quanto i media si sono limitati a fare. Il popolo pugliese, quello attento, non indifferente, attivo nella salvaguardia del territorio per uno sviluppo reale, condiviso e di lunga durata, è in grado di argomentare sulla vicenda ma soprattutto vuole sviscerare i motivi reali che stanno portando l’Italia ed in particolare la Puglia a diventare terra di conquista e soprattutto quali mezzi abbiamo per limitare i danni già perpetrati.

Il 12 settembre presso il Giardino dei Limoni di San Benedetto, a Conversano, dove si è tenuta la 10^ edizione di Lectorinfabula, dall’ 11 al 14 settembre, si è svolta una conversazione moderata da Oscar Buonamano, con Vezio De Lucia e Marica Di Pierri. Vezio De Lucia ha ricordato, per chi lo avesse dimenticato, che in Puglia è stato adottato un Piano Paesaggistico, che ha grande valore strategico per lo sviluppo pugliese ma bisogna seguire le sue regole e che, tra l’altro, è stato redatto secondo il “Codice dei beni culturali e del paesaggio”. Successivamente, rispondendo alla domanda del moderatore su “chi si deve occupare della difesa del territorio” De Lucia risponde: l’articolo 9 della Costituzione italiana svolge ampiamente questa funzione.

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“La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.”

tutto ciò ha un unico valore fondante: l’interesse collettivo.

Come dimostra Paolo Maddalena, nel suo Libro “Il Territorio Bene comune degli Italiani”   estremamente importante “distinguere  la proprietà comune o collettiva che ha il suo fondamento nella “sovranità” , dalla proprietà privata che ha il suo fondamento nella legge,” ristabilendo un equilibrio che negli ultimi decenni di storia italiana è stato tutto sbilanciato a favore della proprietà privata.

E’ necessario fare un breve excursus sulle vicende urbanistiche più importanti, non solo degli ultimi anni, per cercare di capire come sono andate le cose e soprattutto quanto altro si sta facendo per finire di spingere l’Italia nel più breve tempo possibile alla sua morte, in tutti i sensi.

Nel 1963, vi fu il primo tentativo di Riforma Urbanistica alla legge urbanistica del 1942 (tutt’ora in vigore), che cercò di salvaguardare il diritto alla casa abbattendo i costi dovuti alla rendita fondiaria, in cui si prevedeva l’obbligo per i comuni di acquistare i terreni, secondo il loro valore agricolo, compresi nella zona da urbanizzare, di procedere in un secondo momento all’urbanizzazione e di vendere poi ai costruttori, a prezzi ragionevoli, il diritto di superficie per un determinato numero di anni. La legge venne bocciata dalla stessa Democrazia Cristiana, partito in cui era parte attiva nella corrente di sinistra, l’onorevole Fiorentino Sullo, ispiratore della riforma, spinta dalle lobby degli speculatori edilizi e sostenuta dai partiti di destra.

Nel 1977 con la Legge Bucalossi, meno ambiziosa ma sicuramente positiva, il “potere” del “ius aedificandi” venne spostato alla Pubblica amministrazione, non come una facoltà insita nel diritto di proprietà privata, allora non si parlava di “licenza” ma di “concessione edilizia”. Già era un buon passo avanti. Tutto però venne rimescolato purtroppo grazie alla stessa Corte Costituzionale che qualche anno dopo, stranamente, con sentenza n°5 1980 considerò il ius aedificandi inerente al diritto di proprietà privata che fece si che s’introducesse nel Testo Unico per l’Edilizia (d.p.r. 2001 n°380) la dicitura “permesso di costruire”. Si fini così per consegnare definitivamente nelle mani dei palazzinari i terreni agricoli, i beni artistici e storici dando maggior rilievo al diritto di proprietà privata, anziché opporre l’esistenza, costituzionalmente convalidata, di un “diritto di proprietà o super proprietà” del popolo sul territorio.

E’ necessario, spiega ancora Paolo Maddalena, far capire che la tutela del paesaggio, dei beni culturali, ecc., non costituisce assolutamente un limite alla proprietà privata, ma è espressione di una tutela diretta da parte dell’ordinamento giuridico di beni che appartengono al popolo a titolo di sovranità, mentre invece è la proprietà privata che costituisce un limite al diritto di proprietà collettiva del popolo sul territorio, in quanto la proprietà privata individuale deve assicurare la “funzione sociale” del bene che si ha in proprietà e non può essere in contrasto con l’utilità sociale o arrecare danno alla sicurezza, alla libertà ed alla dignità umana. (art 41 e 42 della vigente Costituzione Italiana) In sostanza “funzione sociale” e “utilità sociale” non si perseguono con la distruzione del paesaggio o del patrimonio storico ed artistico della nazione.

Contestualmente il già citato Testo Unico per l’Edilizia, ha ulteriormente aggravato la condizione delle nostre città a causa dell’abrogato art. 12 della legge 10 1977 (Bucalossi) secondo cui:

“i proventi da oneri di urbanizzazione dovevano obbligatoriamente essere utilizzati dai Comuni per le opere di urbanizzazione primaria e secondaria, il risanamento dei complessi edilizi compresi nei centri storici, le spese di manutenzione ordinaria del patrimonio comunale. E’ successo che con l’abrogazione di detto principio i comuni si sono sentiti liberi di impiegare dette entrate anche per le spese correnti, ed essendo queste ultime sempre crescenti, hanno cominciato ad allentare la guardia sulle autorizzazioni a costruire, o peggio a stimolare l’invasione del territorio, modificando piani regolatori, concedendo eccezioni e deroghe, chiudendo un occhio e più spesso entrambi, ed il fatto peggiore è che essendo diventati gli oneri di urbanizzazione un introito dal quale si aveva bisogno anno per anno, i comuni hanno accresciuto il numero delle costruzioni, allentando i controlli, cannibalizzando il territorio.” (Salvatore Settis)

In questi giorni sta per aggiungersi la proposta di legge Lupi:

Riforma Lupi art.8

«Il governo del territorio è regolato in modo che sia assicurato il riconoscimento e la garanzia della proprietà privata […] e il suo godimento».

“Per Lupi infatti urbanistica coincide con edilizia e la riforma è dunque finalizzata a trovare linfa per il settore immobiliare, stagnante. La soluzione è semplice: rendere virtualmente edificabile l’intera penisola, per rafforzare la rendita fondiaria attraverso l’istituzione dei diritti edificatori «trasferibili e utilizzabili […] tra aree di proprietà pubblica e privata, e liberamente commerciabili» (art. 12). Il «registro dei diritti edificatori» sancisce la finanziarizzazione della disciplina: si profila uno scenario di urbanistica drogata, dove perequazione, compensazione, premialità ed esproprio (sì, esproprio, cfr. art. 11, c. 2) sono ripagati con titoli tossici come in un gioco di borsa. Tutto il contrario della pianificazione.

La proposta legislativa fluttua nel completo distacco dalla concretezza fisica del territorio e dell’ambiente urbano che tenta di governare; lo slittamento dall’oggetto della pianificazione (città e territorio) alle procedure, genera, in sede di presentazione, affermazioni eversive disciplinarmente, politicamente e socialmente, tra cui spicca, per duplice grossolana aporia, «la fiscalità immobiliare come leva flessibile [sic] del governo del territorio». Ma lungo l’articolato trapela la vera passione del ministro: le grandi opere. L’istituenda DQT, Direttiva Quadro Territoriale, quinquennale e direttamente approvata dal presidente del consiglio dei ministri (art. 5), è configurata come un piano nazionale delle infrastrutture (affinché non ci si debba più confrontare con ponti sullo Stretto «proclamati e mai realizzati») che sovverte l’ordine delle cose, subordinando il paesaggio al governo del territorio, in contrasto col Codice dei beni culturali.”

di Ilaria Agostini

( http://altracitta.org/2014/08/04/urbanistica-tossica-lupi-sulla-citta-e-la-vostra-casa-si-deprezza/ )

E’ di oggi la dichiarazione a “Il Fatto Quotidiano” dell’ex Ministro Bray contro il taglio dei fondi al Ministero dei Beni Culturali:

“Tutelare il nostro immenso patrimonio artistico è un dovere”. Parla l’ex ministro della Cultura e ora direttore editoriale dell’Enciclopedia Treccani, Massimo Bray (Pd), intervenendo alla festa del Fatto Quotidiano in corso a Roma (13 e 14settembre – Isola Tiberina) durante il dibattito “Beni e mali culturali italiani” con Antonello Caporale (il Fatto Quotidiano), Rita Paris (Direttore Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma), Anna Maria Bianchi (regista) e Tomaso Montanari (storico dell’arte e blogger de ilfattoquotidiano.it). Il predecessore del ministro Dario Franceschini è critico nei confronti del piano del governo Renzi che prevede il taglio del 3% ai ministeri. “Credo – dice Bray – che non si può rispettare l’articolo 9 della Costituzione riducendo le risorse, già scarse, al ministero dei Beni culturali. Risorse che andrebbero, invece, aumentate. E’ necessario acquisire maggiore consapevolezza del valore del nostro patrimonio e cambiare le politiche nei confronti della nostra ricchezza storica”

di Annalisa Ausilio

( http://tv.ilfattoquotidiano.it/2014/09/14/beni-culturali-bray-tagliare-fondi-al-ministero-e-contro-costituzione/296457/ )

Il Territorio Bene Comune degli Italiani

01 lunedì Set 2014

Posted by terradegnazia in Cittadinanza, Libri, Territorio

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Maddalena a (1)

 

Il Comitato monopolitano di Salviamo il Paesaggio Difendiamo i Territori, in collaborazione con Donne per la Città – I Presìdi del Libro, Terra d’Egnazia ed altre realtà associative monopolitane e fasanesi, invita vivamente a partecipare, tutti coloro che hanno a cuore le proprie città ed i territori e vogliono esprimere con maggior forza il proprio diritto di cittadinanza, alle due giornate con Paolo Maddalena, Vicepresidente emerito della Corte Costituzionale.
1 e 2 settembre 2014

1 settembre 2014 ore 18.30 / Biblioteca dei ragazzi
Seminario/dibattito con Paolo Maddalena

Uscire dalla crisi con la Costituzione
Beni della natura, beni storici e culturali, beni dell’ingegno umano: in quali modi ci appartengono.
Economia, stato sociale e diritti nel rispetto della nostra Costituzione

2 settembre ore 19.30 / Conservatorio di Musica “Nino Rota”
Presentazione del libro di Paolo Maddalena “Il territorio bene comune degli Italiani” – Donzelli 2014

Libro madda


Conversazione tra l’autore e il pubblico

Introduce Domenico Di Leo, coordinatore di Salviamo il Paesaggio, Difendiamo i Territori / Monopoli

Paesaggi sonori a cura del Conservatorio di Musica “Nino Rota” Monopoli

 

Foto Madda


“Incontrare uno studioso e, ancor prima, una persona del valore di Paolo Maddalena è veramente un’opportunità straordinaria per tutte e tutti coloro che non si arrendono alla distruzione, in tutto il mondo, dei territori e dei diritti – diritti delle comunità e degli individui – in nome del “dio mercato”.

Leggere i suoi scritti o ascoltare una sua conferenza è come aprire finalmente le finestre per respirare aria pura scacciando l’aria stantìa, fritta e rifritta di tante banalità e luoghi comuni che ci tocca sentire ogni giorno per bocca di politici e opinionisti e che a furia di essere ossessivamente ripetute diventano senso comune.
E’ come far entrare luce, la luce della ragione e della cultura, per liberarci della cupezza del pensiero unico, quello per cui “non c’è alternativa”.

Invece l’alternativa c’è, come Paolo Maddalena ci mostra e ci insegna, con l’autorevolezza che proviene dalla sua profonda conoscenza delle dottrine giuridiche e dalla vastità della sua visione, che sa collegare costantemente elementi solo in apparenza distanti ed eterogenei e il generale al particolare.

Maddalena, è autore di saggi importanti, tra i quali ricordiamo “Costituzione incompiuta” (Einaudi 2013), scritto con Salvatore Settis, Alice Leone e Tomaso Montanari.

Nel suo ultimo lavoro, il fondamentale “Il territorio, bene comune degli Italiani” (Donzelli, 2014), – del quale in particolare, martedì 2 settembre discuteremo con lui – l’autore riesce a dimostrare in modo ineccepibile il collegamento tra la devastazione che subiscono i nostri territori, una visione distorta dell’economia (che, come diceva Oscar Wilde, assegna ad ogni cosa un prezzo e a nessuna un valore) e una altrettanto distorta interpretazione del diritto, che spesso finisce con l’assecondare proprio l’ideologia dell “Homo Oeconomicus”.

Tutto questo ci rende ostaggi di scelte che ci appaiono inevitabili e indiscutibili anche quando ne vediamo, tutti i giorni, gli effetti devastanti sulle nostre vite e sulla realtà che ci circonda.

Ci rende, in poche parole, prigionieri della “crisi”.
Una crisi i cui motivi sono tutti in quel perverso rapporto tra una visione dell’interesse economico ed un’ interpretazione del diritto, oggi ancora dominanti, improntate al privilegio dell’interesse particolare privatistico, in evidente contraddizione con il dettato della nostra Costituzione.

L’alternativa e le soluzioni ce le abbiamo tra le mani, soltanto che lo dimentichiamo:
abbiamo una Costituzione italiana (e, aggiungiamo, una Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea) largamente inattuata e che dobbiamo comprendere fino in fondo proprio per esigerne la completa applicazione.

Sarebbe come fare una specie di rivoluzione, realizzando finalmente uno stato sociale di diritto, così come fu immaginato dai costituenti.

Abbiamo il nostro territorio e la nostra Storia, che possono essere la soluzione ai problemi e non certo il problema, mostrandoci che solo nel rispetto delle risorse e della bellezza autentica del nostro patrimonio potremo conoscere uno sviluppo delle attività economiche realmente compatibile con la qualità della vita.

Come potete facilmente comprendere, si tratta di un’opportunità straordinaria per tutta la comunità pugliese, non solo per Monopoli.
Ed è una doppia opportunità, che permetterà a tutti coloro che lo vorranno di approfondire il discorso, di trarne spunti ed elementi da “portare a casa” e utilizzare concretamente nella vita delle nostre comunità e nel nostro essere cittadini italiani ed europei nel mondo globalizzato.

 

Parleremo dei “massimi sistemi”, perché essi ci riguardano, ma allo stesso tempo esamineremo casi molto concreti ed emblematici (emergenze ambientali, abusi, utilizzi distorti delle norme) che riguardano il nostro territorio.

Vi aspettiamo numerosi, con le vostre curiosità, le vostre domande e la vostra voglia di cambiare il senso del discorso pubblico.”

Domenico Di Leo – Coordinatore Salviamo il Paesaggio Difendiamo i Territori Monopoli

Monopoli – Area ex Cementeria – I Parte

21 mercoledì Mag 2014

Posted by terradegnazia in Cittadinanza, Urbanistica

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Il presente documento è stato redatto il 9 Maggio scorso in occasione del dibattito sul tema cementeria, dal Coordinamento di Associazioni e Movimenti Cittadini monopolitani, formatosi spontaneamente per la partecipazione attiva alla trasformazione dell’area ex Cementeria, ritenuta da tutti area strategica per il futuro sviluppo della città.Copertina3

– INTRODUZIONE –

Chiarezza, Trasparenza e Partecipazione: dal nodo cementeria al governo delle trasformazioni di una città

In queste pagine proviamo a riassumere in modo comprensibile per tutti la complessa realtà della trasformazione dell’area ex-cementeria, e soprattutto le questioni urgenti che essa pone a tutti i cittadini di Monopoli e a quanti, pur non risiedendovi, hanno a cuore questa città.

Mettiamo questo documento a disposizione di tutti le cittadine e i cittadini, di tutte le associazioni, i gruppi, i comitati, i movimenti e le forze politiche.

Monopoli va incontro a una serie di importanti mutamenti, nel suo aspetto esteriore e nella sua natura, nella sua struttura sociale ed economica: affinché un’intera cittadinanza possa decidere della trasformazione del suo habitat, è indispensabile che tutti siano informati ampiamente e in modo corretto.

Ecco perché, volendo fare scelte di qualità, è sempre indispensabile esigere da tutti i protagonisti delle vicende cittadine la massima chiarezza e l’assoluta trasparenza, così che ognuno sia messo nelle migliori condizioni per partecipare ed esprimersi.

Invitiamo quindi i lettori meno abituati a concetti e parole come “piani”, schemi, indici, a non lasciarsi spaventare e fuorviare da questioni che possono apparire “tecniche”:

è sempre bene non perdere di vista il fatto che dentro e dietro tutto questo ci sono decisioni da cui dipendono l’aspetto della città, il suo sviluppo economico e culturale, il suo ruolo nel contesto territoriale regionale e la sua collocazione internazionale, la sua reale vocazione turistica, la sua vita sociale, la salute psicofisica dei suoi abitanti.

In poche, sintetiche parole, si tratta di decisioni che riguardano direttamente e concretamente, la qualità della vita di tutti. E’ per questo che la partecipazione dei cittadini deve essere attuata in modo autentico e corretto: i processi partecipativi, quando seriamente attuati, sono gli unici strumenti in grado di permettere a tutti di sentirsi davvero protagonisti attivi e non passive comparse.Sono gli unici strumenti che possono riavvicinare i cittadini alla “res publica”, la cosa pubblica, cioè alla politica intesa nel suo significato più alto.

Ci piace ricordare come la politica sia nata all’interno della città proprio come discorso sulla “cosa pubblica”, e come la città appartenga a tutti i cittadini, i quali, proprio grazie alla partecipazione, tornano a prendersi cura del patrimonio che hanno ereditato.

Intendiamo il patrimonio nel senso ben spiegato da Tomaso Montanari (“Istruzioni per l’uso”, Minimum Fax 2014):

“Il patrimonio non è un’entità amministrativa, né una categoria economica; è, letteralmente, il retaggio dei padri, l’eredità delle generazioni che ci hanno preceduti. E’ ciò che ci definisce come famiglia, come comunità”. Lo stesso Montanari dice poco dopo: “(…) «La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione:» l’articolo 9 della Costituzione si lega all’articolo 1 («La sovranità appartiene al popolo»), perché, conquistando la sovranità, il popolo acquista anche un patrimonio, quello che un tempo era nella disponibilità del re. Così, parlando di patrimonio parliamo di cittadinanza, di sovranità popolare, di uno Stato inteso come comunità (…)”.

Anche il nome della nostra città è un patrimonio ereditato dall’illustre cultura dalla quale probabilmente discendiamo: quel nome è lì a ricordarci che Monopoli ha inscritta nel suo stesso nome la “polis”, il concetto di sfera pubblica e interesse collettivo.

In questo percorso il ruolo dei mezzi di informazione è fondamentale. Li ringraziamo tutti per il lavoro svolto finora e per quello che faranno ancora.


 

  • La partecipazione:  che cos’è e che ruolo ha

Assistiamo a una forte, crescente domanda di partecipazione, proprio nel senso del prendersi cura del nostro patrimonio, cioè del nostro territorio; un bene fondamentale, sul quale possiamo esercitare la sovranità popolare, come è espresso nell’articolo 1 della nostra Costituzione.

La partecipazione non è quindi una “moda” effimera, ma è alla base dello stesso principio di sovranità popolare espresso nello stesso art.1. Ecco quindi che i cittadini incalzano le amministrazioni su questioni decisive come la trasformazione del territorio.

Lo fanno ricordando con forza, a tutti gli attori in campo, che esistono valori superiori, come si suol dire “sovraordinati”, rispetto ad interessi particolari anche quando rilevanti.

La prepotente crescita di partecipazione che si è sviluppata negli ultimi anni ovunque, in Italia e nel mondo, sta stimolando la democrazia delegata e rappresentativa ad aprirsi e a rinnovarsi profondamente nelle sue ragioni e nelle sue pratiche. Questo è il fenomeno nuovo con il quale inevitabilmente la politica tradizionale dovrà confrontarsi in misura  crescente: la partecipazione dei cittadini alla vita della polis non deve esaurirsi al momento del voto.

Se ai partiti è giusto riconoscere un ruolo storico nella nostra società, è pur vero che in questo momento si verifica che la militanza negli stessi non sempre riesce a fornire una risposta adeguata e credibile al bisogno di partecipazione: in molti tendono a percepire le organizzazioni partitiche come “macchine del consenso” che mirano a gestire il potere per favorire la carriera di leader e aspiranti tali.

Accade che le persone, i cittadini, scoprano di volere e di poter rappresentare non più degli interessi individuali e “di parte”, ma interessi generali, comuni, collettivi: interessi quindi costituzionali, quelli sanciti dalla Costituzione italiana.


 

  • Il valore esemplare della partecipazione nel caso dell’area ex-cementeria

La vicenda dell’area ex-cementeria di Monopoli è un perfetto esempio di questa dinamica: a patto che si compia un reale sforzo di chiarezza e trasparenza, essa permette di comprendere quali sono le diverse visioni della città che in questo momento si confrontano.

La storia di Monopoli ci racconta di occasioni mancate, ma non abbiamo più intenzione e voglia di guardare indietro, bensì di individuare la via maestra per risolvere questioni ancora aperte.

Il tema della trasformazione di quest’area è importante per se stesso e in una prospettiva più ampia, che ci interroga su ciò che tutti noi vogliamo fare della nostra città.

A noi interessa porre questioni e proporre possibili soluzioni che riguardano e riguarderanno anche altre aree della città.

Vi è l’esigenza del portatore di interesse “particolare”, che muove dall’interesse economico soggettivo: interesse che nessuno disconosce ma che – come è sancito dagli articoli 41e 42 della nostra Costituzione – non può essere prevalente e soverchiante i diritti di un’intera collettività.

Non di meno, abbiamo l’esigenza della comunità dei cittadini, che è la vera proprietaria del territorio inteso nella sua globalità, come abbiamo ricordato sopra alla luce di quanto definisce la stessa Carta costituzionale.

Tra le due differenti prospettive l’Amministrazione è chiamata a gestire gli eventuali conflitti, dovendo comunque assumere come ruolo quello di tutela del diritto collettivo, evitando che questo sia limitato o addirittura negato da un pur rilevante interesse di natura privata.

Il tema della trasformazione di quest’area è importante per se stesso e in una prospettiva più ampia, che riguarda ciò che tutti noi vogliamo fare della nostra città.

Non siamo qui per partecipare all’ennesima puntata di un “match” tra attuali, precedenti o futuri amministratori, che rivendicano meriti e si rinfacciano demeriti, continuando a discutere sugli eventuali pregi e difetti del Piano Urbanistico Generale di Monopoli, il cosiddetto PUG.

A noi interessa porre questioni e proporre possibili soluzioni che riguardano e riguarderanno anche altre aree della città.


 

  • Gli strumenti della trasformazione di una città: alcune osservazioni relative al PUG

Uno strumento fondamentale, ma come vedremo non l’unico, a disposizione di una città per regolare e governare le sue trasformazioni è il suo Piano Urbanistico Generale, sinteticamente definito PUG.

In relazione al PUG di Monopoli ci interessa fare alcune osservazioni che derivano dalla semplice osservazione dei suoi effetti e delle sue contraddizioni. Nel fare questo sottolineiamo la nostra autonomia da appartenenze a schieramenti partitici.

Il PUG non è evidentemente riuscito a prevedere, e quindi risolvere in modo adeguato, il problema dell’area di cui parliamo. Questo ha generato rilevanti aspettative da parte della proprietà del tempo, la Italcementi, poi trasferite di recente alla “Solemare”.

C’è un limite strutturale nella concezione del PUG di Monopoli come in quello di altre città che si sono dotate in anni recenti di simili strumenti urbanistici: esso risiede nell’idea della cosiddetta “perequazione” o “compensazione”.

La perequazione e la compensazione pongono come fondamento di tutti gli interventi nel/sul territorio concetti come i cosiddetti “diritti edificatori” e i “crediti edilizi”, definiti da molti autorevoli tecnici e giuristi autentici “mostri giuridici”.

Ci rendiamo conto che alcuni anni fa, in particolare nel momento in cui gli enti locali sono stati messi in crescente difficoltà da tagli sempre più consistenti, i meccanismi della perequazione sono apparsi un utile strumento per promuovere trasformazioni urbane, ottenendo dai privati opere pubbliche in cambio di “premialità”, cioè di incentivi a costruire. Ma, come ormai tutti gli osservatori e gli addetti ai lavori più avveduti convengono, questa pratica, soprattutto quando non ben governata, ha sortito un po’ ovunque effetti collaterali indesiderabili, negativi e paradossali, generando nuovi problemi e non dando certo luogo a città più belle, razionali e vivibili.

Il giurista Stefano Lanza ha scritto “L’irresponsabile strada dei diritti edificatori e delle compensazioni urbanistiche”, e aggiunge “(…)i “diritti edificatori sono una balla, le “compensazioni urbanistiche” un regalo alla proprietà fondiaria (…)”. All’aberrazione dei “diritti edificatori”, introdotti dal piano urbanistico di Roma (giunta Veltroni), hanno dedicato interventi illuminanti e una importante opera di contrasto eminenti urbanisti come, tra gli altri, Edoardo Salzano, Vezio De Lucia, Paolo Berdini, Italo Insolera.

D’altro canto anche in casa nostra, in Puglia, come ci ricorda Nicola Signorile, autorevole  saggista e curatore della rubrica “Piazza Grande” su La Gazzetta del Mezzogiorno, “(…) il credito edilizio – introdotto furbescamente agli sgoccioli della giunta Fitto con l’articolo 7 della Legge regionale n.24 del 2004 – è stato abrogato con la successiva Legge regionale n.22 del 2006 (…)”.

I fondamentali studi dell’eminente giurista Paolo Maddalena, già presidente della Corte Costituzionale, dimostrano che l’idea di “ius aedificandi” «(…)contenuto nel diritto di proprietà privata è una pura favola»(vedi “Il territorio bene comune degli Italiani”, Donzelli 2014), spiegando come esso sia il risultato di una interpretazione discutibile e recente del diritto romano, peraltro smentita da ancor più recenti, importanti sentenze come quelle del Consiglio di Stato sez. IV, 29 dicembre 2009, nr. 9006, n. 119,  gennaio 2012, n.6656 del 21 dicembre 2012 e quelle delle Sezioni unite della Corte di Cassazione (nn. 3811 e 3813 del 16 febbraio 2011, 3665 del 14 febbraio 2011).

Come bene dice l’architetto Luisa De Biasio Calimani, nelle sue “Riflessioni sullo spazio pubblico”, “(…) da quando la politica considera la città poco più che un affare utile a risolvere i problemi di bilancio, il privato ha potuto assumere il posto di comando (…)”. Ci vorrebbero molte pagine per raccontare il disastro urbanistico e finanziario di Roma e di altre città “sedotte” dal meccanismo perverso della perequazione e non potremo certo farlo qui, rinviando ad altre future occasioni di dibattito.

A nostro avviso resta il fatto che il PUG di Monopoli è uno strumento che ha evidenti lacune e difetti: persino sulla corretta interpretazione delle sue norme relative all’area portuale (il cosiddetto ambito P1) c’è un dibattito molto forte, in corso ormai da alcune settimane. Riteniamo sia arrivato il momento per fare finalmente chiarezza anche su questo punto.

Malgrado i suoi vizi originari, il PUG ha alcuni pregi, insufficienti però ad affrontare e risolvere i nodi che oggi ci troviamo a dover sciogliere.

Anche il pioneristico tentativo di attuare una pratica partecipativa per Monopoli, con il “Partecipa PUG” non ha sortito gli effetti auspicati: erano altri tempi, evidentemente non ancora maturi.

Il clima in città è cambiato e ora finalmente le istanze partecipative bussano con forza.  La partecipazione rispetto alla trasformazione urbana non può quindi fermarsi a quell’esperienza ormai lontana.


 

  • Quali altri strumenti abbiamo a disposizione

Citiamo alcune parole della professoressa Angela Barbanente, docente di Tecnica Urbanistica e Pianificazione Territoriale presso il Politecnico di Bari, II Facoltà di Ingegneria di Taranto, Vice presidente della Regione Puglia, nonché assessore alla Qualità del Territorio: “(…) in Puglia non abbiamo un deficit di strumenti, anzi penso che ne abbiamo messo a disposizione tanti a favore dei territori delle comunità o degli enti locali. Forse abbiamo un deficit di visione, un deficit di capacità politica, di lavorare sulla base di sguardi ampi alla riqualificazione delle città e dei territori davvero come una opportunità di sviluppo. Abbiamo ancora una politica che lavora in termini di “cogliere l’occasione”, di attendere l’iniziativa privata, ed è incapace di svolgere il ruolo proprio del governo che è quello di guidare, di orientare, di costruire delle visioni che guardino, con lo sguardo largo di questo mondo globalizzato e puntandolo su quelle cose in cui possiamo competere, ovvero sulle peculiarità storiche e qualitative delle nostre città e dei nostri territori. Soltanto in questo modo possiamo utilizzare appieno gli strumenti che già abbiamo, e quando parliamo di strumenti stiamo attenti a non parlare di strumenti urbanistici in automatico ma dobbiamo fare riferimento anche agli strumenti finanziari o agli strumenti organizzativi, ad esempio, per promuovere la cultura della città e del territorio. Per cominciare a crescere ciò deve partire dai singoli professionisti ed arrivare ai singoli cittadini. Se non parte questa cultura sovraccarichiamo gli strumenti urbanistici di troppa responsabilità rispetto a quella che realmente hanno (…)”.

E dunque la professoressa Barbanente delinea con molta precisione il tema che si pone all’ordine del giorno: la ricerca di un senso più condiviso della città intesa come spazio pubblico e bene comune di chi la abita e la vive.

In altri termini ci dice che:

1) la politica deve avere una visione di ampio respiro culturale, sempre nel senso di tutela dello spazio pubblico, per sottrarsi a una logica fatalmente subalterna all’iniziativa privata; 

2) esistono vari strumenti messi a disposizione dall’Amministrazione regionale, ma che questi strumenti non sono automaticamente risolutivi.

Per far sì che questi ultimi abbiano efficacia e concreti risultati vanno sapientemente utilizzate le Leggi regionali:  n.21 del 29 luglio 2008 “Norme per la Rigenerazione urbana”,  n.14 del 10 giugno 2008 ““Misure a sostegno della qualità delle opere di architettura e di trasformazione del territorio”, n.44 del 17 dicembre 2013, “Disposizioni per il recupero, la tutela e la valorizzazione dei borghi più belli d’Italia in Puglia”e, naturalmente, il Piano Paesaggistico Territoriale Regionale (Decreto della Giunta Regionale del 2 agosto 2013).

A questo punto lo stesso PUG di Monopoli andrebbe inquadrato, riletto e più correttamente interpretato nella direzione tracciata dalla leggi appena elencate.


continua…

C’è chi conosce il prezzo d’ogni cosa e il valore di nessuna…

10 venerdì Gen 2014

Posted by terradegnazia in Cittadinanza

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La famosa citazione di Oscar Wild, presa in prestito dal Comitato Costa Libera di Monopoli nel comunicato stampa di ieri sera, per sottolineare come si amministra la cosa pubblica nella città monopolitana.

Alle 18:30 di giovedì 9 Gennaio si è svolta, nella saletta del Bar Radar, la Conferenza Stampa del Comitato Costa Libera Monopoli e del Circolo Cittadini Monopoli dove è stata esposta alla cittadinanza tutta la vicenda processuale legata al destino dell’immobile ex “Istituto Suore delle Ancelle” , la cui alienabilità è stata inspiegabilmente concessa dall’amministrazione comunale, con grande superficialità e celerità lo scorso 9 Dicembre 2013. La novità è che 8 consiglieri, alcuni di loro già favorevoli all’alienazione dell’immobile, dopo aver acquisito gli atti processuali completi, stranamente non messi a disposizione nella stessa seduta consiliare del 9 dicembre scorso, chiedono la convocazione del consiglio comunale per rimettere tutto in discussione, fare chiarezza e rimettere al voto.

Aria di novità e di riscatto si respira nella cittadina monopolitana dove, dopo anni di torpore, grazie alle azioni di cittadinanza attiva, senso civico e partecipazione fanno proseliti. 

Pubblichiamo integralmente il comunicato stampa con la ricostruzione della vicenda.

Siamo qui per parlare di un caso esemplare. E sicuramente è solo una delle tante situazioni, piccole e grandi, che mostrano tutti i limiti dell’attuale politica dei partiti di questa città e, al tempo stesso, dimostrano quanto la vigilanza, il controllo, l’azione popolare dei cittadini siano oggi importanti. Forse solo così sarà possibile riavvicinare davvero le persone alla politica, restituendole il suo significato originario di cura della polis, della cosa pubblica.

Lo vediamo da quanti si avvicinano a noi per segnalarci problemi e abusi, questioni molto concrete che hanno bisogno di trovare giuste soluzioni politiche.

E noi siamo qui proprio per questo: per accendere i riflettori, più ancora di quanto non abbiamo già fatto nei giorni scorsi, su una decisione assai discutibile, inopportuna e intempestiva presa dalla politica locale. Siamo qui per chiedere civilmente ma con fermezza alla politica locale di rimediare a questo pasticcio, adottando una giusta, trasparente e non ambigua soluzione politica.

Ringraziamo tutta la stampa, per l’attenzione e la puntualità con la quale segue le nostre azioni e siamo certi che non mancherà di tener viva l’attenzione su quanto diremo e accadrà. Siamo davvero convinti del ruolo essenziale di una corretta informazione, che fornisca a noi cittadini le notizie, che permetta di conoscere opinioni diverse e pungoli la politica così come anche noi, per quel che possiamo, cerchiamo di fare.

La nostra non è “antipolitica”, ma il dialogo serrato di noi “rappresentati” con i rappresentanti, chiamati a onorare, con i loro atti concreti, il senso del mandato che hanno ricevuto. Noi stiamo facendo la nostra parte, ma ora sta ai consiglieri comunali di maggioranza e opposizione fare la loro, non tradendo la fiducia che i cittadini hanno riposto in loro, affinché tutelino il bene comune, ciò che appartiene alla collettività, non subendo o assecondando gli interessi di qualche privato.

E’ per questo che apprezziamo la volontà dei sette consiglieri comunali che stasera sono qui con noi e hanno fatto propria, sottoscrivendola, “mettendoci la faccia”, la nostra istanza di convocazione di un Consiglio Comunale monotematico per ridiscutere e, vogliamo sperare, annullare la sciagurata delibera del 9 dicembre scorso. Li ringraziamo tutti, a cominciare da coloro che il 9 dicembre avevano votato a favore di quella delibera e, dopo essersi confrontati con noi, acquisendo nuovi elementi che non erano stati messi a loro disposizione, hanno riconsiderato la loro posizione. Con ciò hanno accettato di pagare il prezzo delle inevitabili critiche che, da più parti, li hanno investiti. Noi siamo loro grati, a prescindere dalla sigla partitica di maggioranza o opposizione di cui sono esponenti. Sono esponenti, e questo ci pare un elemento non trascurabile, di entrambi gli schieramenti. Così come siamo grati nei confronti dell’Avvocato Risimini, che ha messo a disposizione la sua competenza giuridico-amministrativa per produrre la nostra istanza.

Tutto ciò ci pare illustri abbastanza efficacemente il modo in cui intendiamo il nostro ruolo: non siamo “partiti” e non ci sostituiamo ad essi, né siamo eventuali emanazioni dei partiti. Al di là delle legittime (e spesso diverse) idee e simpatie politiche di ognuno dei nostri membri, siamo convinti che sia essenziale dialogare con tutti, anche con tutti i politici: non certo per identificarci con loro, ma per sfidarli sulla concretezza delle soluzioni e sulla coerenza tra le idee e i fatti.

Veniamo quindi alla vicenda, che forse sarebbe passata nella distrazione dei più, nella strana atmosfera di questo Natale al tempo della crisi. Una crisi che colpisce senza pietà le famiglie, i giovani e gli anziani e non risparmia i Comuni, che vedono i loro bilanci falcidiati dalle politiche di austerità. Eppure questo Natale qualcuno che ha ricevuto un dono assai gradito c’è stato: si tratta delle Suore delle Ancelle e, con loro, tramite loro, di qualche imprenditore del mattone. Nelle non appropriate vesti di Babbo Natale, il Consiglio Comunale, che il 9 dicembre scorso, con un voto sorprendente, è riuscito a votare contro l’interesse del Comune, cioè contro l’interesse della collettività di Monopoli. La generosità è bella, quando la si pratica non impiegando le risorse altrui, come invece è accaduto il 9 dicembre, quando la maggioranza dei consiglieri ha assunto una decisione incomprensibile e ingiustificabile. Decisione assunta “per conto” dei cittadini, rinunciando a far valere un diritto che tutela tutta la cittadinanza, e rinunciando così alla possibilità di acquisire un bene immobile di notevole valore economico: quello occupato dalle Suore delle Ancelle fino al 2008 e, da allora, rimasto inutilizzato.

Tutto ciò in tempi di crisi, sapendo delle scarse risorse economiche disponibili, davanti alla drammatica situazione dell’edilizia scolastica e la ben nota carenza (assenza) di spazi pubblici a beneficio dell’intera comunità (giovani, anziani, associazioni). Senza contare il fatto che il bilancio comunale ogni anno paga ingenti somme sotto forma dei fitti passivi per una serie di uffici, proprio perché “non disporrebbe” di immobili adeguati ad ospitarli.

Sempre più monopolitani, apprendendo questa notizia, restano increduli e si pongono alcune semplici domande: come è stato possibile? Per quali motivi? “Cui prodest”,ovvero chi trarrà vantaggio da questa scelta autolesionistica? E’ possibile tornare sui passi di questa scelta?

Perché di una scelta autolesionistica quella delibera sembra avere proprio tutte le caratteristiche.

Affinché ogni cittadino possa farsi un’idea e valutare il comportamento dei rappresentanti politici di questa città, forniamo qui una sintetica ricostruzione della vicenda. Prima però provate a immaginarvi questa storia come se fosse un “match” di calcio nel quale, due squadre, le Suore e il Comune stanno sfidandosi. Un “match” infatti c’è o, meglio, c’era: dal 2010 esiste un contenzioso tra le due parti, avviato dalle Suore e fino a tutto il 2012 il Comune di Monopoli si è fieramente opposto, ritrovandosi, come vedremo, persino in vantaggio. Le suore attaccano, ma il Comune di Monopoli, grazie ad una solida difesa, non subisce goal, ma passa in vantaggio con una classica azione in contropiede. Certo, il match non è ancora giunto al termine e, come si sa, fin quando l’arbitro (il Giudice) non fischia la fine (cioè non firma la sentenza) può ancora succedere di tutto. Così le Suore possono continuare a cercare il pareggio e il sorpasso, senza risultati. Ma all’improvviso (colpo di scena!) la squadra in vantaggio stupisce tutti con una spettacolare e rapida azione che fa goal: nella propria porta. Un clamoroso autogoal. Gli autogoal nascono da infortuni ed errori, oppure dalla volontà distorta di un calciatore che, per motivi extra-sportivi, decide di nuocere alla squadra della quale veste la maglia. Non è finita qui, perché dopo aver regalato il pareggio agli avversari, il Comune fa anche di più, abbandonando il campo e regalando quindi alle Suore una vittoria “a tavolino” (“a banco del consiglio comunale”…).

E ora i nudi fatti, che illustrano le fasi di questo strano e sorprendente “match”.

Nel dicembre del 1954 il Consiglio Comunale (Sindaco Vito Giannuli) delibera di vendere il suolo di viale delle Rimembranze alle Suore. Non si tratta di una vendita “normale”, ai correnti prezzi di mercato: è, a tutti gli effetti quasi una donazione, per la quale il Comune ottiene un introito simbolico, tenendo conto del fatto che le Suore all’epoca pagarono un importo di circa 238 volte inferiore rispetto a quello che avrebbero dovuto pagare normalmente. Questo è esattamente quanto dimostrato proprio dal Comune di Monopoli, tramite la sua Avvocatura in una delle difese depositate nel corso del procedimento e costituisce una clamorosa smentita di quanto affermato testualmente dal Sindaco Romani nel corso del Consiglio Comunale del 9 dicembre (“il Comune negli anni è stato ampiamente ripagato dalle Suore tramite l’attività scolastica da loro condotta”). A noi risulta che le Suore abbiano già ricevuto, all’epoca, un cospicuo vantaggio in considerazione delle finalità educative, religiose e sociali che sembravano ispirare, all’epoca la loro volontà.

Ci piace anche ricordare al Sindaco e a quanti, troppo spesso se ne dimenticano, l’Articolo 33, terzo comma, della Costituzione della Repubblica Italiana, che recita: “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”. Lo Stato, tramite il Comune, già nel 1955 si attribuì un onere, rinunciando ad una richiesta economica congrua, e non ci pare che sia stato “ampiamente ripagato”. Anche per il semplice motivo che le Suore hanno svolto, finché ne hanno trovato una convenienza economica, un’attività di cui i monopolitani potevano usufruire a pagamento e non gratuitamente.

Con il contratto di vendita del 1955, il Comune, pur nella sua estrema generosità con le Suore, con notevole lungimiranza, pose un doppio vincolo a sua tutela: le Ancelle si impegnavano infatti ad una precisa ed esclusiva destinazione d’uso, la realizzazione e il funzionamento della scuola, e accettavano il divieto di alienare a terzi il suolo e lo stabile ivi costruito. Le Suore quindi, giustamente, non avrebbero potuto ricavare lucro rivendendo l’immobile o cambiandone l’utilizzo, destinandolo ad altre attività non aventi le stesse finalità socio-educative.Il mancato rispetto anche di una sola delle due condizioni sottoscritte dalle due parti avrebbe comportato il reintegro del suolo e dell’eventuale fabbricato nella proprietà del Comune. Vogliamo ricordare che l’Amministrazione dell’epoca era guidata dalla Democrazia Cristiana, non certo da “pericolosi bolscevichi”: pur se ben disposti verso l’Ente religioso, amministratori e consiglieri di quel tempo non avevano smarrito la bussola che indicava loro dove fosse il bene comune.

Nel 2007 le suore cessano le attività scolastiche.

Nel 2010 viene approvato il PUG, in cui il suolo viene caratterizzato come “contesti urbani consolidati per servizi pubblici a standard di quartiere”.

Nel 2011 le suore promuovono due azioni:

  • la prima dinanzi al TAR, per impugnare il PUG, chiedendo un cambio di destinazione d’uso da “contesti urbani consolidati per servizi pubblici a standard di quartiere” a“residenziale”. Il TAR rigetta l’istanza delle suore:“Goal” del Comune di Monopoli! Nella loro sentenza i giudici amministrativisti dicono testualmente: << L’inadempienza di uno dei patti di cui sopra autorizza il Comune a procedere alla reintegra in proprio favore del suolo o degli eventuali manufatti e pertinenze >>. Un precedente di enorme importanza a favore del Comune.
  • la seconda dinanzi al Tribunale Civile, chiedendo di rimuovere sia il vincolo di inalienabilità, sia quello di destinazione a scuola. Il giudizio è giunto al termine e la sentenza è prevista per il mese di ottobre 2015. Per giunta sarebbe possibile, a quanto pare, chiederne l’anticipo.

Alla fine del 2012, le ancelle avanzano una proposta di transazione, con la quale chiedono ancora una volta che sia eliminato il vincolo di inalienabilità. A seguito di quest’ultima istanza, l’Amministrazione chiede un nuovo parere alla sua Avvocatura, la stessa che in modo incisivo e fino ad allora vincente, aveva difeso pienamente le ragioni del Comune e, sorpresa, ottiene un parere che, improvvisamente, a dispetto di quanto sostenuto in sede processuale, apre la porta ad una possibile transazione sul vincolo di inalienabilità, tacendo tuttavia su quello di destinazione d’uso.

A quanto pare, secondo quanto riportato dalla stampa, l’Amministrazione incassa questo parere incompleto e, già da gennaio 2013, prepara una delibera favorevole alle Suore, che tiene nel cassetto fino a dicembre 2013. Quando, nella seduta del consiglio comunale del 9/12/2013, il Comune, dopo aver ripetutamente richiesto la restituzione del suolo e dell’immobile (come previsto contrattualmente) con la delibera n. 51, rinuncia a far valere l’inalienabilità e, inopinatamente, accoglie l’istanza delle Suore.

A nulla valgono le poche voci che, in quella sede, si sono levate a contestare una scelta che appariva intempestiva e incongrua. Ed è apparso evidente che i consiglieri non siano stati messi nelle condizioni di valutare la questione avendo a disposizione tutti gli elementi necessari. Elementi che noi, dopo una faticosa ricostruzione stiamo mettendo a disposizione della pubblica opinione.

E’ stato detto da qualcuno che l’immobile di Viale delle Rimembranze sarebbe un “rudere”: non ci pare che sia così, poiché fino al 2008 è stato utilizzato come scuola. Se l’incuria da parte della proprietà ha causato un degrado sta al Comune richiamare la stessa proprietà ai suoi doveri o, in alternativa, adoperarsi in tutti i modi per tutelare la sicurezza dei cittadini. Finanche giungendo a requisire lo stabile. Anzi, ad acquisirlo, come gli permette proprio quel contratto stipulato con le Suore, nel 1955. A difesa di questa delibera indifendibile, qualcuno ha detto che, poiché sarebbe stato eliminato uno solo dei due vincoli, quello relativo all’inalienabilità ma non quello di destinazione d’uso, nell’area “non potrebbero” sorgere costruzioni adibite a finalità diverse da quelle prescritte dal PUG. Ma si tratta di una giustificazione ingannevole, per una serie di motivi. E si tratta di una scelta che apre il campo, in realtà, a qualsiasi scenario: anche di nuove conflittualità con le Suore, le quali potrebbero agevolmente reclamare l’eliminazione del secondo vincolo. Vincolo che, a questo punto, si troverebbe in palese contraddizione con il loro acquisito diritto a vendere l’immobile.

La curiosità che sorge spontanea a qualunque persona di buon senso è infatti questa: a chi mai potrebbero vendere le Suore, che sono fortissimamente motivate a vendere, se l’acquirente si trovasse vincolato a non poter fare proprio quel che più gli converrebbe? Quale sarebbe l’imprenditore filantropo e illuminato che acquisirebbe un suolo per fare ciò che le Suore hanno smesso di fare? Vorremmo tanto conoscerlo e “intervistarlo”, se si palesasse.

C’è, a margine ma non marginale, anche un’altra considerazione che probabilmente non ha un valore giuridico in sé, ma senz’altro ha un valore morale. E noi continuiamo a essere convinti che la moralità, anche di questi tempi, non possa essere un “optional” o una “foglia di fico”. Se non è, o non dovrebbe essere “opzionale” per gli attori della politica e per noi comuni cittadini, sicuramente dovrebbe essere imprescindibile per delle Suore. Ci domandiamo pertanto come possano venir meno ad un patto sottoscritto con la comunità, promuovendo ben due cause. Allo scopo di rivendicare un diritto di proprietà, non per usarlo secondo le finalità proprie di un ente religioso, ma per trasformarlo in denaro e profitto. Oscar Wilde, più d’un secolo fa, diceva: “oggi c’è chi conosce il prezzo d’ogni cosa e il valore di nessuna”. Ci pare che queste parole suonino spiacevolmente attuali e pertinenti, triste descrizione di ciò che sembra regolare in modo sempre più aggressivo i rapporti tra persone fisiche e giuridiche, ispirando atti e decisioni individuali e collettive.

Per tutti i motivi esposti finora, il Comitato Costa Libera e il Circolo Cittadini di Monopoli, adottando un’istanza messa a punto dall’Avvocato Risimini, hanno proposto ai consiglieri comunali di riconsiderare la delibera dello scorso 9 dicembre: delibera che, evidentemente, è stata presa al buio, o almeno “in penombra”. A questa richiesta hanno aderito, come abbiamo detto all’inizio, sette consiglieri di entrambi gli schieramenti politici. Ma ci auguriamo, anzi vogliamo essere candidamente fiduciosi e convinti che molti altri si aggiungeranno a loro con il voto in Consiglio Comunale.

Ai sette consiglieri che hanno firmato l’istanza di convocazione di Consiglio Comunale monotematico si è già aggiunto il consigliere Gianni Palmisano, il quale ha dichiarato che, in quella sede, voterà per l’annullamento della delibera del 9 dicembre scorso.

Questa non è, infatti, un’iniziativa “di parte”, ma la legittima richiesta da parte di tutti i cittadini, al di là delle sigle partitiche che essi votano o alle quali si sentono vicini: la richiesta di vederci chiaro e di veder rispettato il diritto della collettività, senza svendite e regali, nel rispetto della lungimiranza di chi ci ha preceduti. Niente è ancora perduto, la continuazione di questa storia è tutta da scrivere: il Consiglio Comunale sarà riconvocato e invitiamo tutti a un serio approfondimento della questione, che possa veramente e interamente fugare tutte le domande che ancora restano inevase: chi trae vantaggio dagli autogoal del Comune? Perché il Comune rinuncia a far valere i suoi diritti e arreca a se stesso un danno patrimoniale?

Su questo, come su altre questioni, non molleremo e se la nostra proposta non dovesse essere approvata in consiglio, eserciteremo direttamente un’azione popolare volta a proseguire autonomamente il giudizio civile e non solo.

Invitiamo tutti i cittadini stanchi di una politica dimentica del bene e dei diritti di tutta la cittadinanza, ad unirsi a noi. Occupiamoci insieme di Monopoli e dei suoi problemi.

Comitato Costa Libera e Circolo Cittadini di Monopoli

I° Camp Terra d’Egnazia – Il programma

08 domenica Set 2013

Posted by terradegnazia in Cittadinanza, Territorio

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Archeolido, Cittadinanza, I° Camp, Penna Grande, Terra 'Egnazia, Territorio

SRA3

Attenzione: la partecipazione all’evento è completamente gratuita. Registrandosi on line al Camp assicura il posto a sedere.
Eventbrite - 1° Camp Terra d'Egnazia - Territorio e Cittadinanza

“Territorio e Cittadinanza” 21 e 22 settembre 2013

PRESENTAZIONE

Terra d’Egnazia

E’ la Onlus nata, il 15 giugno 2013, da un gruppo di cittadini di Fasano e Monopoli. Il sodalizio è composto da artisti, artigiani, imprenditori, professionisti, lavoratori e sportivi. Difronte ai repentini e disarmonici mutamenti subiti dal territorio negli ultimi 30 anni (concessioni edilizie e demaniali controverse, eccessivo consumo di suolo, espianti di ulivi secolari, cecità verso l’ambiente, assenza di politiche di housing sociale, assenza di politiche a favore della mobilità sostenibile, ecc.), Terra d’Egnazia si muove nella convinzione che “cittadinanza e territorio” non si traducono solo nell’affermazione dei diritti, ma necessitano innanzitutto dell’esercizio dei doveri derivanti dal vivere il territorio e la città, attraverso la partecipazione e l’inclusione sociale.

Il diritto/dovere alla città rappresenta dunque lo strumento principe di riappropriazione della coscienza/consapevolezza di essere, tutti, parte integrante, fondamentale e determinante della vita del territorio in ogni suo aspetto presente e futuro.

Terra d’Egnazia opera, infatti, per il progresso morale e civile della propria terra, perseguendo finalità volontaristiche, sociali e culturali, con l’intento di valorizzare e promuovere l’ambiente e la cultura proprie del territorio, la cittadinanza attiva, la legalità, la parità dei diritti e l’inclusione sociale, diffondendo le “buone pratiche”di cittadinanza.

L’EVENTO

Il 1°Camp Terra d’Egnazia dal tema “Territorio e Cittadinanza”, prende il nome dalla stessa associazione, affronta e sviluppa il tema del rapporto tra cittadini e territorio, e si svolgerà tra il 21 e 22 settembre 2013 nella Settimana Europea della Mobilità Sostenibile 2013 (promossa dalla Commissione Europea, dal Ministero dell’Ambiente e della tutela del Territorio e del Mare, con lo slogan “Clean air! It’s your move”, in programma dal 16 al 22 settembre 2013, programmata dal 16 al 22 settembre). L’evento che si svolgerà ad Egnazia in località Penna Grande Archeolido (qui la mappa del sito) è così articolato:

Sabato 21 settembre 2013 –  ore 16.00

Mostra Mercato


Buone Pratiche – La mostra-mercato intende valorizzare l’arte, l’artigianato e i prodotti di eccellenza della Terra d’Egnazia. S’intente oltretutto promuovere la produzione a “km 0”, la sostenibilità ambientale nella produzione di prodotti e manufatti, oltre che attraverso il recupero e il riuso di scarti e rifiuti. Si compone di stand promozionali autogestiti. Ore 16.00 – 24.00

Mostra Fotografica

20 scatti fotografici, rappresentativi ed evocativi del territorio immerso nella realà quotidiana, saranno la sintesi dei temi affrontati dall’evento. La mostra è a cura di Chicco Saponaro: fotografo professionista, collabora con diverse riviste a carattere nazionale, tra cui Max (per la quale ha realizzato un servizio su Asia Argento); E’ fotografo di scena per diverse produzioni cinematografiche; presta collaborazione e consulenza per la pubblicazione di redazionali, siti internet e per la promozione turistica della Puglia: il paesaggio, l’architettura, le manifestazioni folkloristiche, le rassegne jazz e il teatro, agriturismi e residenze storiche. Sabato, ore 16.00 – 24.00 Domenica, ore 8.00 – 16.00

Conferenza “Territorio e Cittadinanza”

– Ore 16.00 registrazione al camp

– Ore 17.00 Apertura lavori –presentazione dell’associazione Terra d’Egnaziae dell’evento, introduzione alla tematica del Camp – intervento di Giuseppe Vinci, imprenditore, giornalista e blogger, attivo nella battaglie per il diritto alla cittadinanza e nella difesa del territorio;

– Forme insediative nella Terra d’Egnazia: segni storici e archeologici – intervento di Vito Bianchi, giornalista, scrittore, docente di Archeologia presso l’Università degli Studi Aldo Moro di Bari, autore di numerose pubblicazioni e libri a carattere divulgativo e scientifico su archeologia e storia antica e medioevale;

– Città e campagna: tutti i colori del verde – intervento di Fabrizio Bottini, architetto urbanista, docente di Urbanistica al Politecnico di Milano autore dinumerosi articoli, pubblicazioni, libri e saggi a carattere e scientifico;caporedattore di Eddyburg e gestore dello spazio internet Mall, siti diriferimento della cultura urbanistica contemporanea con particolareattenzione ai temi della sostenibilitá della Città e del Territorio;

– Interventi del pubblico – I partecipanti riceveranno una cartella con una breve introduzione attinente al tema del Camp e un modulo suddiviso in 7 ambiti di interrogativi relativi al territorio della Terra d’Egnazia e la possibilità di esporre almeno una proposta per ogni ambito. Una commissione di esperti selezionarà 5 tra i più chiari e indicativi interventi, i quali saranno esposti pubblicamente dagli stessi proponenti. Il materiale raccolto sarà successivamente elaborato, interpretato e illustrato per poi essere pubblicato in allegato agli atti del convegno grazie alla partnership con l’Editrice Pietre Vive di Locorotondo.

– Chiusura lavori – “Le ecologie della Terra d’Egnazia”, con slide show su “Le 4 ecologie” – intervento di Giambattista Giannoccaro, architetto con la passione per gli studi legati al paesaggio pugliese; ha scritto articoli su territorio, architettura e tecnologie della tradizione nei territori pugliesi; lavora come Direttore Tecnico di una società di costruzioni con la quale ha diretto cantieri di scavi archeologici, restauri, e opere pubbliche; ha eseguito lavori di ristrutturazione e restauro conservativo di antichi casali rurali nei territori pugliesi con particolare attenzione all’uso di tecnologie composte da materiali naturali a km 0;

Spettacolo di chiusura

Al termine della giornata (ore 21.00 c.a.), Terra d’Egnazia Onlus intende ringraziare e festeggiare la partecipazione all’evento di collaboratori, ospiti e di tutti i convenuti, con uno spettacolo composito, tra musica, danze e recitazione.

Lo spettacolo, a cura dell’associazione di promozione sociale AccordiAbili di Fasano, si compone di 3 sessioni della durata di circa 40 minuti l’una, con ospiti di rilevanza del panorama musicale nazionale, quali:

  • Vincenzo Deluci – Giuliano Di Cesare; Equilibrio Dinamico_YouthfulDANCEcompany;

  • Reading di poesie e testi di autori vari a cura di Antonio Lillo (presidente di Pietre Vive) e Fabrizio Giannuzzi (associaizone AccordiAbili);

  • Faraualla (quartetto vocale);

  • Camillo Pace (jazz band).


Domenica 22 settembre

Ciclopasseggiata

Buone pratiche – Due itinerari da percorrere in bicicletta lungo i “Percorsi

narrativi della Terra d’Egnazia”, con soste didattiche (lame, masserie, olivi monumentali, architettura rurale, ecc.), tra Fasano e Monopoli. I percorsi, con due partenze distinte (Monopoli e Fasano), avranno come punto di arrivo l’area antistante il Parco Archeologico di Egnazia, presso l’Archeolido in località Penna Grande, dove sarà allestito un punto di ristoro. Sono previste partenze da Fasano piazza Ciaia e da Monopoli piazza Vittorio Emanuele come segue:

  • ore 8,30 registrazione partecipanti;
  • ore 09,30 partenza;
  • ore 11,00 arrivo presso Archeolido;
  • ore 11,30 visita guidata al sito argheologico/museo di Egnazia (facoltativa).
  • ore 12,30 rientro;
  • ore 13,30 arrivo Monopoli/FasanoQui le mappe dei percorsi:
  • Monopoli – Egnazia
  • Fasano – Egnazia

Eventbrite - 1° Camp Terra d'Egnazia - Territorio e Cittadinanza

Puglia bene comune

23 venerdì Ago 2013

Posted by terradegnazia in Cittadinanza, Editoriale, Paesaggio

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Apulia, beni comuni, cultura, Egnazia, Minervini, Puglia, tradizione

La nostra Puglia l’abbiamo sempre voluta così, sostenibile, pubblica, fruibile, innanzitutto ai Pugliesi. Perché nella libertà della fruizione di chi conserva le radici, resiste la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale, storico, artistico, archeologico: la nostra più vera e duratura ricchezza comune che si trasmette da millenni. E mai vorremmo che, in nome dell’atavico ricatto del lavoro promesso, finisse, ancora una volta, nelle mani di questo o quel “padrone” salvatore di interessi privati; interessi che si fondano sull’erosione continua dei diritti e dei beni comuni.

“Più i cittadini diventano consapevoli e più è difficile l’esercizio discrezionale del potere. La trasparenza fa paura al potere, lo frantuma, lo rende condiviso. Ecco perché la trasparenza ha tanti nemici nel ceto politico.” (G.Minervini)

Identità e appartenenza

04 domenica Ago 2013

Posted by terradegnazia in Cittadinanza, Editoriale, Territorio

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appartenenza, Egnazia, Fasano, Identità, melagrana, Puglia, Terra d'Egnazia, Territorio

melagrana

Identità e appartenenza della terra d’Egnazia

di Giuseppe Vinci

Non servono molte parole per descrivere e trasmettere il senso dell’identità e dell’appartenenza, ad una famiglia o a un consesso sociale. Basta un’immagine, un simbolo.  E’ così anche rispetto a un luogo, a un territorio e alla comunità che lo abita. Basta un simbolo. Del resto, il territorio per chi lo vive è come l’abito. E come l’abito un territorio può assumere innumerevoli aspetti. Può essere bello, ordinato, elegante, armonico, oppure sciatto, lercio, disordinato, rappezzato. Tutto dipende dal valore che gli si riconosce e dalla cura che se ne ha. 

Noi di Terra d’Egnazia non abbiamo avuto scelta per rappresentare la “terra” su cui ci muoviamo. Abbiamo riconosciuto il simbolo più naturale, spontaneo e proprio di questi luoghi. Un simbolo che abbraccia tutta la storia delle civiltà che (a partire da quella di Egnazia) hanno vissuto questa terra in tutta la sua essenza e bellezza più profonde, restando con essa in perfetta armonia per millenni.

Il melograno è il simbolo principe nel quale si condensano appartenenza e identità (sociale, culturale e storica), dei nostri luoghi e delle nostre genti. Un’identità che dopo millenni è in pericolo. Sempre più precaria, in bilico, l’identità della terra d’Egnazia è come in una morsa mortale. Da una parte il saccheggio degli speculatori che usurpano e sottomettono ogni più piccola porzione di terra (e di mare), il consumo di suolo, l’urbanizzazione selvaggia. Dall’altra, la complicità silenziosa, ricurva e compiacente di chi, l’identità (compresa e soprattutto quella collettiva), l’ha persa tra i plinti della speculazione e l’ennesima promessa tradita di un improbabile (invano atteso) riscatto sociale.  Il ritorno profetico del “signore”, dispensa e moltiplica il lavoro come fossero pani e pesci: un vile ricatto più che un miracoloso riscatto.

E’ così noi (non i primi e nemmeno gli ultimi), riconosciamo nel melograno il simbolo della famiglia umana, della coesione fraterna degli uomini, di ogni singolo uomo, (come i semi di questo frutto) appartenenti alla stessa famiglia, della sua rigenerazione e rinascita. Ognuno di noi, i quali, pur essendo espressione della propria singola soggettività, restiamo (talvolta senza averne coscienza) uniti in un vincolo saldo e comune, non solo per obbiettiva destinazione, ma anche per funzione superindividuale. E’ proprio in questa funzione, nella sua riscoperta e riappropriazione, che risiede l’unico vero miracolo e riscatto di una comunità e di ogni singolo appartenente.

Il melograno, dunque, simbolo di coesione e solidarietà, di prosperità e rigenerazione, che ispiri il comportamento singolo e collettivo nel raggiungimento della missione comune: vivere insieme, nella comunità di appartenenza (pur restando individui), le nostre sorti umane e progressive in perfetta armonia con la terra da cui sorgiamo.

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